
- Questo evento è passato.
LE CONCLUSIONI DEL CONSIGLIO EUROPEO SU SVILUPPO, SETTORE PRIVATO E MIGRAZIONI: DALLA RETORICA ALLA REALTÀ, UNA SFIDA CONTINUA.
Non si può non dire che il semestre di presidenza italiana dell’Unione europea si concluda con una serie di significative conclusioni del consiglio sui temi dello sviluppo e della cooperazione allo sviluppo. Le indicazioni del consiglio per il prossimo futuro riguardano l’adozione dei nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile post 2015, il ruolo del settore privato e la questione migratoria.
E’ stato fatto un importante sforzo che ha visto anche il coinvolgimento delle organizzazioni della società civile, tra cui Concord Italia, e quindi la Focsiv e i suoi organismi. I risultati, come sempre, sono in divenire, e quindi alla retorica delle conclusioni occorrerà far seguire una costante opera di confronto e critica, affinché si cambi veramente.
Le conclusioni sull’agenda post 2015, globale e universale, per lo sradicamento della povertà e la trasformazione dei modelli di produzione e consumo, considerando le strette interrelazioni economiche-sociali-ambientali, sono molto ambiziose. Tanto da apparire incredibili. Ma sono veramente trasformative? Nelle conclusioni del consiglio sembra sia proprio così, ma contemporaneamente a Lima con il vertice sul clima si è raggiunto un accordo insoddisfacente sui limiti alle emissioni di carbonio e sulla concretizzazione del principio di responsabilità differenziata, per cui i paesi ricchi dovrebbero spendere di più anche per assistere i paesi più poveri che subiranno maggiormente gli effetti drammatici del cambio climatico – si veda a questo riguardo il comunicato CIDSE di cui FOCSIV è parte.
Al solito, il divario tra retorica e scelte politiche concrete rimane importante e ancora molto da colmare.
Le conclusioni sul settore privato nella cooperazione allo sviluppo ribadiscono l’importanza di aprire la porta al ruolo delle imprese e delle istituzioni finanziarie, tanto più in considerazione dell’aspetto trasformativo dell’agenda post 2015. Vengono indicati i principi e i criteri che dovrebbero salvaguardare un coinvolgimento dei privati coerente con le finalità della cooperazione. Il problema è ovviamente quello di capire nel prossimo futuro se e quanto questi principi e criteri verranno applicati. Una prima contro prova sarà la discussione in seno dell’UE di una direttiva vincolante contro le imprese, soprattutto quelle impegnate nell’estrazione di materie prime e pregiate, coinvolte nei paesi in conflitto. A questo proposito oltre 70 vescovi hanno lanciato un appello affinché l’UE adotti regole chiare e dure contro le imprese complici negli affari con i signori della guerra (leggi l’articolo).
Infine, le conclusioni su migrazioni e sviluppo adottano una prospettiva centrata sulla valorizzazione dei migranti, sulla loro completa integrazione nei programmi di cooperazione, sulla necessità di interventi con un piano strategico per far fronte ai problemi degli sfollati e profughi negli scenari di conflitto.
Al di là di alcune debolezze, come una maggiore enfasi sul ruolo economico dei migranti, dimenticando le questioni sociali legate alla fuga dei cervelli, alla divisione delle famiglie e alle conseguenze in termini di benessere delle comunità, non viene toccata la questione centrale. E cioè si scrive molto a proposito di quello che può fare l’UE nei paesi in via di sviluppo per massimizzare i benefici delle migrazioni e minimizzarne i costi, mentre non si dice niente su quello che la UE dovrebbe fare in casa propria e sui suoi confini per eliminare lo scandalo delle migliaia di morti nel Mediterraneo e il crescente razzismo e discriminazione che caratterizzano le nostre società. Insomma si reitera una grande ipocrisia tra quello che l’UE fa fuori e non fa dentro, a danno dell’applicazione concreta dei valori fondamentali che dovrebbero caratterizzare il nostro continente.
Ne emerge un quadro di buona retorica ma di molte omissioni. Il problema della coerenza e di una applicazione vera dei diritti umani è e sarà la nostra continua sfida.