Ascoltare Srebrenica, 30 anni dopo: al via il pellegrinaggio interreligioso

Foto: Famiglia cristiana
DA GIOVEDÌ 23, CON FOCSIV E UCOII: MUSULMANI E CRISTIANI CONTRO OGNI GENOCIDIO
Mantenere viva la memoria e promuovere consapevolezza sui rischi dell’odio, del razzismo e delle divisioni etniche: è questo lo spirito di un pellegrinaggio interreligioso a Srebrenica, che prenderà il via giovedì 23 ottobre, con tappe anche a Mostar e a Sarajevo.
A promuovere l’iniziativa, in Bosnia Erzegovina, a 30 anni dal genocidio del 1995, sono la Federazione degli organismi di volontariato internazionale di ispirazione cristiana (Focsiv) e l’Unione delle comunità islamiche in Italia (Ucoii). Il pellegrinaggio coinvolgerà comunità e partecipanti sia cristiani sia musulmani e sarà supportato localmente dall’Istituto pace sviluppo innovazione delle Acli (Ipsia), ong con progetti di cooperazione nel Paese balcanico dal 1997.
L’arrivo a Sarajevo dall’Italia, con voli da Roma e da Bergamo, è previsto nel pomeriggio di giovedì 23. Seguirà una visita a Mostar e poi, di ritorno nella capitale della Bosnia, tappe in diversi luoghi di memoria e di culto: tra questi la cattedrale cattolica del Sacro Cuore, la cattedrale ortodossa della Natività della Santissima Madre di Dio, la moschea di Gazi Husrev-beg e la sinagoga ashkenazita.
Sabato 25 ottobre è previsto un seminario dal titolo “Chi difende il diritto internazionale?“, organizzato in collaborazione con il Consiglio delle religioni di Sarajevo e ospitato nella biblioteca di Gazi Husrev-beg. Parteciperanno rappresentanti di Focsiv e Ucoii, il professor Marco Mascia dell’Università di Padova e del Centro studi “Antonio Papisca“, insieme a figure religiose di primo piano come Mustafa Ceric, Gran mufti della Bosnia Erzegovina, monsignor Luigi Bressan, vescovo emerito di Trento, e Hrizostom Jevic, arcivescovo ortodosso di Sarajevo.
I pellegrini si sposteranno in seguito a Srebrenica per visitare il Memoriale, nella frazione di Potocari, proprio nei luoghi dove, nel luglio 1995, furono uccise almeno 8.372 persone, in grande maggioranza ragazzi e uomini bosgnacchi, ovvero musulmani di Bosnia. La stima, di quello che è stato definito “il genocidio più breve di sempre”, è della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani.
Prima di ripartire per l’Italia, nel quinto giorno del pellegrinaggio, i partecipanti visiteranno anche il Tunnel di Sarajevo: era stato ricavato sotto la pista dell’aeroporto, per collegare la città sotto assedio con il resto della Bosnia, in un’area neutrale istituita dalle Nazioni Unite.
Ricordano gli organizzatori dell’iniziativa: “Le violenze furono perpetrate da unità dell’esercito della Repubblica serba di Bosnia ed Erzegovina, guidate dal generale Ratko Mladic (condannato all’ergastolo dal Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia), in quella che nel 1993 era stata dichiarata dall’Onu ‘zona protetta’ e che si trovava sotto la tutela di un contingente olandese”.
Secondo Ivana Borsotto, presidente di Focsiv, “in un momento storico segnato da conflitti armati che causano vittime anche e soprattutto tra i civili, dall’Ucraina al Sudan al Medio Oriente, il pellegrinaggio sarà occasione di interrogarsi sulle ragioni dell’odio e sul rispetto ineludibile del diritto internazionale”. Porsi queste domande appare oggi vitale. “Bisogna scongiurare il rischio di nuovi genocidi”, sottolinea Borsotto, facendo riferimento all’Europa ma anche alla regione palestinese della Striscia di Gaza, “oggi in cerca di una tregua possibile e quanto mai incerta, che è un dovere morale per la comunità internazionale tutta”.
Collega passato e presente anche Yassine Baradai, segretario nazionale di Ucoii. “Dopo l’eccidio in Bosnia”, ricorda, “molti in Occidente si interrogarono attoniti sulla reale pregnanza di quei ‘mai più’ che erano risuonati dopo che la dimensione e le forme della strage della Seconda guerra mondiale furono acclarate e divennero trauma e memoria collettiva”. Un impegno che non è stato mantenuto a pieno, secondo il responsabile: “Invero poco o nulla si fece, di efficace e continuativo, affinché una vera cultura di pace diventasse l’anima stessa della politica degli Stati e anzi si scivolò irresistibilmente verso nuovi drammatici abissi di morte e distruzione, fino a quello in corso a Gaza e in Palestina che in questi giorni ha una fragile pausa che invero non rassicura affatto anche se riaccende le speranze”.
Baradai guarda poi al futuro: “Vedremo con emozione quel che resta del ‘Tunnel della speranza’ che idealmente collega quello che avvenne in quel conflitto a Sarajevo con la realtà di Gaza, elevando le nostre preghiere affinché davvero mai più ci debba infossare nelle profondità della terra per sopravvivere”.
Si sofferma sulla Bosnia Marco Calvetto, presidente di Ipsia. “Oggi, 30 anni dopo Srebrenica, le memorie vengono nascoste”, denuncia. “Se si vuole immaginare un futuro, lo si può fare solo dando il giusto spazio alla memoria storica; bisogna tornare a parlare di Srebrenica, di Bosnia Erzegovina, tornare in quei luoghi, ascoltare, vedere”.