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Home News Politiche e misure di soffocamento dei migranti

Politiche e misure di soffocamento dei migranti

Segreteria
24 Ottobre 2025
News

Fonte immagine L’inverno dei migranti sulla rotta balcanica – Vatican News

Ufficio Policy Focsiv – Recentemente si è tenuto l’incontro RiVolti ai Balcani (RiVolti ai Balcani) dove si è discusso e sono state portate testimonianze sulle migrazioni lungo la rotta Balcanica. Qui un resoconto di Gianmarco Palumbo, stagista presso la Focsiv.

Negli ultimi anni una delle questioni più polarizzanti all’interno dell’Unione Europea è stata sicuramente la gestione dei flussi migratori. La comunicazione su questo tema è spesso basata su mezzi propagandistici, con poca volontà di parlare seriamente del problema. C’è chi parla impropriamente di “invasione” e “sostituzione etnica”, cercando di spaventare l’elettorato; c’è chi parla di accoglienza ma senza fornire dettagli su come questa dovrebbe avvenire e su come inserire queste persone nel tessuto sociale. Al centro di questo tema c’è proprio l’agire dell’Unione Europea, per molti con scarso riguardo ai diritti umani sulla gestione dei migranti, pensiamo anche al contenzioso con l’Italia per i CPR in Albania.

La realtà però è estremamente complessa e per certi versi estremamente inquietante, se guardiamo infatti la gestione delle frontiere possiamo capire tante cose su come i flussi migratori vengono gestiti davvero.

Dal convegno internazionale di RiVolti ai Balcani del 27 e 28 settembre sono emersi tanti spunti interessanti sull’immigrazione, specie su come operano gli Stati europei. Il leit motiv è la “non accoglienza”, l’UE in questi anni sta cercando in ogni modo possibile che arrivino sempre meno migranti. Come lo sta facendo però? Abbiamo visto l’opposizione ai CPR in Albania e in precedenza a quelli in Ruanda, sembrerebbe quasi che l’UE lotti per i diritti dei migranti cercando di favorirne un trattamento umano: la realtà è ben diversa però.

Sull’analisi delle frontiere balcaniche possiamo infatti vedere come i paesi UE che dovrebbero attenersi al rispetto dei diritti umani attuino comportamenti disumani e criminali, avallati dall’Unione Europea: il primo esempio è quello greco del quale parla Martina Tazzioli, professoressa dell’università di Bologna. La Grecia in questi anni ha bloccato l’accoglienza dei profughi provenienti dal Nord Africa, una regione che però è in grave crisi economica e non vuole spendere soldi né per il rimpatrio di chi è respinto, né per una sua accoglienza dignitosa sui territori; la soluzione sono le “tecnologie di soffocamento”: un trattamento talmente disumano che, con l’assenza di cibo e risorse fondamentali, finisce per uccidere il migrante. Ovviamente si parla di persone non documentate, quindi la violazione dei diritti umani viene ignorata in favore della “risoluzione del problema”.

I Balcani però rappresentano solo una piccola parte di quello che succede in Europa e nel Mediterraneo, un altro aspetto fondamentale riguarda infatti le rotte marittime; in questo senso ci viene in aiuto l’intervento di Eleonora Celoria, avvocato immigrazionista, la quale denuncia l’esternalizzazione della gestione dell’accoglienza. Cosa significa? Significa che dai paesi di partenza avviene un’azione di impedimento nei confronti di chi si imbarca imprigionando i migranti in centri di detenzione, l’esempio più lampante è il memorandum del 2017 tra Italia e Libia. Oltre alla detenzione un altro metodo consiste nell’intercettazione in mare, proprio la guardia costiera libica, usando armi e imbarcazioni donate dall’Italia, ha spesso sparato verso le ong che si occupano di soccorso in mare. Il fatto che manchino delle rotte legali per i migranti favorisce ovviamente questi comportamenti e la tipizzazione del migrante come clandestino, provocando anche una perdita di empatia nei suoi confronti.

Ovviamente anche la partenza è soggetta a difficoltà enormi, Francesca Anichini (professoressa di archeologia) racconta di come i trafficanti locali facciano imbarcare i migranti: in navi costruite con materiali economici non adatti alla navigazione e senza l’equipaggiamento necessario per sopravvivere.

Così come sono irregolari i migranti, sono irregolari anche gli accordi tra i paesi europei e i paesi da cui partono. I contenuti infatti dell’accordo Libia-Italia sono oscuri e il recente rimpatrio del criminale Al-Masri è sicuramente un segnale della forte collaborazione tra i due paesi.

In tutto questo bisogna fare comunque una precisazione: non è la componente politica dell’UE ad opporsi ai CPR, bensì la Corte di giustizia. Tant’è che si sta lavorando ad un regolamento per permettere l’esistenza di questi CPR. L’esternalizzazione è anche la volontà di non associare il nome dei paesi europei a questi trattamenti disumani, finché si parla insomma di acque libiche tutto è lecito. La stessa Unione Europea infatti tramite Frontex, la sua agenzia di confine, stringe accordi con paesi terzi per i rimpatri, accordi di cui spesso non sono noti i contenuti. Secondo l’inchiesta di Luca Rondi (redattore di altreconomia) la stessa Frontex in questi anni ha vissuto una crescita esponenziale nella quantità di personale e di fondi ricevuti (da 40 a 2500 agenti in dieci anni e superato il miliardo di budget).

Ciò che si evince da queste riflessioni è che l’Europa sia molto più protettiva dei suoi confini di quanto non sembri, soprattutto se ci basiamo sulla propaganda dei partiti sovranisti, per i quali le politiche dell’UE sono di accoglienza sfrenata e favoriscono l’invasione. Il quadro reale racconta delle pesanti violazioni dei diritti umani, la volontà di trattare i migranti come un problema attraverso soluzioni neocolonialiste e di allontanare questo problema senza prendersi la responsabilità delle proprie azioni.

Tutto ciò si inserisce in un contesto storico estremamente buio e caratterizzato dall’intolleranza. Se guardiamo al nostro principale partner, gli USA, un paese che ha fondato il suo successo sull’immigrazione, e a ciò che sta succedendo lì, possiamo capire quale direzione stia prendendo il mondo. In questo senso è illuminante l’intervento di Shahram Koshravi (Iraniano, professore di antropologia a Stoccolma), il quale ribalta completamente la prospettiva: ciò che sta succedendo in America è legato non alla protezione dei confini, bensì ad una guerra civile. La nuova polizia anti-migranti (ICE) è infatti costituita da civili volontari i quali organizzano retate dai contorni squadristi. I migranti diventano quindi uno strumento di divisione interna ed un modo di instillare paura. Anche il caso dell’Iran è importante, un milione di rifugiati afghani deportati dopo che, secondo il governo iraniano, Israele li ha usati per atti di terrorismo. Trump all’ONU ha fatto un discorso estremamente duro sull’immigrazione, vantandosi di aver respinto migliaia di “criminali” dal Sud-America usando la scusante del narcotraffico. Il processo di criminalizzazione dei migranti rischia di portare a una tragedia umanitaria senza precedenti.

Secondo Koshravi è importante anche che si modifichi la convenzione dei rifugiati del 1951 includendo la povertà come motivazione per essere accolti; la povertà è infatti un forte strumento di controllo e di oppressione.

La realtà concede poco ottimismo nei confronti della questione migratoria. In un momento di forte crisi economica e valoriale emergono forze politiche reazionarie che subordinano i diritti umani dei migranti a quelli dei propri cittadini; le forze ritenute progressiste non hanno mordente e soprattutto non riescono ad entrare nel merito delle questioni e si fermano ad idealizzare i migranti usandoli come strumento di narrazione politica, invece di proporre soluzioni per un problema reale. In questo è fondamentale il ruolo della società civile nel fare luce su questo problema, uscendo dalle narrazioni bipolari delle parti politiche e concentrandosi sul punto più importante: stiamo vivendo un periodo di tragedie umanitarie e i nostri rappresentanti sono complici.

Tags: #europa #frontiere #migranti
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