Quale finanza per lo sviluppo sostenibile

Fonte immagine Green Finance: Understanding Sustainable Finance Options
La Conferenza nazionale per lo sviluppo sostenibile
Ufficio Policy Focsiv – In occasione della Conferenza nazionale sullo sviluppo sostenibile riproduciamo qui l’intervento di Andrea Stocchiero sulla necessità di trasformare la finanza in strumento al servizio dell’umanità e della natura, a partire dalle comunità e i popoli scartati.
Ringraziamo il Ministero per la sicurezza energetica e l’ambiente per l’invito a partecipare alla conferenza. La conferenza e in particolare il Forum nazionale per lo sviluppo sostenibile è luogo di incontro e dialogo, di democrazia e confronto, come indicato stamattina anche dal direttore generale Guerri. In questo luogo portiamo la voce di Focsiv con Gcap, rete di servizio per le organizzazioni della società civile presso il G7, il G20 e il Forum sullo sviluppo sostenibile.
È una voce che ha partecipato al Gruppo Prosperità del Forum e che sta contribuendo alla redazione del documento di riferimento in vista della revisione della Strategia di sviluppo sostenibile. È una voce a sostegno di una finanza e di una imprenditoria e lavoro orientate al bene comune, locale e universale, per lo sviluppo sostenibile, dove nessuno/a sia lasciato/a indietro e la natura venga rispettata. La finanza, l’economia, le imprese e il lavoro devono essere strumento, servizio, per il fine della vita buona. La revisione della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile ne deve tenere conto.
La cultura per lo sviluppo sostenibile è la cultura della partecipazione e della cooperazione, che recupera l’etimologia originale del concetto di competitività: cum-petere “andare insieme, incontrarsi” e non concorrenza selvaggia per un profitto concentrato sempre più in poche mani. Tale cultura dovrebbe permeare sempre di più il mondo della finanza, dell’impresa e del lavoro. La nostra voce è per la cultura della cooperazione e in particolare per la P di Partnership nella strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile.
La finanza infatti si realizza tra il locale e l’internazionale. La finanza non ha confini e ha bisogno di regole orientate allo sviluppo sostenibile locale e universale. La finanza è sempre più concentrata in poche mani sia a livello internazionale (nei grandi gestori del risparmio: Blackrock, Vanguard, State Street) che nazionale, a scapito delle istituzioni finanziarie più vicine o addirittura originate dalle comunità locali e dai territori più marginali sia in Italia sia nel Sud del mondo. La finanziarizzazione della natura prosegue dai crediti di carbonio a quelli sulla biodiversità, tra greenwashing e mancato rispetto per i diritti delle comunità indigene. Dalla finanza a sostegno della transizione ecologica si sta passando alla finanza di guerra. “Pecunia non olet”. I criteri ESG vengono indeboliti o sostituiti con quelli più generici di sostenibilità, dove dentro c’è di tutto e il contrario di tutto.
A fronte di queste derive gli investitori con le imprese devono sostenere relazioni economiche e catene del valore che rispettano i diritti umani, le comunità locali e la natura. Sosteniamo la finanza etica e la democrazia e biodiversità finanziaria. Le regole devono contrastare la concentrazione del potere finanziario e le crescenti disuguaglianze. In questo modo si applica l’integrazione e la coerenza dello sviluppo sostenibile.
La revisione della strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile deve assumere gli impegni della Conferenza di Siviglia per la finanza per lo sviluppo e della COP30 per una finanza climatica, che rispettino i principi di credito e debito responsabile. Il governo italiano ha firmato questi impegni e deve rispettarli. A fianco della finanza è indispensabile un fisco riformato giusto, che tassi adeguatamente la rendita finanziaria, e progredisca per assicurare fondi pubblici a sostegno del welfare locale e universale. Evitando la loro privatizzazione.
Chiediamo che la finanza assuma sempre più responsabilità verso le comunità e la natura assumendo regole chiare e trasparenti guidate dalle Nazioni Unite. Le organizzazioni della società civile con le istituzioni, la finanza e le imprese devono essere convinte sostenitrici del multilateralismo, contrastando le misure unilaterali. Chiediamo che investitori e imprese applichino i regolamenti UE sulla sostenibilità in modo sempre più stringente. La semplificazione Omnibus non deve indebolire le regole.
Chiediamo che il Piano Mattei sia effettivamente a favore di partenariati non predatori e quindi coerente con le regole di sostenibilità, riconoscendo il diritto allo sviluppo delle comunità locali nel rispetto della natura. Questo deve avvenire nella finanza mobilitata dal Piano e nelle operazioni di internazionalizzazione delle imprese, nella conversione del debito da realizzare in stretto legame con le comunità locali. Chiediamo maggiore rilevanza della finanza pubblica e per la cooperazione allo sviluppo. Pensiamo che la costruzione di una pace giusta si realizzi investendo soprattutto nella cooperazione allo sviluppo e quindi chiediamo che lo Stato rispetti gli impegni firmati e raggiunga lo 0,7% del reddito nazionale lordo per la cooperazione.