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Home News NIENTE IMPEGNI CONCRETI DURANTE I NEGOZIATI DI DOHA

NIENTE IMPEGNI CONCRETI DURANTE I NEGOZIATI DI DOHA

admin
4 Dicembre 2012
News

Dopo una settimana di sterili negoziati, la settimana ministeriale inizia in un clima di crescente incertezza per il conseguimento di un risultato positivo. Dall’inviato CIDSE, Roeland Scholtalbers.

Dopo la scoperta di enormi riserve di gas, Doha, si è rapidamente trasformata da piccolo villaggio di pescatori a frenetica capitale di una ricca nazione. L’aereo, che mi ha portato in Qatar, ha proseguito nel buio per circa un’ora sorvolando le luci della città. Sembrava di stare sospesi su un enorme flipper e non ho potuto fare a meno di chiedermi se mai il pianeta Terra riuscirà a superare le turbolenze dei negoziati sui cambiamenti climatici.

Ieri (lunedì, 3 Dicembre) è iniziata la seconda ed ultima settimana dei negoziati sul clima, organizzati dal UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change). Oggi, i ministri dei governi saranno presenti a Doha per firmare gli accordi stipulati dai loro negoziatori. Accordi preparati durante il 2012 e basati sui risultati ottenuti con il summit mondiale di Durban, Sud Africa, dello scorso anno che aveva dato avvio alla creazione di un nuovo accordo globale sul clima nel 2015.

A Doha si è trattato principalmente del Protocollo di Kyoto, che scade alla fine di quest’anno e che, attualmente, rappresenta l’unico accordo vincolante a livello internazionale sulla diminuzione delle emissioni di gas serra. Si è anche discusso del ruolo dei paesi sviluppati, soprattutto del loro impegno a fornire un supporto finanziario ai paesi in via di sviluppo che fronteggiano il problema dei cambiamenti climatici. Gli scarsi progressi fatti su entrambi i fronti, durante la prima settimana di lavori, ha amplificato le paure già esistenti, ovvero che il vertice fallisca nel dare una risposta alle questioni più urgenti e che, quindi, non si riesca a porre le basi per un nuovo accordo sul clima.

Per quanto riguarda il Protocollo di Kyoto vi è un generale disaccordo su come i paesi dovrebbero essere autorizzati a gestire un eventuale surplus di crediti di carbonio, ovvero l’autorizzazione a emettere gas effetto serra, come impegno per la seconda fase del Protocollo. Le nazioni che presentano un surplus, come ad esempio la Polonia che ospiterà il vertice nel 2013, sono refrattarie nell’accettare eventuali strategie per limitare o cancellare i restanti crediti concessi durante la prima fase del Protocollo.

In materia di finanziamenti per il clima, i paesi sviluppati continuano a sostenere che non mancheranno i fondi per i progetti di adattamento e mitigazione nei paesi in via di sviluppo a partire dal 2013. Ma intanto non vi sono prove concrete sul modo in cui, quest’ultimi, aumenteranno le proprie disponibilità finanziarie per raggiungere i 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020. Per questo motivo, le popolazioni più colpite dai cambiamenti climatici, non sanno ancora che tipo di aiuti devono aspettarsi per poter fronteggiare il problema.

Dopo una prima difficoltosa settimana di negoziati, i paesi sviluppati devono essere più determinati. Grazie all’arrivo dei ministri sarà importante la leadership politica e, come spera la CIDSE, questo potrebbe dare un nuovo impulso ai negoziati.

Lunedì ho parlato con Isaac Kabongo, che fa parte della Ecological Christian Organization in Uganda, partner di CIDSE. Kabongo ha sottolineato la necessità che nel suo paese, sempre più soggetto a lunghi e frequenti periodi di siccità, si affrontino i problemi provocati dai cambiamenti climatici. Ha aggiunto inoltre che lavorare sui cambiamenti climatici significa impegnarsi a “salvaguardare la razza umana dall’impoverimento“. Egli auspica anche che i paesi sviluppati provvedano presto a fare chiarezza sulla questione dei finanziamenti per il clima. Secondo Kabongo, questo è importante “non solo per aiutare l’Uganda ad affrontare il problema a breve termine, ma sarà utile anche per costruire delle comunità più resilienti così come un’economia e una società maggiormente sostenibili per il futuro.

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