FOCSIV aderisce alla marcia delle donne e degli uomini scalzi
A fronte delle tragedie umane e dell’irresponsabilità europea chiediamo certezza di corridoi umanitari; accoglienza degna e rispettosa; chiusura e smantellamento dei luoghi di concentrazione e detenzione; realizzazione di un sistema unico di asilo in Europa superando il regolamento di Dublino.
Sono queste le richieste dei cittadini che l’11 Settembre marceranno in molti comuni italiani.
L’iniziativa è stata lanciata da un primo gruppo di firmatari del mondo dello spettacolo e della cultura, in occasione del Festival del Cinema di Venezia e si sta ora allargando a molti comuni italiani. Tra i primi firmatari dell’evento: Lucia Annunziata, don Vinicio Albanesi, Gianfranco Bettin, Marco Bellocchio, don Albino Bizzotto, Elio Germano, Gad Lerner, Giulio Marcon, Valerio Mastrandrea, Grazia Naletto, Giusi Nicolini, Marco Paolini, Costanza Quatriglio, Norma Rangeri, Roberto Saviano, Andrea Segre, Toni Servillo, Sergio Staino, Jasmine Trinca, Daniele Vicari, don Armando Zappolini.
L’appuntamento è quindi a Roma, l’11 settembre, alle 17.00. La marcia partirà dal Centro Baobab, via Cupa 5.
FOCSIV aderisce a questa iniziativa e, in particolare alla marcia, che è stata proposta dal coordinamento dei volontari del Centro Baobab che partirà da lì per arrivare alla stazione Tiburtina e ritornare per la festa del capodanno etiope.
Di seguito l’appello.
La marcia delle donne e degli uomini scalzi
È arrivato il momento di decidere da che parte stare.
È vero che non ci sono soluzioni semplici e che ogni cosa in questo mondo è sempre più complessa.
Ma per affrontare i cambiamenti epocali della storia è necessario avere una posizione, sapere quali sono le priorità per poter prendere delle scelte.
Noi stiamo dalla parte degli uomini scalzi.
Di chi ha bisogno di mettere il proprio corpo in pericolo per poter sperare di vivere o di sopravvivere.
È difficile poterlo capire se non hai mai dovuto viverlo.
Ma la migrazione assoluta richiede esattamente questo: spogliarsi completamente della propria identità per poter sperare di trovarne un’altra. Abbandonare tutto, mettere il proprio corpo e quello dei tuoi figli dentro ad una barca, ad un tir, ad un tunnel e sperare che arrivi integro al di là, in un ignoto che ti respinge, ma di cui tu hai bisogno.
Sono questi gli uomini scalzi del 21°secolo e noi stiamo con loro.
Le loro ragioni possono essere coperte da decine di infamie, paure, minacce, ma è incivile e disumano non ascoltarle.
La Marcia degli Uomini Scalzi parte da queste ragioni e inizia un lungo cammino di civiltà.
È l’inizio di un percorso di cambiamento che chiede a tutti gli uomini e le donne del mondo globale di capire che non è in alcun modo accettabile fermare e respingere chi è vittima di ingiustizie militari, religiose o economiche che siano. Non è pensabile fermare chi scappa dalle ingiustizie, al contrario aiutarli significa lottare contro quelle ingiustizie.
Dare asilo a chi scappa dalle guerre, significa ripudiare la guerra e costruire la pace.
Dare rifugio a chi scappa dalle discriminazioni religiose, etniche o di genere, significa lottare per i diritti e le libertà di tutte e tutti.
Dare accoglienza a chi fugge dalla povertà, significa non accettare le sempre crescenti disuguaglianze economiche e promuovere una maggiore redistribuzione delle ricchezze.