I primi impegni del Fondo Clima italiano
Fonte immagine Climate Change and the Effect on Agriculture — Invest Africa
Ufficio Policy Focsiv – Come abbiamo già avuto modo di scrivere (Quando partirà il Fondo italiano clima? – Focsiv), il Governo Draghi nel 2022, durante la co-presidenza della COP 27, ha promosso una importante legge costitutiva di un Fondo italiano per finanziare opere di mitigazione e adattamento al riscaldamento climatico nei cosiddetti Paesi in via sviluppo (PVS). Era previsto un investimento di 840 milioni di euro all’anno fino al 2026, nella forma soprattutto di prestiti agevolati ai PVS per grandi programmi. Si tratta del più importante impegno italiano di cooperazione internazionale riguardo la sfida climatica.
A sua volta il Piano Mattei proposto dal nuovo governo ha ripreso questo strumento per utilizzarlo soprattutto ai fini della cooperazione con l’Africa, per un ammontare di 3 miliardi di euro, che sosterrà, tra le altre cose, un fondo multi-donatori della Banca Africana di Sviluppo. “Il fondo multi-donatori (Mattei Pian and Rome Process Financing Facility) è un fondo speciale istituito per sostenere progetti nei settori strategici per il Piano Mattei e il Processo di Roma su sviluppo e migrazione, con una particolare concentrazione sull’energia, trasporto e acqua“ (dallo Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di adozione del Piano strategico Italia-Africa: Piano Mattei). Inoltre come segnala il Servizio Studi del Senato e della Camera, “il disegno di legge di assestamento del 2024 relativo al capitolo 8413 “Fondo rotativo italiano per il clima” del MASE reca uno stanziamento assestato di competenza di 1.040 milioni di euro, che fa segnare un incremento di 200 milioni rispetto al dato iniziale”.
Come si può notare il Fondo Clima sta assumendo un ruolo di primo piano nella finanza per lo sviluppo e il clima. E’ quindi importante capire come viene utilizzato, considerato che le popolazioni più povere e vulnerabili dell’Africa sono le più colpite dal riscaldamento climatico, con siccità ed alluvioni, senza esserne responsabili (I rischi per la sicurezza climatica in Africa pt.1 – Focsiv).
Finalmente nel 2023 è iniziata l’operatività del Fondo con il lavoro del Comitato di indirizzo e del Comitato direttivo dove sono presentate e approvate le iniziative delineate da Cassa Depositi e Prestiti (CDP), sulla base delle relazioni intraprese con alcuni governi dei PVS, grazie al Ministero degli Affari esteri e a quello per l’Ambiente.
FOCSIV, con l’accessibilità alle informazioni sui verbali del Comitato direttivo (Archivio | Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (mase.gov.it)) ha rintracciato le più importanti operazioni in fase di avvio.
Innanzitutto il Comitato direttivo ha approvato “le procedure alle quali CDP si attiene nello svolgimento delle proprie attività, tra cui le modalità di istruttoria, i parametri per la valutazione in termini di impatto atteso e le modalità di gestione e monitoraggio”.
Nei comitati del 2023 sono stati approvati: “3 interventi, per un totale di 200 milioni di euro, localizzati in Africa e nell’Area Mena e finalizzati a misure di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico:
- Un intervento di finanziamento di 50 milioni di euro al Governo del Ruanda per sostenere interventi relativi alla mitigazione e all’adattamento climatico (si veda anche Rwanda e Italia firmano un accordo da 50 milioni di euro per sostenere progetti di resilienza climatica | Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (mase.gov.it), e Rwanda Climate Finance Partnership Powers Innovative Climate Action (imf.org)).
- Un supporto finanziario a favore della Banque Ouest Africaine de Developpement per un importo di 100 milioni di euro per sostenere interventi green nell’ambito della Unione Economica e Monetaria dell’Africa Occidentale, per la sottoscrizione di un titolo ibrido (100 million to the West African Development Bank (BOAD):The Italian Climate Fund subscribes the first ever hybrid bond for climate change mitigation issued by a multilateral bank – Il Tempo).
- Un finanziamento alla banca di sviluppo Turkiye Sinai Kalkinma Bankasi A.S. per un importo di 50 milioni di euro a supporto di investimenti green e sostenibili di imprese private locali a seguito del sisma del febbraio 2023 in Turchia meridionale.
Successivamente, nel 2024, il Comitato ha approvato altri 4 interventi per un totale di 260 milioni di euro in Africa:
- Un investimento di 25 milioni di dollari nel fondo di debito Africa Go Green Fund for Renewable Energy and Energy Efficiency S.C.S. (“AGGF”) (Africa Go Green Fund AGoGF (agg-fund.com)), a supporto di iniziative di efficienza energetica ed energia rinnovabile nel continente africano da parte del settore privato;
- Un finanziamento del valore complessivo di 75 milioni di dollari a Eni Kenya BV o altra società controllata direttamente o indirettamente da ENI Spa – che resta comunque garante per l’intero importo del finanziamento – per la produzione di bio-carburanti (IFC e il Fondo Italiano per il Clima collaborano con Eni per sostenere la produzione di biocarburanti e gli agricoltori in Kenya).
- Un finanziamento policy-based del valore di 150 milioni di euro a favore del Governo del Kenya. Il finanziamento sovrano ha come obiettivo primario la mitigazione climatica e potenziali co-benefici di adattamento alla vulnerabilità ai rischi climatici del Paese
- Un finanziamento sovrano in favore del Ministero delle Finanze della Repubblica di Angola di valore fino a 10,65 milioni di euro, che mira a supportare il Paese nell’attuazione del piano di elettrificazione rurale e di sviluppo delle energie rinnovabili.
Infine, il Comitato “è stato informato in merito all’attività di identificazione delle progettualità in relazione alle Just Energy Transition Partnership (JETPs) in Indonesia e Vietnam.”
Come si vede si conferma la priorità africana, su 7 interventi per oltre 460 milioni, la gran parte va a paesi africani. Sono soprattutto finanziamenti sovrani ovvero che vanno ai governi africani, per sostenere i loro Piani nazionali sul clima, assieme a risorse provenienti da altri fondi multilaterali e regionali. Risorse necessarie per disegnare le riforme e i regolamenti di politica energetica, e che in parte andranno anche al settore privato per il trasferimento tecnologico per la produzione di energie rinnovabili, attraverso bandi di gara internazionali. Risalta inoltre l’operazione di ENI in Kenya come coinvolgimento di grandi imprese, mirata alla produzione di oli per biocarburanti da esportare sul mercato europeo.
Il Fondo si è avviato nel 2023 ma ad oggi sono ancora poche le risorse impegnate rispetto a quanto previsto. Nonostante le informazioni a disposizione, non sono disponibili quelle relative alle valutazioni di impatto, che sarebbero necessarie anche per rispondere a indagini che mettono in evidenza questioni di efficacia, come nel caso dell’investimento ENI (si veda ad esempio I problemi dei contadini del Kenya coi biocarburanti di Eni (economiacircolare.com)). Ricordiamo che la trasparenza e l’accountability sono principi fondamentali della cooperazione internazionale. Inoltre il ruolo delle organizzazioni della società civile, delle comunità locali africane, che stanno lottando ogni giorno contro il riscaldamento climatico, risulta marginale. Tutto è nelle mani dei governi e delle istituzioni finanziarie, lontano dalle realtà locali. In tutto questo, rimane una questione fondamentale. Quanto questi finanziamenti hanno coinvolto le popolazioni locali, quelle più vulnerabili, e quanto andrà a loro beneficio diretto?