Il clima all’Unione Europea partire da una riduzione delle emissioni del 30%
Il Parlamento europeo vota oggi la proposta di innalzamento al 30% delle riduzioni di emissioni di CO2 entro il 2020. La FOCSIV chiede a gran voce un voto che sostenga i diritti dei più deboli. 8 miliardi di fondi per l’efficienza energetica inutilizzati. Servono investimenti e volontà per raggiungere l’obiettivo del 2050: ridurre le emissioni del95% rispetto al 1990.
E’ iniziata ieri, a Strasburgo, la seduta plenaria del Parlamento europeo che accanto a temi quali il sostegno finanziario dell’Unione ai Paesi in via di sviluppo, le attuali crisi in Nord Africa, gli Ogm ed i progressi nella lotta contro le mine, si occuperà della proposta di innalzare il livello di riduzione delle emissioni di Co2 al -30% rispetto ai livelli del 1990.
Secondo la strategia Europa 2020, infatti, vi sono tre obiettivi strategici da raggiungere: ridurre le emissioni di gas serra del 20%, ricavare il 20% dell’energia da fonti rinnovabili e tagliare del 20% il consum energetico.
Quello che la Focsiv, membro italiano di CIDSE, la rete di Organizzazioni di Sviluppo della Chiesa di Europa e Nord America, chiede tramite una lettera al Parlamento, è di innalzare la percentuale di riduzione delle emissioni di gas serra al 30%.
Secondo gli studi condotti dall’Ipcc, infatti, la vera riduzione da dover effettuare sfiorerebbe il 40%: solo così ci si impegnerebbe realmente per evitare fenomeni oggi già in atto nei Paesi in via di sviluppo quali migrazioni forzate da condizioni climatiche inaccettabili e perdita di reddito agricolo per popolazioni che vivono di un’agricoltura di sussistenza. Sarebbe, poi, l’unico modo per arrivare all’obiettivo della riduzione dell’80-95% entro il 2050, confermato nel febbraio di quest’anno dal Consiglio europeo.
Nella lettera inviata da FOCSIV ai parlamentari riuniti a Strasburgo, l’accento è posto in modo forte sui risvolti positivi che si avrebbero nei paesi in via di sviluppo e sull’impegno che l’Unione deve prendersi anche per “vincolo morale”, per una riduzione del 30% delle emissioni “senza esitazione contrastando lo scetticismo regnante riguardo la reale possibilità di contrastare i cambiamenti climatici”, sostiene Sergio Marelli, Segretario generale FOCSIV. “Le crisi alimentari del 2007-2008 hanno segnato profondamente la lotta alla fame ed alla povertà mettendo a rischio i limitati progressi raggiunti nell’ultima decade. Contemporaneamente sempre più paesi in via di sviluppo si trovano a dover fronteggiare modelli estremi di clima e a dover competere per l’uso della terra, mettendo ulteriormente a rischio di povertà molte persone e indebolendo il lavoro di sviluppo fatto dalle passate generazioni”. La riduzione del 30% delle emissioni significherebbe più lavoro per tutti, europei e non, proprio per la possibilità di alternativa offerta dalla green economy alla crisi attuale, ma soprattutto la possibilità di creare un meccanismo attraverso il quale le misure di protezione climatica si autofinanziano grazie alla riduzione dei costi dell’energia. Non solo, l‘agricoltura, oggi uno dei settori maggiormente inquinanti a causa dei pesticidi utilizzati, diventerebbe fonte di reddito sicuro per i piccoli agricoltori del Sud in quanto i rifiuti agricoli potrebbero essere utilizzati per produrre energia sostenibile.