La finanza per lo sviluppo a Siviglia

Ufficio Policy Focsiv – Si è avviata a Siviglia la Conferenza ONU su finanza per lo sviluppo: 4th International Conference on Financing for Development. Tutti i paesi del mondo, eccetto gli Stati Uniti (L’accordo finale su finanza per lo sviluppo senza USA – Focsiv ), si trovano in questa città per decidere quali impegni finanziari e fiscali prendersi per sostenere lo sviluppo sostenibile, la lotta alla povertà e alle disuguaglianze, la giustizia climatica.
Presentiamo qui la posizione di GCAP Italia (Chi siamo – GCAP ITALIA), di cui Focsiv è membra, per chiedere una importante riforma del sistema finanziario internazionale che oggi continua a intrappolare molti paesi impoveriti con i loro popoli nel fardello del debito e della dipendenza, a causa delle grandi asimmetrie di potere esistenti. Asimmetrie che fanno capo a enormi fondi privati (World’s Top Asset Management Firms, Largest financial service companies by market cap), agenzie di rating private (Top 10 Credit Rating Companies: Global Leaders in 2024 Finance | FinTech Magazine), governi dei paesi ricchi vincolate e funzionali agli interessi dell’élite finanziaria che investe nelle grandi multinazionali (Big Tech, Big Pharma, Big Food, …), per cui continua a perpetrarsi la concentrazione della ricchezza e del potere in poche mani (Home – EN – World Inequality Lab; Why inequality is growing in the US and around the world; TOP 100 World’s Richest People in 2025 – Bloomberg Billionaires Index; From Private Profit to Public Power: Financing Development, Not Oligarchy | Oxfam International).
Sono questi poteri che decidono dei mercati dei capitali, delle loro condizioni, e quindi del debito e delle sorti delle popolazioni. Popolazioni che con i loro governi, nelle Nazioni Unite, devono ridare potere ai loro diritti, alle democrazie, per riprendere in mano il proprio destino. Ciò significa regolare il mercato dei capitali al servizio della dignità umana e non dei profitti (Dal dio profitto al consumismo: è per questo che lavoriamo?).
Di seguito alcuni estratti
GCAP Italia – FFD4 e Debito Internazionale
La Conferenza dovrebbe lanciare un messaggio di speranza: nonostante i grandi ritardi, gli obiettivi globali dell’Agenda 2030, che l’umanità si è posta per porre fine alla povertà e per contenere l’emergenza climatica, sono a portata di mano. (…)
La Società Civile, riunita nella GCAP, chiede un documento finale di impegno degli Stati per la finanza per lo sviluppo realmente trasformativo che rimodelli la governance economica globale per promuovere il multilateralismo democratico sotto l’egida delle Nazioni Unite. (…)
Gli Stati membri a più alto reddito, tra cui l’Italia, hanno una responsabilità speciale, sia in termini di giustizia distributiva (per non lasciare nessuno indietro) sia in termini di giustizia riparativa (affinché i Paesi che in passato hanno contribuito maggiormente alle emissioni di gas serra, e ad altri danni ambientali, facciano il possibile per ridurre le proprie emissioni in futuro e per compensare gli altri Paesi per i danni causati dalle loro azioni passate). Nessun singolo Stato membro può sottrarsi alle esigenze della giustizia globale. (…)
RICHIESTE DIRETTE AL GOVERNO ITALIANO
- Cancellare il debito dei paesi più impoveriti e vulnerabili portando le negoziazioni sulle ristrutturazioni del debito nell’ambito delle Nazioni Unite, promuovendo un aggiornamento dei criteri di analisi della sostenibilità economica, sociale e ambientale del debito, la definizione di efficaci regole condivise per il prestito responsabile, la creazione di un meccanismo vincolante per tutti i creditori di gestione delle crisi e l’introduzione di clausole automatiche di sospensione in caso di crisi economica, sociale e ambientale, nonché la pubblicizzazione trasparente di un registro dei contratti di debito attivi. In tutte queste direzioni, e in particolare nella gestione delle crisi, sarà fondamentale la partecipazione delle comunità locali e della società civile dei paesi debitori.
- Accogliamo con favore l’iniziativa annunciata dalla presidente del Consiglio riguardo la conversione “nei prossimi 10 anni dell’intero ammontare del debito per le Nazioni meno sviluppate secondo i criteri della Banca Mondiale e di abbattere del 50% quello delle Nazioni a reddito medio-basso”. L’intera operazione, nei 10 anni, ci permetterà di convertire in progetti di sviluppo, da attuare in loco, circa 235 milioni di euro di debito “. Tuttavia chiediamo anche in questo caso trasparenza per capire come si ristruttureranno le conversioni, se a beneficio delle popolazioni locali, in materia sociale e ambientale.
- Stabilire un impegno obbligatorio e programmato per raggiungere lo 0,7% del reddito nazionale lordo per l’aiuto pubblico allo sviluppo entro il 2030, aumentando i finanziamenti concessionali per i diritti umani, lo sviluppo e il clima. Accrescere la trasparenza del Piano Mattei, comprendendo impegni di cancellazione del debito africano. L’aiuto dovrebbe essere canalizzato in operazioni bottom up di sviluppo sostenibile locale a partire dal protagonismo delle comunità locali, mentre quelle per l’internazionalizzazione devono comprendere una rigorosa dovuta diligenza.
- Proseguire e rafforzare il negoziato ONU per la creazione di una Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui temi fiscali (UN Framework Convention on international tax cooperation), in modo da promuovere equità fiscale, favorire l’implementazione dell’Agenda 2030 e stabilire tasse internazionali sui grandi patrimoni per finanziarie i beni comuni globali. Denunciamo l’accordo raggiunto al G7 che esenta le grandi multinazionali statunitensi dal pagamento della tassa minima globale del 15%, ancora una volta a danno della cooperazione e degli investimenti per i beni comuni.
- Regolare i paradisi fiscali, aumentare le capacità degli Stati di combattere i flussi finanziari illeciti e tassare le speculazioni, in modo da liberare risorse per i beni comuni globali e i diritti umani.