LA REPRESSIONE MILITARE PER FERMARE IL FORUM SUL LAND GRABBING

Quello dell’accesso alla terra ed il suo accaparramento (land grabbing) restano temi ancora fortemente controversi all’interno del dibattito internazionale tra organizzazioni religiose, civili ed istituzioni, come testimoniato dai recenti eventi susseguitisi durante il Citizen Forum organizzato dal CGLTE (Global Convergence on Land and Water Struggles) tra il 26-28 novembre, che ha preceduto la conferenza di Abidjan (28-30 novembre).
La crisi alimentare, energetica e finanziaria del 2008 hanno contribuito ad incrementare gli investimenti per l’accaparramento della terra nel continente africano. Solo in Congo, dal 2008 ad oggi circa 7 milioni di ettari di terra sono ceduti a multinazionali e Stati esteri con contratti di medio-lungo termine, dai 30 ai 99 anni.
Il land grabbing viene spesso posto come condizione necessaria per favorire lo sviluppo, la crescita economica e la sicurezza alimentare dei Paesi africani. In realtà si configura come una via di accesso privilegiata alle multinazionali che, facendo affidamento su strutture militari, para-militari e politico-amministrative locali, perpetuano modelli economici che portano a privare le popolazioni locali delle risorse naturali di cui hanno bisogno per la loro sopravvivenza.
I partecipanti al Forum hanno condiviso competenze e strategie per fermare l’espropriazione delle terre, in particolare nell’Africa francofona, puntando a rafforzare gli esistenti partenariati tra i movimenti nel Continente africano e quelli di altri continenti. Tutti i relatori hanno riconosciuto che l’accaparramento della terra è un problema crescente sul territorio africano, che richiede urgenti ed efficaci strategie di risposta. Tra questi, Claire Quenum, rappresentante dell’Alliance for Food Sovereignity in Africa, ha commentato “Le comunità hanno diritto a nutrirsi. Hanno diritto alla sovranità alimentare. Il mancato accesso alle risorse alimentari ed idriche rappresenta una minaccia alla sovranità alimentare, all’agro-ecologia, allo spazio per vivere e per il mantenimento degli animali”.
Durante la mattina del terzo giorno del Forum, la polizia ha fatto irruzione, allontanando i partecipanti. Motivo apparente sembrerebbe essere stata la revoca dell’autorizzazione ad una marcia organizzata nella mattinata, con conseguente cancellazione di tutti gli eventi previsti per la stessa giornata. L’irruzione non ha causato feriti ed è stata gestita senza violenza o maltrattamenti. Essa rappresenta, tuttavia, un vero atto di repressione del diritto di associazione della società civile. Una mozione di condanna è stata quindi sottoscritta dai partecipanti e testimoni dell’invasione.
Durante la quinta conferenza regionale Europa – Unione Africana, tenutasi ad Abidjan tra il 28 – 30 novembre, più di 70 rappresentati delle istituzioni civili e religiose provenienti da Africa, Europa ed America hanno discusso il tema del land grabbing quale violazione dei diritti umani perpetuata nei confronti delle popolazioni dell’area dell’Africa francofona, lanciando lo slogan: “Land Grabbing nell’area dell’Africa francofona: identificare e rafforzare soluzioni endogene”. La conferenza si è conclusa con l’adozione di una dichiarazione firmata da circa 60 autorità civili e religiose con l’obiettivo di facilitare una migliore ed efficace collaborazione tra società civile e Chiesa nella difesa dei diritti umani contro il land grabbing.
Quello dell’accaparramento dei terreni e delle risorse naturali è un tema su cui Focsiv è impegnata in prima linea, sia direttamente attraverso i suoi soci che operano in diversi Paesi africani con progetti di aiuto allo sviluppo, sia attraverso iniziative di policy e advocacy con reti internazionali. Come dice Papa Francesco nella Laudato Sì, la terra è di tutti gli uomini e perciò nessuno può essere privilegiato o escluso nel godimento dei suoi frutti. Questo è il pensiero che guida l’impegno di FOCSIV e dei suoi soci lavorando a fianco delle comunità locali nei paesi sud del mondo, che subiscono maggiormente la corsa alle risorse e all’accaparramento della terra. La terra non è un bene economico da accaparrarsi e sfruttare, ma un giardino da curare e preservare, un bene comune ricevuto in dono di cui tutti abbiamo diritto a godere, affinchè nessuno sia lasciato indietro. Una prospettiva, quella cristiana, che ricorda quella dei popoli indigeni che subiscono più di tutti il land grabbing.
In allegato:
– la Dichiarazione della conferenza di Abidjan
– la Mozione di condanna per l’irruzione della polizia del 28 Novembre