L’Unione africana chiede sia l’ONU a gestire il debito

Fonte immagine Aise.it – Agenzia Internazionale Stampa Estero
Ufficio Policy Focsiv – Nel quadro della Campagna Cambiare la rotta (Home – CAMBIARE la ROTTA), riprendiamo di seguito alcuni articoli della dichiarazione dell’Unione africana (UA) sul debito, recentemente diffusa in vista della Conferenza ONU sulla finanza per lo sviluppo che si terrà a Siviglia a fine mese. La dichiarazione africana avanza una serie di impegni rivolti alla gestione della crisi del debito in modo da non ridurre gli investimenti per la salute, l’ambiente, la crescita. Tra questi ne abbiamo scelti alcuni di particolarmente significativi per i cambiamenti di potere che evocano, e che vanno oltre le posizioni prudenti e conservative dell’Unione europea (vedi Deboli posizioni del Consiglio europeo sulla finanza per lo sviluppo – Focsiv)
Innanzitutto l’UE sostiene “con forza la cancellazione del debito caso per caso, sulla base dell’incapacità di alcuni Paesi africani di onorare il proprio debito, del principio di giustizia economica, del principio di necessità e dei principi del diritto internazionale come la forza maggiore e l’omnia conventio intelligitur rebus sic stantibus, secondo cui un cambiamento fondamentale delle circostanze può influire sulla validità di un trattato/accordo di finanziamento.”
Quest’ultimo richiamo al diritto internazionale intende sottolineare la necessità di cancellare il debito quando condizioni esterne indipendenti dalla volontà dei paesi africani, come le conseguenze della guerra in Ucraina, la pandemia del COVID, le catastrofi ambientali, hanno portato ad un aumento dei costi del debito che i paesi non riescono a pagare.
Altro punto molto significativo è quello che invita a “sostenere una riforma forte e di ampia portata dell’architettura del debito globale attraverso l’istituzione di una Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul debito sovrano. Questo quadro proposto dovrebbe mirare a creare un meccanismo multilaterale più completo, equo ed efficace per prevenire e risolvere le crisi del debito sovrano. La Convenzione quadro sul debito sovrano dovrebbe essere un meccanismo giuridicamente vincolante che fornisca una riduzione del debito tempestiva e adeguata. Dovrebbe inoltre essere inclusivo e trasparente, proporre valutazioni della sostenibilità del debito orientate allo sviluppo, affrontare il problema del debito illegittimo e proporre meccanismi di prevenzione delle crisi del debito.”
Si tratta quindi di superare una gestione del debito che finora è stata in mano ai paesi ricchi prestatori, ai meccanismi del libero mercato dei capitali manovrato dai fondi con più potere, in modo da includere grazie ad una Convenzione ONU tutti i paesi debitori, e quindi una maggiore considerazione dei loro diritti in un migliore equilibrio dei poteri.
Ancora, l’UA “esorta gli Stati membri mutuatari, i creditori e le istituzioni finanziarie internazionali ad accettare solo opzioni di ristrutturazione del debito che tengano conto delle esigenze di sviluppo e di investimento dei Paesi, della capacità di rimborso, della crescita prevista dei proventi da esportazione, delle esigenze di importazione, degli afflussi finanziari previsti, degli shock climatici e delle situazioni di bilancio, tra gli altri fattori specifici del Paese”.
Per superare l’attuale asimmetria di poteri l’UE si impegno inoltre ad “accelerare l’istituzione in corso dell’Agenzia africana di rating del credito per sviluppare soluzioni più permanenti per sostenere l’accesso dell’Africa a capitali sostenibili, che attualmente hanno prezzi elevati a causa dell’elevato premio di rischio attribuito ai paesi africani dalle agenzie internazionali di rating del rischio di credito”.
Ricordiamo che attualmente sono tre le principali agenzie di rating internazionale: Standard and Poor’s, Moody’s e Fitch; tutte basate negli Stati Uniti e dipendenti dai principali fondi di capitale (Che cosa sono le agenzie di rating e come giudicano gli Stati | MilanoFinanza News)
Altro cambiamento di potere richiesto riguarda l’allocazione dei diritti speciali di prelievo, ovvero della valuta emessa dal Fondo monetario internazionale per sostenere gli investimenti dei paesi in situazioni di crisi, che attualmente premia i paesi più ricchi principali finanziatori del Fondo. L’UA invita il “Fondo monetario internazionale “a riformare urgentemente la formula di assegnazione dei Diritti Speciali di Prelievo (“DSP”) incorporando le esigenze di liquidità dei Paesi al di là delle quote del FMI, il che dovrebbe essere in grado di aumentare l’assegnazione ai Paesi africani dal 5% inferiore del totale dei DSP assegnati durante l’ultima assegnazione dei DSP nel 2021”
L’UA continua a mantenere l’attenzione verso l’aiuto allo sviluppo: cartina di tornasole dell’ipocrisia di gran parte dei paesi ricchi, le cui promesse di investimento sono disattese da decenni. L’UA “esorta i Paesi sviluppati a rispettare l’impegno di destinare lo 0,7% del loro reddito nazionale lordo (“RNL”) all’aiuto pubblico allo sviluppo (“APS”), un obiettivo fissato da tempo dalle Nazioni Unite al fine di ridurre il finanziamento del debito”.
Infine, interessante è l’attenzione che l’UE dedica a strumenti finanziari che non sono ad appannaggio dei mercati dei paesi ricchi, ma che spostano il potere verso altri paesi come la Cina con l’emissione dei Panda Bond (Panda Bond: cosa sono e come funzionano – Borsa&Finanza). L’UA si impegna infatti a “utilizzare strumenti di finanziamento innovativi come gli strumenti di finanziamento della sostenibilità, i panda bond, ecc. che sono stati utilizzati in altre regioni del mondo per mobilitare finanziamenti a costi e rischi ridotti”.