Omnibus I: al Parlamento europeo un passo indietro per i diritti umani

Fonte immagine: Mani Tese
Comunicato stampa
Milano/Roma 13 novembre 2025 – Oggi il Parlamento europeo ha adottato la propria posizione
sull’Omnibus I, una proposta di deregolamentazione che mira a indebolire in modo significativo le
principali leggi europee in materia di sostenibilità recentemente approvate, tra cui la Direttiva sulla
due diligence di sostenibilità aziendale (CSDDD).
L’esito del voto arriva dopo mesi di tensioni politiche, tattiche di ostruzionismo e forti pressioni da
parte di alcuni gruppi politici. L’Omnibus I è diventato un caso emblematico delle difficoltà che
l’Europa incontra nel mantenere un equilibrio tra interessi economici, strategie politiche e i principi
di trasparenza, democrazia e Stato di diritto.
Come Campagna Impresa2030 esprimiamo il nostro disaccordo rispetto alla scelta del Parlamento
europeo di cedere agli interessi aziendali attraverso il pacchetto Omnibus I, che smantella
progressivamente le tutele conquistate con fatica per i lavoratori, i diritti umani e l’ambiente,
invocando in modo strumentale la competitività, a discapito dei piani climatici e di ogni obbligo di
responsabilità in caso di violazioni dei diritti umani previsti nella Direttiva sulla due diligence
(CSDDD). Questo attacco agli impegni politici europei ignora numerosi avvertimenti autorevoli – tra
cui quelli della Banca Centrale Europea e la dichiarazione di alto livello firmata da oltre 30 ex leader
dell’UE – contro la deregolamentazione.
Il Partito Popolare Europeo (PPE), alleandosi con gruppi di estrema destra, ha sostenuto
l’approvazione di una versione indebolita dell’Omnibus I, a vantaggio degli interessi delle grandi
aziende e a discapito delle normative UE su diritti umani e sostenibilità.
“Per la prima volta, un testo viene approvato grazie all’alleanza tra il Partito Popolare Europeo (PPE)
e le forze di estrema destra anti europeiste. Si tratta di un drammatico precedente politico”, sostiene
Cristiano Maugeri, co-portavoce della campagna Impresa 2030.
Questo voto rappresenta una battuta d’arresto per gli impegni sociali e ambientali dell’Europa,
mostrando come l’influenza delle lobby aziendali e di forze politiche estreme possa minare principi
fondamentali di trasparenza e responsabilità. A pagarne il prezzo sono le vittime, i lavoratori e il
pianeta, mentre l’UE rischia di compromettere la propria credibilità come attore impegnato nella
giustizia sociale e climatica.
La protezione dei diritti umani e la lotta alla crisi climatica non rappresentano una scelta politica, ma
un obbligo giuridico che richiede impegno e coerenza da parte degli Stati membri. Come ricordato
anche dalla Corte internazionale di giustizia, gli Stati dell’UE hanno il dovere di adottare misure
efficaci per proteggere i diritti delle persone e salvaguardare le generazioni presenti e future.
La proposta Omnibus I elimina tutte le disposizioni sui piani di transizione climatica, privando la
CSDDD di uno dei suoi strumenti più efficaci per promuovere la responsabilità climatica delle
imprese, che non sarebbero più obbligate ad adottare misure concrete per ridurre le proprie
emissioni, proprio in un momento in cui interventi urgenti sono fondamentali per contrastare le crisi
climatiche. Inoltre, la proposta elimina la responsabilità civile armonizzata in Europa e mina l’accesso
alla giustizia, riducendo ulteriormente gli strumenti a disposizione delle vittime lungo l’intera catena
del valore. “La difesa di questi due punti per noi è fondamentale. Infatti, gli obiettivi dell’accordo di
Parigi non possono essere raggiunti se non c’è un impegno preciso e verificabile delle grandi imprese
di ridurre le emissioni di CO2. Questo passaggio non si farà con la determinazione necessaria se le
grandi aziende non saranno sufficientemente spinte a farlo, ne è prova che già nel 2025 abbiamo
superato il limite di riscaldamento globale + 1,5°C. Voler eliminare la responsabilità civile armonizzata
delle imprese in Europa significa continuare a non voler proteggere le vittime allo stesso modo nel
mercato comune europeo e continuare a non dare accesso alla giustizia in quei paesi dove ci sono
maggiori violazioni. In Italia, ad esempio, non c’è un regime di responsabilità civile per danni
provocati da azioni d’impresa eppure abbiamo oltre duecentomila braccianti sfruttati solo in
agricoltura” dice Margherita Romanelli, co-portavoce di Impresa 2030.
Il voto del Parlamento europeo va contro l’85% degli italiani (inclusi quelli che si collocano a destra e
centro-destra) secondo cui le grandi imprese dovrebbero essere obbligate per legge a prevenire i
danni causati dalle loro attività a persone, ambiente e clima anche se questo comporta per loro dei
costi in più.
Per questo come Campagna Impresa2030, continueremo a difendere con determinazione i diritti
delle comunità locali e la tutela dell’ambiente, chiedendo responsabilità, trasparenza e impegni
concreti da parte di tutte le istituzioni europee. In particolare:
● La reintroduzione di un regime unico e armonizzato di responsabilità civile, che permetta alle
vittime di accedere effettivamente a strumenti di tutela.
● La reintroduzione dei piani di transizione climatica, già alleggeriti nella Direttiva approvata a
maggio 2024
● Il ripristino di un ambito di applicazione esteso della CSDDD, per garantire l’effettiva
applicazione degli obblighi di dovuta diligenza lungo l’intera catena di approvvigionamento.
Per approfondimenti e richieste di interviste:
Francesco Rosati – Mani Tese ETS rosati@manitese.it
Greta Nicolini – We World greta.nicolini@weworld.it
Alice Grecchi – ActionAid Italia Alice.Grecchi@actionaid.org
Laura Filios – Campagna Abiti Puliti Sezione Italiana news@abitipuliti.org