Per un piano di rimpatrio più morbido?

Fonte immagine Italy opens first detention centre for migrants from ‘safe’ countries | Euronews Copyright Cecilia Fabiano/LaPress
Ufficio Policy Focsiv – Nel quadro della politica dell’Unione europea (UE) di esternalizzazione delle migrazioni, sta giocando un ruolo importante la questione dell’aumentare i rimpatri creando centri di detenzione nei Paesi terzi, come quello dell’Italia in Albania. Mentre il governo spagnolo intende aprirne in Mauritania (Border Externalization: Spain Opens Two Migrant Detention Centers in Mauritania | Pulitzer Center). Centri che però sono contestati per il mancato rispetto dei diritti umani Le problematiche degli hub di rimpatrio – Focsiv.
Rilanciamo qui un articolo di Nicoletta Ionta in Brussels liberals push for a softer EU returns plan | Euractiv, che informa.
La commissione per le libertà civili del Parlamento discute una bozza di relazione sul regolamento dell’UE sui rimpatri, un elemento centrale della nuova revisione del quadro migratorio della Commissione. La relazione del liberale olandese Azmani cerca di far quadrare i rimpatri rapidi con i diritti fondamentali, ammorbidendo l’approccio duro della Commissione.
A marzo la Commissione ha proposto di rafforzare il meccanismo di espulsione dell’UE creando un sistema unificato e aprendo la strada agli “hub di rimpatrio“, ovvero strutture nei paesi terzi destinate a ospitare i migranti in attesa di rimpatrio. Il progetto del Parlamento, presentato dall’eurodeputato olandese Malik Azmani (Renew), bilancia l’efficienza dell’esame delle domande di asilo con i diritti civili. Ammorbidisce la linea dura della Commissione, pur mantenendo intatto il suo meccanismo, e mettendo a nudo i forti contrasti con il Consiglio.
Mentre il piano originario della Commissione dava la priorità all’allontanamento forzato rispetto al rimpatrio volontario dei migranti, la bozza del rapporto, visionata da Euractiv, inverte questo ordine e riduce la durata massima del trattenimento da 24 a 18 mesi. Stabilisce inoltre che la detenzione dei migranti deve rimanere una misura di ultima istanza, rafforza le garanzie per le persone vulnerabili e impedisce ai minori e alle famiglie di essere collocati in centri di rimpatrio in paesi terzi, una risposta diretta ai timori di delocalizzare le procedure migratorie dell’UE. Inoltre, il testo include il Parlamento europeo nell’elenco delle istituzioni che devono essere informate quando un paese dell’UE istituisce hub di rimpatrio in un paese terzo.
Al tempo stesso, chiede di ampliare i poteri di monitoraggio dell’agenzia dell’UE per le guardie di frontiera Frontex attraverso un nuovo meccanismo a livello dell’UE. L’obiettivo è quello di creare un unico “meccanismo europeo di monitoraggio delle rimozioni”, coordinato da Frontex, che sostituirebbe il mosaico di sistemi nazionali e consentirebbe standard comuni di comunicazione, raccolta dei dati e sorveglianza. Il mandato di Frontex dovrebbe essere rivisto il prossimo anno e le discussioni in seno al Consiglio rivelano che le capitali sono favorevoli a dare a Frontex un ruolo più incisivo nel coordinamento dei rimpatri da un paese terzo all’altro, ha riferito Euractiv.
Resta da vedere se la destra politica del Parlamento sarà d’accordo con la proposta. “Abbiamo aspettato più di sei mesi per questo rapporto dalla proposta della Commissione, e cosa otteniamo? Non molto”, ha detto a Euractiv la relatrice ombra del PfE Marieke Ehlers. “Il rapporto premia il ritardo e alimenta la lobby dell’asilo, il tutto a spese dei contribuenti”. Ehlers sostiene la necessità di vincolare la cooperazione dei paesi terzi in materia di rimpatri al commercio, ai visti e agli aiuti, e di dare ai paesi dell’UE un maggiore margine di manovra per far rispettare i rimpatri in modo efficace.
Gli emendamenti devono essere presentati entro due settimane, con una maggioranza della commissione prevista per gennaio o febbraio.
Divergenze con la posizione del Consiglio
Il tono del rapporto contrasta nettamente con l’ultimo compromesso del Consiglio visto da Euractiv, diffuso il 24 ottobre, che spinge per il limite di detenzione più lungo di 24 mesi e non chiude la porta al rimpatrio dei minori negli hub di rimpatrio “dove esistono condizioni adeguate“.
Il Parlamento auspica inoltre che le decisioni di rimpatrio siano automaticamente riconosciute un anno dopo l’entrata in vigore del regolamento. Ma il riconoscimento reciproco rimane un argomento delicato per il Consiglio, con gli Stati membri divisi. Francia, Germania e Belgio hanno avvertito che potrebbe rivelarsi eccessivamente onerosa, con il Belgio che si oppone alla sua applicazione obbligatoria.
Una versione precedente di un compromesso della presidenza danese, visionata da Euractiv a settembre, mostrava che l’applicazione vincolante della regola del reciproco riconoscimento sarebbe stata ritardata fino a tre anni dopo l’entrata in vigore del patto sulla migrazione nel 2026.
La discussione darà il tono alla prossima fase del fascicolo, mentre il Parlamento si prepara ad adottare la sua posizione in vista dei negoziati di trilogo all’inizio del 2026. Nel frattempo, i ministri mirano a definire un approccio generale entro dicembre, l’ultima ministeriale dell’anno.
Magnus Lund Nielsen ha contribuito a questo rapporto