Perché la politica climatica deve affrontare il problema della proprietà

Fonte immagine Alex Bee/Shutterstock in Opinion | Climate Change Is the Symptom, Capitalism Is the Problem | Common Dreams
Ufficio Policy Focsiv – In vista dell’apertura della COP30 a Belem sono in corso di pubblicazione diversi rapporti sulla sfida del riscaldamento climatico, le azioni da intraprendere. Tra queste pubblicazione è particolarmente importante il Rapporto sulla disuguaglianza climatica 2025 che rivela come la ricchezza sia alla base della crisi climatica e propone nuove opzioni politiche per affrontarla. Si basa sull’edizione 2023 e su due anni di ricerca pionieristica condotta dal World Inequality Lab e dalle università di tutto il mondo.

RISULTATI PRINCIPALI
- Gli individui facoltosi alimentano la crisi climatica attraverso i loro investimenti, anche più dei loro consumi e stili di vita. A livello mondiale, l’1% più ricco rappresenta il 15% delle emissioni globali basate sul consumo, mentre rappresenta il 41% delle emissioni globali associate alla proprietà del capitale privato.
- Il cambiamento climatico può aggravare la disuguaglianza di ricchezza, mentre politiche ben progettate possono contribuire a ridurla. L’1% più ricco potrebbe vedere la propria quota di ricchezza mondiale salire dal 38% al 46% entro il 2050 se possedesse gli asset a basse emissioni di carbonio di domani.
- Per affrontare la duplice sfida della crisi climatica e della disuguaglianza di ricchezza, il rapporto esplora tre strade politiche:
- Un divieto globale di nuovi investimenti nei combustibili fossili
- Un’imposta sugli investimenti finanziari in base al loro contenuto di carbonio
- Ingenti investimenti pubblici in infrastrutture a basse emissioni di carbonio
In conclusione, le prove presentate nel rapporto evidenziano come la crisi climatica e la disuguaglianza di ricchezza siano due facce della stessa medaglia. Le persone più ricche non solo causano un danno ambientale maggiore a causa del loro consumo, ma, cosa ancora più importante, possiedono e finanziano le attività responsabili della maggior parte delle emissioni globali. Il loro sproporzionato controllo del capitale e la loro influenza politica permettono loro di spartirsi gli investimenti energetici. Questo è sempre più evidente nel continuo flusso di investimenti nelle infrastrutture per i combustibili fossili, nonostante le pressioni internazionali.
Allo stesso tempo, i più poveri e i più vulnerabili subiscono gli oneri più gravosi del danno climatico mentre hanno meno risorse per adattarsi o per investire nella mitigazione. Senza un’azione decisa, il cambiamento climatico rischia di approfondire le disuguaglianze sia private che pubbliche a livello mondiale: non solo la distribuzione dei futuri danni climatici, ma anche la proprietà degli investimenti legati al clima avrà conseguenze profonde sulla distribuzione globale della ricchezza.
Per affrontare i problemi del clima e della disuguaglianza, sono necessari nuovi strumenti e quadri politici. Questo rapporto discute tre opzioni da seguire:
1. Un divieto globale di nuovi investimenti in combustibili fossili per frenare l’espansione delle infrastrutture ad alta intensità di carbonio, iniziando con restrizioni agli investimenti esteri;
2. Una tassa basata sul contenuto di carbonio degli asset per reindirizzare il capitale privato lontano da attività inquinanti;
3. Uno shock di investimenti pubblici in infrastrutture a basso contenuto di carbonio per garantire una più rapida ed equa decarbonizzazione.
Sottolineiamo subito che l’operatività delle nostre proposte è ancora da sviluppare.
Questi strumenti offrono, tuttavia, promettenti strade per allineare meglio la generazione di ricchezza con gli obiettivi climatici e di giustizia sociale. Nel loro insieme, queste misure aiuterebbero a riallineare i flussi di investimento con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi riducendo al contempo le concentrazioni di ricchezza, ricordando che il cambiamento climatico è in ultima analisi una sfida per il capitale.
EDITOR:
- Lucas Chancel, Laboratorio sulla disuguaglianza mondiale, Sciences Po
- Cornelia Mohren, Laboratorio di disuguaglianza mondiale, Sciences Po