Storia dal campo: L’accesso all’istruzione per le ragazze di M’bour, Senegal

Da M’bour, a 80 Km da Dakar, giunge il ringraziamento di Adji Mariéme Sarr, che si è laureata alla Facoltà di Medicina il 20 ottobre scorso: ”Non potrò mai ringraziare abbastanza la CPS che mi ha sostenuto molto durante i miei studi.” Una voce a testimonianza dell’importanza di favorire lo studio, in particolare per le bambine, con il Progetto di Sostegno a distanza.
M’bour non è un villaggio o un paese, è una città che si estende per 28 Km quadrati lungo la costa atlantica. Il 40% della popolazione, che già nel 2016 contava di circa 250 mila abitanti – numero che sicuramente oggi è maggiore – vive della pesca e del suo indotto.
Le donne si occupano della vendita del 17% del pescato e della trasformazione di un altro 16% per il consumo dei Paesi del Centro Africa. Ovunque le donne sono presenti e attive nelle strade caotiche e trafficate, fra la distesa ininterrotta di case ad un piano che costituiscono ben 27 quartieri. Fra questi alcuni, in fase di sviluppo e senza servizi, sono costellati da scheletri di costruzioni con i ferri dei pilastri in vista, chissà quando o se saranno completati! Altri invece sono direttamente sulla spiaggia gradevoli alberghi per turisti, che spesso alimentano il turismo sessuale. Anche questo è segno della dinamica e vivacità della città di M’bour dove di continuo arrivano, dai villaggi interni lontani dal mare, famiglie alla ricerca di una migliore condizione di vita, che forse pure raggiungeranno, ma sempre a scapito della componente femminile di ogni età.
In questa realtà, infatti, la mentalità prevalente resta tradizionalmente maschilista e patriarcale. Sì ai sacrifici per mandare i maschi a scuola, ma le bambine meglio a casa da far sposare presto. L’alternativa altrimenti sarebbe la strada, l’offrirsi ai turisti; questo vale soprattutto per le ragazze senza un lavoro a causa del loro analfabetismo.
Da febbraio 2020 il COVID-19 non poteva che aggravare una situazione del genere e perciò non è più bastato il sostegno per le spese scolastiche e, se necessario, per le spese sanitarie personali o per altri componenti della famiglia. Il lockdown ha bloccato gli introiti dei banchetti per strada, dei lavori saltuari in nero ed anche quelli più sicuri.
La scuola adesso è aperta, ma affinché la frequentino i bambini, e tanto più naturalmente le bambine, è necessario sostenere alimentazione e prodotti per igiene e disinfezione di tutta la famiglia: anche questo è “pane quotidiano”. Caritas Italiana e Focsiv hanno unito le forze e, per continuare a sostenere l’intervento del Sostegno a distanza di CPS, hanno avviato la Campagna “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. La testimonianza riportata da M’bour, di Amalia Dema, Presidente CPS – Comunità Promozione e Sviluppo, è una delle tante “storie dal campo” raccolte nel Sito della Campagna in corso.
Moltiplicare la speranza è possibile attraverso una donazione in sostegno degli interventi proposti dagli organismi promotori.
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