Storie dal campo: il COVID-19 nei barrios populares di Medellin
La Sierra, Villa Turbay e Villa Liliam sono tre quartieri della periferia orientale di Medellín, metropoli colombiana. Sono barrios populares, quartieri nati tra gli anni ’70 e ’90, a seguito di invasiones dei contadini, che scappando dal conflitto armato cercavano rifugio e opportunità in città.
Sono quartieri costruiti nella parte alta della valle vulcanica niella quale è sorta Medellín, caratterizzati per la mancanza di facili comunicazioni con il resto della città: una sola e angusta strada che li taglia a metà, mentre il resto delle case è collegato con scalinate e ripidi cammini. Dalla metà degli anni ’90 questi quartieri sono diventati ostaggio della violenza: gruppi armati di giovani, schierati con i vari partiti politici, si sono scontrati lungo le strette e ripide scalinate, lottando per il controllo del territorio, una situazione che ha lasciato migliaia di morti e un forte stigma negativo, aggravato da un documentario girato proprio nella Sierra nel 2005 e diventato tristemente famoso in tutto il mondo.
Il contesto si caratterizza per i problemi che si possono facilmente immaginare: povertà, diffusione del lavoro informale e minorile, scarsa presenza delle istituzioni, analfabetismo e bassa qualità dell’istruzione. Al tempo stesso, però, dal 2015 a questa parte si sono innescati dei processi di cambio positivo, lenti ma costanti. La costruzione di un MetroCable – una funivia che crea una connessione diretta con la città – di una nuova scuola, di un parco, la pace tra i vari gruppi armati dei quartieri confinanti hanno favorito una rinascita lenta che però sembra destinata a essere costante e portare frutti.
Come comunità religiosa dei Giuseppini del Murialdo, come ENGIM – Ente Nazionale Giuseppini del Murialdo e come Parrocchia Santa Maria della Sierra, da molti anni, si serve un pasto caldo quotidiano a 300 bambini e 50 anziani, un servizio che permette di contrastare la malnutrizione e di offrire un deterrente all’abbandono scolastico, questo è solo per i bambini che stanno regolarmente frequentando la scuola.
Allo stesso tempo, si gestisce il Centro Giovanile “San Leonardo Murialdo”, che è aperto dalle 11 del mattino alle 10 della sera. Uno spazio per giocare, imparare e pregare. Qui vi è una ludoteca, una biblioteca, un piccolo cinema/teatro, un salone per i gruppi giovanili. In questi spazi, inoltre, è offerto gratuitamente un servizio di recupero scolare, laboratori, gioco libero, corsi di formazione professionale. Oltre alle borse di studio a 20 i ragazzi, ai quali si pagano le spese di trasporto per andare all’università o alle scuole serali del centro della città.
La pandemia provocata del Covid-19 che si unisce, inesorabilmente, alle altre pandemie di questo territorio: povertà, violenza, malnutrizione, analfabetismo. La maggior parte delle persone che vive in questo contesto ha un lavoro informale, senza nessun contratto né garanzia. Costituiscono la parte più fragile della società ed in questo momento stanno sopravvivendo dei pochi aiuti governativi che stanno arrivando. Ci sono poi i lavoratori formali, che hanno qualche garanzia in più ma che – a causa della crisi economica che la pandemia sta creando – iniziano a perdere il lavoro per la chiusura di tante piccole e medie imprese.
A queste due fasce di popolazione si aggiungono, poi, i tanti bambini e ragazzi che dovrebbero essere a scuola: l’anno scolastico qui inizia a gennaio e finisce a novembre. A livello teorico dovrebbero continuare i loro studi virtualmente, ma la mancanza di computer e il difficile accesso alla rete internet rende complicata la didattica a distanza che il Ministero dell’educazione colombiano ha scelto di adottare. Dei 1223 studenti del territorio 919 non possiedono computer e connessione a internet.
La pandemia ha obbligato gli studenti di questa area ad una didattica virtuale molto difficile da realizzare. Inoltre, molti genitori sono analfabeti, semianalfabeti o lavorano tutto il giorno e non possono assolutamente aiutare i figli per i compiti. I giovani che hanno vinto la borsa di studio, stanno studiando all’università: la mancanza di internet in casa, di computer o il dover condividere questi mezzi con altri membri del nucleo familiare rende tutto più difficile.
In tal senso, si offrono due servizi che sono un vero e proprio investimento per il lungo periodo. Nel rispetto delle norme igienico-sanitarie si aiutano i bambini e le bambine a fare i compiti che gli sono assegnati dalla scuola, si stanno organizzando delle classi per insegnare a leggere e scrivere ai bambini con un’età tra i 10 ed i 13 anni ancora analfabeti, è stato dato un computer che, grazie alla rete internet, permette ai ragazzi più grandi e degli universitari di continuare gli studi.
Complicata anche la vita di tanti anziani: il sistema pensionistico è solo concesso a poche persone, pertanto gli anziani vivono di un piccolo sussidio dello Stato e dell’affitto di qualche stanza della piccola casa, se posseduta. Tuttavia, in questo momento di crisi gli inquilini hanno difficoltà a pagare e questo rende difficile la sopravvivenza di questi anziani.
Per dare una risposta a milioni di donne, uomini e bambini in difficoltà, ulteriormente colpiti dalle conseguenze provocate dalla pandemia COVID-19 è in corso la Campagna “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” promossa da FOCSIV e Caritas Italiana. La testimonianza riportata da padre Giuseppe Melluso di ENGIM – Ente Nazionale Giuseppini del Murialdo è una delle tante storie dal campo raccolte nel Sito della Campagna. Moltiplicare la speranza è possibile attraverso una donazione in sostegno degli interventi proposti dagli organismi promotori.
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