Le proposte per sollevare dal debito i paesi impoveriti

Fonte immagine © Shutterstock/timsimages.uk | Helmand, Afghanistan. High debt burdens can severely limit countries’ ability to invest in essential services for sustainable development, in Urgent debt reforms needed to prevent ‘defaults on development’ | UN Trade and Development (UNCTAD)
Ufficio policy Focsiv – Recentemente si è tenuta a Roma, presso l’Istituto Affari Internazionali (IAI), la conferenza “Addressing the Debt Burden of Low and Middle Income Countries – Towards the Development Finance Conference in Sevilla”. L’incontro, moderato da Daniele Fattibene, ha riunito esperti internazionali di economia e sviluppo per sensibilizzare sull’attuale crisi del debito pubblico e proporre soluzioni innovative e concrete in vista della Conferenza ONU sul Finanziamento allo Sviluppo (FfD4) che si terrà a Siviglia dal 30 giugno al 3 luglio.
La pandemia, le guerre e l’instabilità globale hanno aggravato la crisi del debito pubblico che colpisce i Paesi a basso e medio reddito sin dal 2016. Il costo del servizio del debito è aumentato in modo insostenibile nell’ultimo decennio: il problema infatti non è tanto quanto debito si contrae, il suo stock, ma quanto costa ripagarlo. Molti paesi, ha evidenziato Paolo Gentiloni (Copresidente della Task Force ONU sulla crisi del debito), sono costretti a destinare la maggior parte delle proprie risorse al servizio del debito, rallentando gli investimenti per lo sviluppo, ostacolando la transizione ecologica e il raggiungimento degli obiettivi dello sviluppo sostenibile (SDGs). Penelope Hawkins dell’agenzia UNCTAD ha parlato di un vero e proprio “default nello sviluppo”: l’83% dei Paesi in via di Sviluppo, cioè 90 nazioni, ha visto peggiorare la propria posizione debitoria nell’ultimo decennio, senza via d’uscita. Intanto, gli investimenti nei mercati emergenti e gli aiuti allo sviluppo (ODA) continuano a diminuire, avverte Pietrangelo di Biase di OECD.
La crisi del debito non è solo un problema economico: è un ostacolo alla tutela dei diritti umani fondamentali, specialmente in regioni vulnerabili agli effetti estremi del cambiamento climatico, come sottolinea l’ambasciatrice sudafricana Nosipho Nausca-Jean Jezile, parlando del caso dei Paesi africani e delle popolazioni che lottano contro fame cronica/ insicurezza alimentare e siccità estrema. L’eccessivo rapporto del debito sul prodotto interno lordo costringe i paesi a sacrificare gli investimenti in istruzione, sanità e transizione ecologica per ripagare debiti sempre più onerosi. Per trovare rimedio alla crisi del debito pubblico in Africa e aiutare le persone, durante la presidenza sudafricana del G20 è stato istituito un panel speciale dedicato, i cui risultati saranno presentati alla FfD4.
Durante la conferenza, tutti gli speaker hanno sottolineato l’urgenza di riforme concrete e coordinate. Secondo Martin Kessler, direttore esecutivo di Finance for Development Lab, occorre innanzitutto finanziare la resilienza dei Paesi vulnerabili per contrastare gli effetti della crisi climatica, che aggrava la situazione in cui versano le persone. Kessler, Jezile e Hawkins hanno insistito sulla necessità di allungare i tempi di maturazione dei prestiti – fino a 20-30 anni – proprio per dare tempo agli investimenti sociali e ambientali di produrre risultati prima che il prestito arrivi a maturazione e debba essere restituito.
Oltre a ciò, secondo l’analisi di Paolo Gentiloni risulta fondamentale impegnarsi per la riprofilazione del debito, convertendolo in valute locali. Per attirare capitali privati in progetti ad alto impatto sociale e ambientale, è stato suggerito da tutti gli speaker l’uso mirato dei debt swaps, cioè accordi tra creditori e debitori per ristrutturare il debito in cambio di impegni in investimenti per lo sviluppo sostenibile. Hawkins sostiene la necessità di coinvolgere i privati con incentivi e fornendo massima trasparenza sui piani di sviluppo.
A ciò si aggiunge la necessità, condivisa da tutti i relatori, di riformare la governance globale del debito, modificando radicalmente il Common Framework on Debt Treatment del G20, rendendolo più efficace e vincolante, anche per i creditori privati, e di riformare i criteri con cui il Fondo Monetario Internazionale valuta la sostenibilità del debito, oggi, secondo la Hawkins, troppo sbilanciati secondo la prospettiva dei creditori. Hawkins ha proposto anche la creazione, sotto l’egida delle Nazioni Unite, di un forum globale permanente in cui i Paesi debitori possano avere voce nel definire le politiche internazionali sul debito.
In questo senso, la FfD4 di Siviglia sarà un’occasione unica, poiché per la prima volta siederanno al tavolo tutti, anche i nuovi attori globali come Cina, BRICS e creditori privati, per discutere e decidere insieme il nuovo assetto internazionale di regolamentazione del debito.
A un tale cambiamento calato dall’alto, si affianca la necessità di una mobilitazione collettiva globale che faccia pressione sulle istituzioni, affinché si muovano con decisione e consapevolezza verso la risoluzione della crisi del debito. La petizione lanciata da Caritas Internationalis con la Campagna Turn Debt into Hope e la Campagna nazionale Cambiare la Rotta (Home – CAMBIARE la ROTTA), chiedono la cancellazione dei debiti insostenibili, che ha ottenuto già più di 100.000 firme, sta dimostrando proprio la condivisa volontà di prendere parte al cambiamento dal basso: sostienila anche tu firmando qui!
Alla luce delle crescenti tensioni politiche internazionali e al ritorno in auge del protezionismo, è più che mai necessario promuovere la cooperazione internazionale e il dialogo tra istituzioni e Paesi per scongiurare le cause strutturali del debito e trovare soluzioni innovative e condivise per risolvere nel lungo periodo la crisi del debito pubblico.