CVM – In Etiopia e Tanzania la prevenzione per i beneficiari viaggia sugli SMS

Il CVM – Comunità volontari per il mondo dall’inizio della pandemia ha attivato, in Etiopia e in Tanzania dove opera da anni con progetti di sviluppo umano, azioni e procedure di prevenzione del contagio.
Tuttavia, anche la semplice misura come il lavarsi costantemente le mani con acqua e sapone in paesi come l’Etiopia può diventare problema serio ed insormontabile, in un Paese dove il 50% della popolazione non ha accesso all’acqua pulita. Ai primi di aprile i casi registrati sia in Tanzania che in Etiopia erano esigui, ma ci si preparava a dover contrastare una situazione ben peggiore, pertanto si erano chiuse le scuole e si era già adottate altre misure di contenimento.
Da subito CVM ha rivolto le risorse umane ed alcuni fondi disponibili per altre progettualità ad azioni di risposta immediata, affinché fosse migliorata la conoscenza e consapevolezza del contagio e fossero attuate delle modalità di prevenzione ad iniziare dalle comunità con le quali da anni opera, principalmente le lavoratrici domestiche, particolarmente esposte, anche per la natura del loro lavoro, al rischio di contrarre il virus. Senza contare che complessivamente CVM Etiopia e Tanzania si occupa di 170 milioni di persone.
Sono stati, quindi, stampati dei volantini con informazioni sul virus e sulle modalità di prevenzione, predisposti dal Ministero della Salute dei due paesi, ma disponibili solamente su internet, traducendoli nelle diverse lingue locali delle aree in cui la ONG è operativa.
Si è concordato le autorità religiose locali di predisporre del materiale da veicolare ed affiggere nelle Chiese e Moschee, contando sul peso e l’autorità che le rappresentanze religiose hanno sulle persone che vivono in questi contesti.
Sono stati stampati, inoltre, posters da affiggere in luoghi pubblici, uffici pubblici, mercati, minibus, ecc. In entrambi i paesi sono state attivate una pagina Facebook per i due Paesi nella lingua locale e una piattaforma online, che consente percorsi di formazione per i beneficiari fruibili anche su cellulare e rivolti anche al personale degli Uffici Regionali sui protocolli da attivare, soprattutto per quello che lavora nelle diverse periferie dei due paesi. Inoltre, sono stati distribuiti sapone e materiali per l’igiene alle diverse persone seguite dall’ONG marchigiana e negli uffici locali delle associazioni collegate CVM. Si è sostenuto la produzione in loco, con costi contenuti, e la distribuzione delle mascherine.
In Tanzania sono stati affittati 4 mototaxi con megafoni con i quali sono stati raggiunti i villaggi rurali e si è informata la popolazione su come prevenire ed evitare di contrarre il virus.
L’accesso al cellulare è in Etiopia pari al 63% della popolazione mentre in Tanzania è dell’85%, mentre la connessione ad internet è rispettivamente del 17% e del 46%. Uno strumento efficace di comunicazione per raggiungere un maggior numero di persone e per ridurre al minimo gli spostamenti è quello dell’invio di SMS con le informazioni utili volte alla prevenzione del contagio, ciò significava intraprendere degli accordi con le compagnie telefoniche locali. In alcuni casi è stato possibile, anche se questo richiede risorse economiche importanti che non sempre CVM ha a sua disposizione.
In Tanzania grazie ad un accordo con compagnie telefoniche è stato possibile e sono stati inviati 50.000 SMS a tutti i beneficiari, dei quali si era in possesso di un recapito telefonico, mentre in Etiopia sono stati predisposti 20 programmi radiofonici per la Radio Regionale e sono stati inviati degli SMS ai contatti disponibili delle persone collegate ai progetti CVM, con l’invito a rilanciare il medesimo messaggio ai loro amici.
Ma le misure di prevenzione in Paesi dove quasi tutto è economia informale, le misure di prevenzione creano subito grossi disagi. In Etiopia, a Debre Markos, assistiamo 700 ragazzi di strada che le autorità locali hanno radunato in una scuola. Hanno bisogno di tutto, dal sapone al cibo alle coperte.
In entrambi i Paesi molte lavoratrici domestiche con cui collaboriamo da anni sono oggi senza lavoro perché le famiglie presso cui lavoravano hanno paura che portino il contagio ed ora non ce la fanno ad andare avanti. Per anni abbiamo lottato insieme a loro per salvaguardare i loro diritti ad avere un lavoro dignitoso, oggi ci troviamo a sostenere la loro sopravvivenza: cibo, affitto di una stanza dove ripararsi, medicine.