Doña Rosa
Sono ormai sei mesi che sono in Ecuador, anche se mi sembra che il tempo scorra velocissimo. Qui sto svolgendo il servizio civile presso la Missione scalabriniana, partner FOCSIV del progetto di SCU, una fondazione cristiana nata a Piacenza per aiutare i migranti italiani nelle Americhe, ma che ora si occupa principalmente di caminantes venezuelani che si trovano in Ecuador. A Ibarra, capitale della provincia di Imbabura a 2-3 ore di bus a nord di Quito, la Missione ha una casa di accoglienza per i migranti di transito, ma non è lì che io lavoro. Io mi occupo di un’area chiamata Medios de vida, volta a promuovere l’accesso ai servizi finanziari a persone che per vari motivi questo diritto l’hanno precluso. Alla base di tutte le attività ci sono i GAAPs, i Grupos de Auto-Ahorro y Préstamos: un insieme di persone che si riunisce regolarmente e risparmia insieme in un processo autonomo, ma sempre coadiuvato dalla Missione scalabriniana.
La chiave di tutto è l’autodeterminazione: è il gruppo stesso che decide le proprie regole di funzionamento e gestisce il denaro, la Missione solamente li accompagna insegnando loro la metodologia. Considerando che abbiamo 27 GAAPs nella sola provincia di Imbabura e che ogni GAAP è formato dai 10 ai 30 membri, questo lavoro mi ha portato a conoscere moltissima gente, ma vorrei parlare in particolare di una persona speciale.
Doña Rosa (la Signora Rosa) non è indigena, non è migrante, non è disabile, ma vive comunque in un villaggio remoto senza accesso a servizi bancari, ma soprattutto Doña Rosa ha un cuore grande. Ogni mese andiamo a casa sua per assistere alla riunione del GAAP “Amor y paz”, di cui lei è la presidente. Ogni volta che mi vede, stremata dopo un lungo viaggio in bus sulle strette strade di montagna ecuadoriane, mi abbraccia forte e mi chiama Marita o Hermanita (non sono ancora riuscita a convincerla che non sono una suora!). E ogni volta, ci accoglie nella sua umile casa sorridendo e abbracciandoci come se fossimo figli suoi. E di figli, lei ne ha avuti 9 in 54 anni di vita. Il più piccolo, Xavier, 7 anni, è uno dei bambini più educati che io abbia mai incontrato e assieme ai bambini del vicinato ha creato il suo proprio GAAP, Niños de fe y esperanza. Anche suo marito Don Carlos è di una equiparabile gentilezza: spesso dopo le riunioni ci mostra con orgoglio le sue coltivazioni, ci accompagna a fare il bagno nel fiume dietro casa o ci regala caschi interi di platani.
Doña Rosa non è l’unica donna straordinaria che ho incontrato in Ecuador: ci sono anche Cecilia, timida indigena kichwa di Peguche; Widy e Luisana, venezuelane con il loro umorismo pungente tipico di Maracaibo; Sharymar, una esuberante colombiana, e tante altre, ma Doña Rosa e il suo cuore grande rimarranno sempre nei miei pensieri.
Mara Colautti, Casco Bianco FOCSIV a Ibarra, Ecuador