È ora di un Regolamento sui minerali dei conflitti che tuteli i diritti umani dei lavoratori, delle popolazioni e dei Paesi coinvolti.
Comunicato Stampa
È ora di un Regolamento sui minerali dei conflitti
che tuteli i diritti umani dei lavoratori, delle popolazioni e dei Paesi coinvolti.
Roma, 1 febbraio 2016. Iniziano oggi a Bruxelles i negoziati del “Trialogo” tra il Parlamento europeo, il Consiglio dell’Unione Europea e la Commissione europea sul regolamento che dovrebbe imporre un commercio trasparente dei minerali, in modo da perseguire i trafficanti illegali, il finanziamento di bande armate e lo sfruttamento delle popolazioni dove vengono estratti. È un’opportunità storica per i leader politici europei quella di garantire che vengano riconosciuti gli obiettivi votati dal Parlamento Europeo nel Maggio 2015.
«“Il Trialogo” è anche l’occasione per ricordare le parole del discorso, del novembre del 2014, di Papa Francesco al Parlamento Europeo nel quale il Pontefice chiedeva che i diritti umani avessero il primato sugli interessi economici privati. È fondamentale che i Governi europei prestino finalmente la dovuta attenzione a questo messaggio e mostrino che è possibile rendere il settore minerario più trasparente.» ha dichiarato Bernd Nilles, segretario generale di CIDSE – Coopération Internationale pour le Développement et la Solidarité, l’alleanza di 17 ONG di ispirazione cattolica europee e del Nord – America.
In concomitanza con queste negoziazioni finali, in sede dell’Unione Europea, è stato preparato un nuovo video che mostra il caso di una “miniera pulita” in cui l’attività estrattiva risponde a criteri di trasparenza e responsabilità.
Il video Kongo: Konfliktstoff Koltan, disponibile per ora in tedesco, e a breve anche in altre lingue, girato presso la miniera Funga Mwaka nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) rivela le condizioni lavorative dei minatori artigianali che estraggono minerali, utilizzati per la produzione di strumenti elettronici di uso quotidiano come computer portatili, smartphone ed altri dispositivi elettronici.
Questa miniera congolese è un esempio di “miniera pulita”: non sono finanziati, con la tassazione illegale dei minatori, i gruppi ribelli ed è vietato il lavoro minorile. In un settore troppo spesso dominato da sfruttamenti e violazioni dei diritti umani, questo video sta a dimostrare come il settore minerario potrebbe essere ripulito con una regolamentazione efficace. Realizzato da Misereor, organizzazione tedesca che fa parte di CIDSE, il filmato mostra le immagini esclusive della miniera Funga Mwaka. Girato dal giornalista Roland Brockmann, appena tornato dal suo viaggio investigativo nella Repubblica Democratica del Congo, il filmato mostra come i minerali estratti in maniera responsabile possano essere distinti dai minerali “sporchi” provenienti da miniere illegali, ma soprattutto viene messo in evidenza come i ricavi provenienti dalla miniera pulita siano distribuiti tra imprenditori e lavoratori e non vadano a sostenere le azioni dei gruppi armati. Tuttavia, i minatori devono lottare ancora molto per poter vivere decorosamente, poiché i costi per un commercio responsabile sono sulle loro spalle, con pessime condizioni di lavoro, piuttosto che essere coperti dalle compagnie estrattive.A dicembre i Governi dell’Unione Europea, in sede di Consiglio, hanno confermato la propria posizione iniziale rispetto alle negoziazioni: viene sostenuto un sistema di certificazione basato su approccio volontario che coinvolge solo una parte della filiera produttiva; un chiaro passo indietro rispetto alla votazione del Parlamento Europeo.
Stefan Reinhold, coordinatore della campagna di CIDSE sui minerali dei conflitti, ha affermato «Il regolamento, così come proposto dal Consiglio dell’Unione europea, di fatto non cambierebbe la situazione sul campo in quanto si applicherebbe solo a 19 fonderie e raffinerie europee, mentre la grande maggioranza dei minerali in questione vengono fusi e trasformati nel Sud Est asiatico, prima di essere importati in Europa. I cittadini europei per avere la garanzia che i propri telefoni cellulari e computer non contengano minerali dei conflitti dovrebbero obbligare l’Unione Europea a richiedere che tutti i minerali importati nel proprio mercato siano estratti in maniera responsabile.»
In tal senso, CIDSE raccomanda agli Stati Membri dell’Unione Europea di rivedere la propria posizione e, in particolare, richiede di mostrare la propria leadership sulla questione sostenendo i requisiti di obbligatorietà di dovuta diligenza lungo l’intera catena produttiva e di approvare un regolamento che sia conforme alle linee guida di Dovuta Diligenza dell’OCSE, garantendo che tutti gli obblighi di diligenza siano coerenti con gli standard OCSE, coinvolgendo le imprese importatrici di metallo e, in particolare, le aziende che vendono nel mercato dell’Unione Europea prodotti contenenti minerali contemplati nel regolamento e, infine, utilizzare un linguaggio che rifletta la natura flessibile e progressiva delle regole di dovuta diligenza.
Gianfranco Cattai, presidente FOCSIV – Volontari nel mondo, ha concluso affermando che «le nostre organizzazioni che lavorano con le comunità locali per una vita dignitosa e libera chiedono con forza che l’Unione Europea si doti di un regolamento efficace sui minerali dei conflitti. Le imprese devono essere responsabili sostenendo un mercato dove la concorrenza, molte volte illegale, non sia a danno dei diritti umani delle popolazioni e, in particolare dei più poveri. Il mercato deve essere al servizio dell’uomo e non viceversa. Il Governo e il Parlamento Italiano devono agire, a tal fine, presso i rispettivi organismi a livello europeo”.
Ufficio Stampa
FOCSIV – Volontari nel Mondo
Giulia Pigliucci +39 335 6157253 comunicazione.add@gmail.com
Stefan Reinhold, CIDSE Advocacy coordinator on conflict minerals
+32 (0)2 233 37 51, reinhold(at)cidse.org
Valentina Pavarotti, CIDSE Media and Communication Officer
+32 (0)2 2824073, pavarotti(at)cidse.org
Alcune note
Aggiornamento sul regolamento relativo ai minerali dei conflitti:
In assenza di un efficace sistema di regolamentazione, i cittadini europei non possono essere sicuri che i prodotti che acquistano e utilizzano quotidianamente non nascondano violazioni dei diritti umani.
Per affrontare questo problema, la Commissione Europea ha proposto il regolamento sui minerali dei conflitti nel marzo del 2014. La proposta è stata deludente sotto diversi punti di vista: un sistema di autocertificazione cui le aziende possono aderire volontariamente e che si applica solo a 19 fonderie e raffinerie con sede nell’UE, non coprendo tutti i prodotti che entrano nel mercato comunitario che contengono i minerali considerati nel regolamento.
A Maggio 2015 il Parlamento Europeo ha rafforzato la proposta ed ha chiesto a tutte le aziende europee, che producono o importano componenti e prodotti finiti contenenti i minerali contemplati nel regolamento, di controllare il proprio sistema di approvvigionamento assicurandosi che non si stia alimentando i conflitti o non si sia complici di violazioni dei diritti umani.
Pur rimanendo ancora alcune lacune, CIDSE ha accolto con favore questo voto, che costituisce un grande passo in avanti rispetto alla prima proposta. Tuttavia, il compromesso, deciso dal Consiglio europeo lo scorso dicembre e che prevede un approccio volontaristico, indebolisce di fatto quanto stabilito in maniera progressista dal Parlamento europeo. Si apre, quindi, la fase finale del negoziato tra il Parlamento, il Consiglio e la Commissione.
La posizione di Papa Francesco:
In un messaggio pubblico dello scorso luglio, inviato ai leader delle comunità colpite dalle attività estrattive, Papa Francesco mette in evidenza la responsabilità condivisa di Governi, uomini e donne d’affari nell’agire a favore del cambiamento.
«L’intero settore minerario è decisamente chiamato ad un radicale cambiamento di paradigma per migliorare la situazione in molti paesi. Per ottenere questo cambiamento un contributo può venire dai governi dei paesi di origine delle imprese multinazionali e di quelli in cui operano, dalle imprese e dagli investitori, dalle autorità locali che sorvegliano le attività di estrazione, dai lavoratori e dai loro rappresentanti, dalle filiere produttive internazionali con i loro diversi intermediari e con coloro che operano nei mercati di questi materiali, dai consumatori di beni finali per la cui produzione sono necessari i minerali. Tutte queste persone sono chiamate ad adottare un comportamento ispirato dal fatto che noi siamo una sola famiglia umana, che tutto è interconnesso, e che la cura vera e propria per la nostra vita e per la nostra relazione con la natura è inseparabile dalla fraternità, dalla giustizia e dalla lealtà verso gli altri.»