Gli investitori nel settore agricolo, i padroni della terra

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Ufficio Policy Focsiv – I padroni della terra non sono più i contadini ma i grandi fondi di investimento, la finanza. E’ la finanza ad orientare gli investimenti dalla terra all’acqua (comprando i diritti di uso), fino a tutta la catena di approvvigionamento del cibo. E’ l’appropriazione di beni comuni. E’ questo che emerge nell’edizione primavera 2025 del rapporto Food for Thought di ANZ., del Australia and New Zealand Banking Group. Si parla chiaramente di mercati ambientali nei quali gli investimenti servono sì per difendere in alcuni casi la biodiversità ma sempre col fine del rendimento. E’ la mercificazione e finanziarizzazione della natura. Tutto è “asset”: attività da cui ricavare profitto.
Di seguito l’intervista al direttore dell’asset agricoltura di ANZ tratta da farmlandgrab.org | After the boom: How agriculture investors are reshaping strategies in a harder market
Gli investimenti in agricoltura si stanno evolvendo a livello globale. Un tempo concentrati sui terreni agricoli, gli investitori di oggi si rivolgono a intere catene di approvvigionamento. L’aumento dei costi e l’aumento dei prezzi dei terreni stanno mettendo sotto pressione i rendimenti e l’attenzione si sta spostando su rendimento, resilienza e reddito legato ai fattori ESG.
Il rapporto Food for Thought Spring 2025 di ANZ esplora questa trasformazione, svelando come quella che una volta era iniziata come un’allocazione di nicchia per una manciata di early mover sia ora diventata parte delle strategie di asset reali tradizionali.
Dopo la crisi alimentare del 2008, l’agricoltura è emersa come un’asset class strategica. Nell’ultimo decennio, gli investitori, dai fondi pensione alle entità sovrane, hanno investito capitali in terreni agricoli, diritti idrici e catene di approvvigionamento proteico. L’Australia è diventata un punto caldo, con un aumento del valore dei terreni di oltre il 220% tra il 2010 e il 2022.
Ma entro il 2024 il panorama è cambiato. I prezzi delle materie prime si sono attenuati, i costi dei fattori produttivi sono rimasti elevati e l’apprezzamento dei terreni è rallentato. Gli investitori si concentrano ora sul rendimento, sulla resilienza climatica e sulla performance ESG.
Secondo alcune stime, l’esposizione istituzionale globale sull’agricoltura – compresi i terreni, l’acqua, le infrastrutture e il capitale naturale – potrebbe superare i 500 miliardi di dollari entro il 2030. Ciò riflette una definizione più ampia di attività agricole, che comprende non solo i terreni agricoli, ma anche gli investimenti nella catena di approvvigionamento e i mercati ambientali.
James Dunnett, Director of Food, Beverage and Agribusiness di ANZ, ha dichiarato: “I portafogli agricoli si stanno diversificando. Gli investimenti ora includono progetti di stoccaggio, logistica, lavorazione e carbonio e biodiversità. Gli investitori sono sempre più concentrati sul rendimento e stanno esplorando il capitale naturale, come i progetti di carbonio e biodiversità, come nuovi flussi di entrate accanto al reddito agricolo tradizionale.
“Nonostante il forte interesse globale, i super fondi australiani rimangono cauti, citando sfide di liquidità e scala, nonché la necessità di una gestione altamente specializzata per gestire portafogli agricoli complessi. Nuovi modelli, come le partnership di co-investimento e le strategie per il capitale naturale, possono sbloccare il capitale interno. “I portafogli agricoli sono ora più ampi. Per molti fondi, il gioco non è più solo terra, è l’intero sistema. Le infrastrutture di stoccaggio, gli impianti di lavorazione, la logistica della catena del freddo e i diritti idrici sono ormai comuni nei portafogli istituzionali.
“Gli investimenti agricoli sono maturati. Il futuro sta nella costruzione di sistemi che garantiscano rendimenti stabili, si adattino al rischio climatico e sostengano la sicurezza alimentare globale”, ha concluso Dunnett.