I Governi devono agire verso nuovi obiettivi climatici più ambiziosi
5 anni dopo l’Accordo di Parigi, nel bel mezzo della pandemia, fede, gioventù e scienza spingono i governi ad agire con decisione su nuovi obiettivi climatici ambiziosi
Un nuovo video, con riprese dell’evento online “Fede, scienza e gioventù“: un appello per un ambizioso summit sul clima” (tenutosi il 9 dicembre) lancia una radicale richiesta all’azione per il clima, subito, perché, come ha detto la moderatrice del webinar Sandrine Dixson-Declève alla chiusura dell’evento, “la nostra missione è una missione per salvare questa casa che chiamiamo pianeta terra”.
A che punto siamo oggi, all’inizio del 2021, nella lotta contro il cambiamento climatico?
Nella lotta contro il cambiamento climatico, si prevede che il 2021 sarà un anno cruciale per realizzare cose concrete, senza ulteriori ritardi, politiche climatiche di trasformazione, pratiche aziendali e comportamenti sostenibili. Le parti si riuniranno a Glasgow dall’1 al 12 novembre 2021 (COP26) per aumentare ulteriormente le loro ambizioni; i prossimi mesi saranno quindi cruciali e ogni ulteriore ritardo può avere un effetto più devastante.
Al fine di mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto di 1,5°C in accordo con la scienza, l’Accordo di Parigi impone a tutti i paesi di fornire, prima della COP26 a Glasgow, impegni nazionali per la riduzione delle emissioni di gas serra nuovi o aggiornati (sono i cosiddetti Contributi determinati a livello nazionale, noti anche come NDC), che coprano gli obiettivi al 2030.
Alla fine del vertice delle Nazioni Unite sull’ambizione climatica, tenutosi lo scorso dicembre, 190 paesi avevano presentato il loro primo NDC, mentre solo 8 hanno presentato il loro secondo NDCi; si tratta di Argentina, Grenada, Isole Marshall, Nepal, Papua Nuova Guinea, Suriname, Tonga ed Emirati Arabi Uniti. L’UE ha adottato l’obiettivo vincolante di una riduzione netta delle emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Tuttavia, gli attuali NDC non sono abbastanza ambiziosi e mancano piani a lungo termine per arrivare a emissioni nette pari a zero.
La pandemia ha avuto un effetto dirompente sul processo di pianificazione e preparazione delle azioni di mitigazione. Ad esempio, alcuni Paesi hanno visto questo momento come un’opportunità ideale per portare avanti la transizione a basse emissioni di carbonio, con un forte stimolo agli investimenti verdi, mentre altri sono stati fortemente limitati nelle loro opzioni politiche e hanno bisogno di sostegno.
FOCSIV con CIDSE ritiene che, nonostante le attuali sfide dovute alla pandemia, tutte le discussioni e i piani per costruire una ripresa giusta e sostenibile siano un’incredibile opportunità per evitare di tornare alla “normalità” – perché la normalità era il problema e la causa del degrado ambientale -, e per costruire un nuovo sistema economico dove le persone e il pianeta vengono prima del profitto e degli interessi d’élite di pochi.
In particolare, secondo FOCSIV e CIDSE, tutte le parti dovrebbero:
1. Non aspettare il prossimo aggiornamento del NDC nel 2025 per dimostrare ambizione.
2. Sviluppare vere e proprie strategie nazionali di attuazione per ristrutturare l’economia e ridurre drasticamente le emissioni, impegnandosi ad eliminare gradualmente i combustibili fossili e ad accelerare una giusta transizione verso uno sviluppo a bassa emissione di carbonio alimentato da fonti di energia rinnovabile, per mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C.
3. I paesi più ricchi come l’UE dovrebbero ridurre drasticamente le loro emissioni di almeno il 65% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2040.
4. Costruire la resilienza climatica e la capacità di adattamento delle persone più vulnerabili ed emarginate, e affrontare in modo efficace ed equo le perdite e i danni causati dal cambiamento climatico, laddove un adattamento riuscito non sia più possibile.
5. Realizzare in modo coerente l’obiettivo di 100 miliardi di dollari per il sostegno finanziario al clima con piani di ripresa a lungo termine per i paesi e le comunità più povere, e fissare un nuovo obiettivo per il 2025.
6. Assicurare che le risposte al clima proteggano e ripristinino la biodiversità, la nutrizione e i mezzi di sussistenza delle persone emarginate e più vulnerabili.
7. Mantenere i diritti umani al centro delle risposte al clima e far progredire l’attuazione e l’ambizione dei Piani d’azione di genere (GAP) che promuovono l’uguaglianza di genere.