La nuova campagna “Cambio guardaroba” richiede una radicale trasformazione dell’industria tessile
L’Ufficio europeo dell’ambiente e 24 gruppi della società civile di tutta l’UE, tra cui FOCSIV con Engim che partecipano al progetto MESA per conto di GCAP Italia, lanciano oggi la nuova campagna “Cambio guardaroba” che richiede una radicale trasformazione dell’industria tessile. L’obiettivo è chiedere ai leader dell’UE di agire con urgenza per tenere a freno il settore. Si produce, si consuma e si butta via più abbigliamento che mai, mettendo sotto pressione il nostro pianeta e la forza lavoro globale di 60 milioni di addetti del settore.
Secondo quanto affermato dall’ONU il settore tessile è responsabile dell’8-10% delle emissioni di gas serra nel mondo e stima che, entro il 2050, la moda potrebbe essere responsabile di un quarto di tutte le emissioni di carbonio. Inoltre a dicembre, una nuova ricerca dell’Agenzia Europea per l’Ambiente ha evidenziato che dopo cibo, abitazioni e trasporti, il tessile è la quarta causa di pressione ambientale. I prodotti tessili sono anche la seconda causa di maggiore pressione sull’uso del suolo e sono il quinto maggiore contribuente alle emissioni di carbonio derivanti dal consumo domestico.
Con i tempi di consegna sempre più brevi, a livello globale, la produzione di abbigliamento è raddoppiata dal 2000 al 2014, con più di 150 miliardi di capi prodotti ogni anno, e il 73% di tutti i tessuti finiti in discarica o incenerimento.
Nel 2020, le organizzazioni che sostengono la campagna per il cambio di guardaroba svolgeranno una serie di attività di sensibilizzazione e di advocacy in tutta l’UE.
Patrizia Heidegger, Direttore delle Politiche Globali e della Sostenibilità dell’EEB ha spiegato come “L’industria tessile è uno dei maggiori inquinatori ed è piena di sfruttamento. La nostra nuova campagna Wardrobe Change chiede una radicale trasformazione del modo in cui gli abiti sono fatti, venduti, indossati – e ricollocati”. Prosegue dicendo che “Quest’anno i leader dell’UE hanno l’opportunità di sostenere un’ambiziosa strategia tessile basata su equità e sostenibilità. E’ tempo di abbandonare la moda e di abbandonare la ricerca di una sempre maggiore crescita economica, che è incompatibile con l’arresto di ulteriori disastri ambientali e climatici e con la riduzione delle disuguaglianze globali”. E per continuare:”Dato che 193 governi si sono impegnati a raggiungere il consumo e la produzione responsabile a livello globale come parte degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), tutte le aziende devono essere obbligate a prendere misure per prevenire e mitigare le violazioni dei diritti umani e la distruzione ambientale lungo le loro catene di fornitura”.
I ministri dell’ambiente dell’UE hanno chiesto alla Commissione europea di elaborare una strategia per allontanare il settore da modelli di produzione e di consumo insostenibili, e il settore è stato segnalato come una priorità nell’accordo verde europeo di punta della Presidente della Commissione Ursula von der Leyen.
La Commissione dovrebbe anche presentare proposte per il settore tessile nel suo Nuovo Piano d’azione per l’economia circolare, la cui pubblicazione è prevista per il 4 marzo.
Stephane Arditi, Policy Manager per l’Economia Circolare presso l’EEB, ha dichiarato: “Il sistema della moda di oggi rende troppo facile il sovraconsumo che sta generando enormi quantità di rifiuti. Ma non possiamo riciclare la nostra via d’uscita dal problema – i prodotti devono essere utilizzati più a lungo e gli sprechi devono essere evitati in primo luogo. Proprio come sono intervenuti sulla plastica monouso, i governi devono intervenire con urgenza per rendere più accessibili opzioni come la riparazione, l’affitto, la condivisione e lo scambio. È essenziale garantire una migliore informazione su come sono fatti i nostri vestiti e sviluppare requisiti di design per materiali privi di sostanze tossiche che possono essere utilizzati più volte”. Arditi ha aggiunto: “L’azione per il clima non consiste solo nel decarbonizzare l’energia che usiamo, ma anche nel cambiare il modo in cui produciamo e consumiamo, ripensando al modo in cui produciamo, utilizziamo e riutilizziamo i prodotti – e questo include anche il tessile”.
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