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Home Storie di volontari La speranza sulle cime delle Ande

La speranza sulle cime delle Ande

Simona - Ufficio Raccolta Fondi
5 Aprile 2022
Storie di volontari

Ciascuno di noi, durante la sua vita, viene messo di fronte alle nuove scelte, cambiamenti, sfide e viaggi, quelli vicini e quelli lontani. A noi è stata la direzione verso il sud-ovest della terra, laddove ci sono le Ande, le catene montuose più lunghe del mondo, con ghiacciai, vulcani, praterie, zone desertiche, laghi, foreste e infine i meravigliosi siti archeologici. È la catena che unisce realmente il Sudamerica. La nostra ammirazione e impressione per la missione suscitavano un sentimento come Il paesaggio mozzafiato della cordigliera delle Ande.

Dopo aver fatto tappa nella profonda periferia di Lima, arriva finalmente il momento di incamminarci verso la nostra destinazione finale: Huancayo, la cosiddetta Ciudad incontrastabile. La partenza non si prospetta delle migliori: 9 ore di viaggio, dislivello di 5000 metri, guida bizzarra dell’autista, strade tutte curve e burroni, stretti in una utilitaria zeppa di valigie. La conferma alle nostre preoccupazioni non tarda a manifestarsi: circa a metà strada veniamo abbandonati dal nostro autista de confianza, il quale ci affida a un altro autista “esperto” delle Ande. E si riparte: tachicardia a ogni curva, dosso o sorpasso azzardato, ma finalmente si arriva a Ocopilla, il quartiere di Huancayo dove resteremo fino a giugno.

Una volta ambientati all’altitudine di 3300 mt iniziamo la nostra missione: il progetto prevede lo svolgimento di attività didattica di doposcuola che la parrocchia di Ocopilla fornisce ai bambini di questo quartiere, il più povero di Huancayo, dove anche l’acqua arriva solo a giorni alterni. Dopo aver conosciuto i nostri responsabili, iniziamo i colloqui con le famiglie dei bambini che diventeranno poi nostri alunni. Tutte mamme, alcune interamente vestite di nero (per la tradizione di tenere un anno di lutto dopo la morte di un famigliare), altre con mantas coloratissime, legate intorno alle spalle, che all’occorrenza diventano borse, coperte o fasce per neonati. Questo momento significa per tutti e tre la presa di coscienza della realtà che stiamo andando a vivere.

Già da questo incontro, infatti, oltre alle difficili storie familiari, emergono grandi difficoltà inaspritesi a causa della situazione sanitaria: l’abbandono scolastico e il lavoro minorile. Da subito ci abituiamo a storie di bambini che, non potendo seguire le lezioni a distanza per mancanza di strumenti tecnologici, sono costretti a lavorare di mattina, non frequentando la scuola da più di un anno. E in effetti per alcuni di loro sembra che il percorso scolastico, come la spensieratezza infantile, siano a tutti gli effetti sospesi. Tutto questo inserito in un contesto educativo dall’impostazione molto tradizionale, con il quale spesso ci siamo confrontati, e in cui sin dall’infanzia si è esposti a una realtà molto cruda.

Coi bambini di Ocopilla, il quartiere di Huancayo in Perù.

Per i primi quattro mesi operiamo dando supporto a un gruppo di bambini tra i 6 e i 10 anni, aiutandoli nei compiti e organizzando laboratori creativi di manualità e giochi linguistici. Ed è proprio con questi bambini che vivremo i momenti migliori: tra un “Ayudame por favor! No lo sé hacer”, con la speranza negli occhi, e un “Te quiero misitaaa! Te quiero profesooor!” urlato da un marciapiede all’altro nel salutarci e tradotto sarebbe “Mi aiuti per favore! Non so come farlo” e “Ti voglio bene maestra! Ti voglio bene professore!”. Per molti di loro questo è stato uno spazio dove potersi esprimere liberamente, dove poter tornare a relazionarsi con i pari, dove dimostrare, in primis a sé stessi, di potercela fare, nonostante tutto il tempo “perduto” e nonostante alcuni genitori non credano più molto nel valore dell’istruzione per i propri figli.

Così arriviamo a metà del nostro servizio civile, inondati dall’entusiasmo dei bambini e onorati della fiducia che le famiglie hanno riposto in noi, contribuendo nel nostro piccolo a costruire un futuro migliore.

Francesca Baroni, Adriano Manocchi e Martina Mellini, Caschi Bianchi con AUCI a Ocopilla di Huancayo, Perù.

Tags: #AUCI #perù
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