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Home Storie di volontari Marocco: una nuova rete lavorativa

Marocco: una nuova rete lavorativa

Simona - Ufficio Raccolta Fondi
9 Agosto 2022
Storie di volontari

Il Servizio Civile Universale all’estero è caratterizzato da una propensione al viaggio e allo spostarsi per conoscere altre realtà. Nei primi mesi del mio servizio presso la sede di Rabat, abbiamo ricevuto la notizia dell’approvazione di un nuovo progetto chiamato PIAF – Projet Intégré d’Autonomisation des Femmes e finanziato dalla Delegazione dell’Unione Europea in Marocco. Il progetto vuole garantire l’autonomia lavorativa a giovani donne con disabilità e alle loro caregivers in quattro regioni del regno marocchino: Tanger-Tétouan-Al Hoceïma, Souss-Massa, Oriental e Casablanca-Settat.

Il tema principale del progetto è la formazione professionale nel settore della ristorazione, attraverso attività pratiche e teoriche per rendere le beneficiarie autonome nel lavorare in cafè, ristoranti, pasticcerie e tavole calde. Questo comporta il dover lavorare in sedi distaccate del progetto, in regioni che, culturalmente e geograficamente, possono non coincidere con Rabat, la capitale. Ogni regione ha a disposizione ottime organizzazioni locali, marocchine, da anni presenti nel territorio e costituite da uomini e donne di grande esperienza associativa, abituati a lavorare con e sulla disabilità, che conoscono bene il loro territorio.

Di fatto, il Marocco è un paese con una chiara identità, ma ogni regione ha delle caratteristiche particolari, culturali, geografiche o economiche, che richiedono differenti approcci specifici per ogni località. In particolare, mi ha colpito molto la realtà di Souss-Massa, dove la “Fédération des Associations des Personnes à besoins spécifiques” di Chtouka Ait Baha lavora nelle città di Biougra e Sidi Bibi. Rispettivamente, operano attraverso due strutture, il “Centro per persone a bisogni speciali di Biougra” e il “Centro per bambini disabili di Sidi Bibi”, dove vengono svolte attività riabilitative (fisioterapia o logopedia) e formazione per l’inserimento professionale, come l’atelier di cucito e sartoria, pasticceria e la formazione di parrucchieri.

Grazie alla loro ottima conoscenza del territorio e dei beneficiari, le associazioni locali riescono a dare un plusvalore fondamentale al progetto. Di fatto, molti membri di queste associazioni fanno parte della comunità, conoscono personalmente chi beneficia degli interventi, hanno loro stessi una disabilità o convivono con un familiare con disabilità. Questo empowerment che viene messo in moto dalla comunità consente di mettere in campo una grande empatia, che si traduce in espressioni di solidarietà che portano allo sviluppo della propria comunità.

Durante un colloquio con i membri dell’associazione di Chtouka Ait Baha, quando ci vengono mostrati con fierezza i mezzi acquistati nel passato dall’associazione, l’amministratore di progetto locale ci racconta degli inizi dell’associazione nel territorio e di come «ci sia una mamma che porta suo figlio qui tutti i giorni. Lui non può camminare, quindi la madre lo carica in spalla e lo porta da noi a piedi. Ora, da quando abbiamo i mezzi necessari, riusciamo ad aiutare anche su questo, trasportando i beneficiari e non costringendo le famiglie a gesti del genere».

La presenza di queste associazioni rappresenta uno dei valori aggiunti del progetto in quanto membri della comunità che lavorano assieme per lo sviluppo delle proprie realtà. Al termine della visita, veniamo invitati a pranzare in un ristorante tipico “Chez Habib” di Sidi Bibi, città conosciuta per la qualità dei suoi Tajine. Osservando il cuoco destreggiarsi tra tutti quei Tajine pronti ad essere serviti, pensavo: “Chissà, magari un giorno anche le nostre beneficiarie lavoreranno in questo posto”.

Alfonso Salerno, Casco Bianco con OVCI in Marocco.

Tags: #Marocco #OVCI
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