Navigating Boundless Horizons
Tra le rinomate mura della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, un progetto unico nel suo genere noto come Passepartout, sotto la supervisione dell’Associazione Universitaria per la Cooperazione Internazionale (AUCI), sta affondando le sue radici nel panorama del Servizio Civile Universale a Roma.
Da volontario in Servizio Civile ed attore entusiasta di questo progetto, le mie esperienze quotidiane con i colleghi e lo staff ad oggi son state d’ispirazione e capaci di rinforzare la convinzione su quanto gli sforzi della collettività possano davvero plasmare un cambiamento significativo.
Passepartout non è semplicemente un progetto: è una visione, è una promessa a promuovere l’inclusione e ad abbattere le barriere linguistiche all’interno del sistema sanitario. Il suo obiettivo principale consiste nel fornire un servizio di interpretariato per quei pazienti che potrebbero trovarsi ad affrontare difficoltà di natura linguistica, assicurandosi che ogni individuo possa ricevere le cure adeguate, a prescindere dal loro idioma di origine.
Al centro di questo impegno si trovano i colleghi di AUCI, dediti a strutturare la spina dorsale del progetto. La diversità all’interno del nostro team rispecchia la natura intrinseca dell’iniziativa: un arazzo tessuto con fili di diverse culture, lingue ed esperienze. Insieme condividiamo un orizzonte comune: costruire, laddove mancano, dei ponti tra il personale sanitario e i pazienti, e creare un ambiente in cui la comunicazione sia trasparente e il comprendersi trascenda le sfumature della lingua.
Le mie interazioni quotidiane all’interno del progetto sono come un mosaico di sfide e trionfi. Le mattine si declinano in un traffico di attività, preparandoci a prestare assistenza in molteplici potenziali scenari, dalle diagnosi e consultazioni di natura medica, al supporto emotivo durante i momenti di difficoltà. Ogni giorno si schiude con una sensazione di attesa, mentre noi navighiamo il mare di interazioni con pazienti che contano sul nostro supporto linguistico.
Lo spirito di collaborazione è tangibile in ogni corridoio dell’ospedale. La natura interdisciplinare del progetto fa sì che debba esserci una collaborazione a stretto contatto tra noi interpreti, il personale sanitario e quello amministrativo. La sinergia tra queste distinte componenti genera il fondamento del nostro successo. Comunicando e cooperando costantemente, ci battiamo per dar vita ad un ambiente dove lo scambio di idee e competenze sia tanto fluido quanto le lingue che interpretiamo.
Uno degli aspetti più profondi del progetto è la quotidiana dimostrazione di empatia che vige al suo interno. Al di là delle parole che traduciamo, la nostra facoltà di empatizzare coi pazienti trascende gli ostacoli linguistici. È la connessione sul piano umano a trasformare le relazioni col personale medico in momenti di genuina comprensione e conforto, per coloro che si trovano a districarsi nel complesso intreccio di un sistema sanitario straniero.
Il progetto Passepartout di AUCI al Gemelli non è solamente un servizio, è un testamento al potere dell’unità, dell’empatia e del Servizio Civile Universale. Tra i corridoi di questa istituzione, il nostro progetto è diventato un faro di speranza, capace di lastricare la la strada verso un’esperienza di cura più inclusiva. Da membro di questa iniziativa sono testimone del significativo impatto che gli sforzi collettivi possono avere sulle vite di coloro che serviamo, rinvigorendo il principio secondo il quale, insieme, possiamo davvero navigare sconfinati orizzonti.
Esprimo la mia gratitudine per l’iniziativa portata da AUCI, riconoscendo il suo prezioso contributo alla Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, ed auguro un duraturo successo al progetto Passepartout.
Paterne Fernandel Tagatio Kengne, volontario in Servizio Civile a Roma, con AUCI
articolo tradotto dall’inglese – foto prese dal sito auci.org