Noi giovani siamo il presente

Sono quasi giunto all’inizio del mio servizio in Ecuador, che mi porterà a vivere un’esperienza come Casco Bianco di un progetto per lo sviluppo sostenibile in supporto alla FAO. Ancora pochi passi per ottenere quel tanto agognato visto e poi.. si vola!
Questo 2022 è stato per me un anno particolare: il licenziamento da un posto di lavoro che mi stava stretto, l’esperienza di insegnamento a scuola, i tanti scambi europei che mi davano un respiro internazionale e quella risposta dalla FOCSIV sulla possibilità di un subentro che tardava ad arrivare. Iniziavo a perdere le speranze e pensavo a quale potesse essere la strada giusta per me…un ragazzo di 27 anni, con una laurea scientifica in ambito agro-alimentare, un impegno nel volontariato e tanta voglia di esplorare il mondo.
Quando arrivò la chiamata dall’Ufficio Servizio Civile FOCSIV, che mi annunciava l’imminente partenza per il mio servizio civile, quasi non ci credevo… Ma finalmente ci siamo! Sto per cominciare una nuova incredibile avventura che mi catapulterà dall’altra parte del pianeta e che voglio vivere a pieno, cercando di dare e soprattutto di ricevere molto.
Due delle domande che più mi sono state poste in questo periodo di attesa sono: “Cosa ti spinge a partire e cosa andrai a fare?”. Due domande non tanto semplici a cui rispondere. Per quanto riguarda le mansioni che andrò a svolgere, ripeto a pappagallo le righe che trovo sulla scheda progetto e le integrazioni delle persone con cui sono in contatto, ma fatico ancora ad avere un’idea ben chiara su ciò che veramente andrò a fare.
Trovo più semplice la risposta alla prima domanda riguardante le motivazioni che mi spingono a partire e che provo a riassumere raccontando un evento giovanile europeo a cui ho preso parte nell’attesa di ricevere il visto per l’Ecuador.
Lo scorso fine settimana ho avuto l’opportunità di partecipare insieme a due amici all’European Youth Event (EYE). L’EYE è un evento che si svolge ogni due anni al Parlamento europeo di Strasburgo e riunisce giovani da tutta l’Unione europea e dal mondo, per condividere e dare forma a nuove idee sul futuro dell’Europa. Quest’anno per la prima volta, in migliaia di giovani ci siamo incontrati il 14, 15 e 16 ottobre a Santander (Spagna) e online. L’EYE è stato co-creato e realizzato da ragazze e ragazzi tra i 16 e i 30 anni, che hanno proposto attività interattive e artistiche. Nel corso di un fine settimana, si sono tenute tavole rotonde, conferenze, workshop e molte altre attività incentrate sul ruolo di noi giovani in Europa e su come rendere la nostra generazione più rappresentata nei processi decisionali europei, oltre ad attività culturali e ricreative come l’European Youth Parade, il tour della città di Santander o le lezioni di surf. I temi trattati sono stati numerosi e attuali come ambiente e cambiamento climatico, sport, inclusione, volontariato, politiche migratorie e molto altro. È stata un’opportunità unica per ispirarsi a vicenda e scambiare le proprie opinioni con esperti, attivisti e decisori politici. Una delle sensazioni costanti che ho avuto è stata quella di trovarmi insieme a moltissime persone diverse tra loro per lingua e cultura, ma unite dagli stessi ideali come accoglienza, rispetto reciproco e uguaglianza.
Durante un dibattito riguardante l’integrazione reale delle persone rifugiate nei nostri paesi, abbiamo preso atto che molte problematiche e relative soluzioni per migliorare la situazione, erano comuni a tutti i partecipanti, ma quello che manca attualmente è un piano solido, funzionante e condiviso da tutta l’Unione europea che favorisca il complesso meccanismo di integrazione e il rispetto della persona. Ci siamo resi conto che il legame che unisce le nostre idee e le decisioni prese dai nostri rappresentanti politici è spesso molto debole o inesistente. E ci siamo promessi che faremo tutto il possibile per mantenerci in contatto e partecipare attivamente al dialogo tra giovani europei. Questa promessa è una forma di cittadinanza attiva, un esempio di partecipazione che mi porta a pensare come alle volte sia semplice valorizzare le nostre idee e trovare dei punti in comune con persone molto distanti e diverse da noi, anche se ci sembra molto complicato. Inoltre, credo sia essenziale prendere coscienza che insieme è più facile risolvere problemi comuni.
Un altro tema che mi sta molto a cuore è quello dell’ambiente, in particolare ho partecipato ad una sessione sulla “green mobility”. Ho scoperto che il 75% degli studenti sceglie di raggiungere la destinazione Erasmus in aereo, cercando di beneficiare di viaggi aerei molto economici e convenienti rispetto ad alternative più ecologiche come treni e autobus che spesso sono più costose e richiedono più tempo. L’aereo “domestico” è la forma di viaggio più dannosa per il clima: gli aerei emettono enormi quantità di CO2, ossidi di azoto e vapore acqueo. Sono essenziali viaggi in treno, autobus e mare più economici invece di sovvenzioni per i viaggi in aereo; migliori collegamenti ferroviari ad alta velocità e reti di treni e autobus più integrate in tutta Europa. Inoltre, reti più accessibili e adatte ai viaggiatori disabili aiuterebbero tutti i cittadini europei a fare scelte di viaggio più sostenibili. Per questi motivi ho firmato una petizione su Action Network per chiedere ai responsabili politici di Erasmus+ di aumentare il sostegno agli studenti da 50 a 250 euro e fino a 7 giorni di sostegno individuale per viaggi più ecologici.
Molto interessante è stato un workshop riguardante il distacco tra le persone che vivono nelle zone rurali e le istituzioni europee. Un workshop realizzato in modo divertente e dinamico che ci ha permesso di entrare nei panni dei diversi individui, protagonisti di un confronto sul Patto rurale europeo. Infatti, ognuno di noi ha dovuto interpretare un personaggio; la persona o l’ente assegnato era in qualche modo coinvolto nella storia come l’allevatore che accudisce i propri animali o l’autorità incaricata per sostenere gli obbiettivi condivisi del Patto rurale europeo. Tramite un confronto verbale ci siamo disposti nella stanza a seconda delle idee comuni o contrastanti, interpretando le nostre parti come in una rappresentazione teatrale. Anche in questo caso, oltre ad esserci divertiti parecchio, abbiamo sottolineato un divario tra decisori politici e cittadini e proposto idee per avvicinare i giovani delle zone rurali alla politica. Informazione, educazione, associazionismo e partecipazione sono alcune delle parole chiave che riassumono questa sessione.
Le sei organizzazioni giovanili europee[1] incaricate di organizzare EYE Santander 2022 sono state la macchina che ha reso possibile la realizzazione dell’evento e con i loro volontari si sono occupati di pianificazione, accoglienza, pulizia e tempo libero. La scelta di un EYE a Santander non è stata casuale, infatti questa città cosmopolita, capoluogo della Cantabria che si affaccia su una bellissima baia, è un centro universitario affollato tutto l’anno da giovani. Una città facile da vivere a piedi, in bicicletta e servita da bus giornalieri e notturni, di cui noi tutti, partecipanti dell’EYE potevamo usufruire gratuitamente. Oltre ai mezzi di trasporto potevamo usufruire di altre agevolazioni, come la visita al nuovo Centro culturale Botín inaugurato nel 2017, che esprime a pieno il nuovo concetto di arte e architettura contemporanea e che ospita opere e sculture importanti come quelle del messicano Damián Ortega. Una città viva, ben servita, con ottimo cibo, bevande e con baie mozzafiato che ben si adattano allo sport simbolo della regione: il surf! Proprio il surf è stata una delle attività in programma più apprezzata da noi e da gran parte dei partecipanti. Una lezione mattutina, a cui hanno partecipato più di 70 persone tra cui, insieme a 11 giovani non vedenti, anche Aitor Francesena e Guillermo Carracedo, rispettivamente campione del mondo e campione europeo di surf adattato, una disciplina che permette anche a persone non vedenti o con altre disabilità di esprime al meglio le proprie capacità in mare. Sebbene il poco tempo passato insieme a loro, questo momento di sport condiviso è stato per me prezioso: vedere come alcune persone con diverse problematiche fisiche, aiutati minimamente dagli istruttori, riescono a cavalcare l’onda con facilità e disinvoltura mi ha mostrato che con la giusta spinta si può arrivare lontano nonostante le difficoltà. Per di più, questi ragazzi sono stati da esempio e mi hanno permesso di riconsiderare, in maniera positiva, degli atteggiamenti pessimisti che spontaneamente adotto davanti alcune situazioni di disagio.
In conclusione, l’EYE è stato un’occasione unica di incontro, dibattito e sport; ha unito migliaia di persone sotto la stessa bandiera nonostante le diversità; ci ha permesso di far sentire la nostra voce all’Europa e al Mondo e di urlare insieme che: “Noi giovani siamo il futuro e soprattutto siamo il PRESENTE!”.
Queste sono alcune delle parole che voglio portare con me durante il mio anno di servizio civile, nella consapevolezza che anche con i piccoli gesti si può fare la differenza.
Danilo Basto, Casco Bianco con FOCSIV a Quito, Ecuador.
Fonti:
https://european-youth-event.europarl.europa.eu/en/
https://www.eyesantander.org/agenda/
[1] Erasmus Student Network Spain (ESN), Jóvenes del Consejo Federal del Movimiento Europeo (CFEME), Talento para el Futuro, Federación de Asociaciones Europeístas y Federalistas de España (JEF España), Equipo Europa e Consejo de la Juventud de España.