ORGANIZZARE UN EVENTO: PIÙ FACILE A FARSI CHE A DIRSI

No, non ho sbagliato a scrivere. É proprio cosi!Quando la mia responsabile, mi ha detto che avrei dovuto rappresentare Caritas nel comitato di organizzazione della seconda edizione della Settimana della Solidarietà in Ecuador mi é preso un colpo.
Sono andata alla prima riunione con l’ansia di quando ti presenti all’esame di diritto privato e pensi di non aver studiato abbastanza. Mi sono ritrovata seduta ad un tavolo con rappresentanti dell’UNHCR, del programma di volontariato dell’ONU, di uffici pubblici dello Stato e di molte organizzazioni internazionali che mi facevano sentire ancora di piú un pesce fuor d’acqua; ma mi sono consolata quando sono arrivate le tre volontarie francesi che si trovavano nella mia stessa situazione. E cosi, alla prima riunione, ne sono seguite tante altre per 3 mesi.
É stato faticoso e stressante: invitare piu organizzazioni possibili, farsi venire le idee per riempire una settimana intera di eventi, trovare i soldi, dividersi i compiti e coordinarsi, curare la pubblicitá e la comunicazione, trovare contatti per fare interviste e poi andare a farle! Ma é stato anche divertente. Abbiamo fatto degli errori e abbiamo riso di noi stessi, ci siamo raccontati, confrontati, ci siamo conosciuti e abbiamo fatto amicizia. E in un batter d’occhio eravamo giunti al 16 Settembre e stranamente era tutto pronto per la Conferenza Stampa. Finita la conferenza, eravamo tutti li con la nostra maglietta bianca della settimana e ci guardavamo tra di noi: la prima era andata. E anche bene.
É cosi é stato per tutta la settimana. Giorno dopo giorno cancellavamo impegni dalla lista e ci sentivamo un po piu leggeri. E siamo giunti alla domenica. Il giorno finale. Il giorno piu impegnativo. L’evento é stato nel centro storico di Quito; ci siamo divisi per tematiche e ogni tematica aveva il suo stand e la sua attivitá di sensibilizzazione, di promozione o di svago e ricreazione; ma eravamo un po una grande famiglia e tutti collaboravano a tutto.
E, cosa che non mi aspettavo, c’era molta gente. I sorrisi felici dei bambini dopo essersi fatti la foto e aver ricevuto il proprio palloncino in regalo; le facce pensierose delle persone che participavano alla sensibilizzazione sulla tratta di esseri umani e i loro messaggi semplici ma profondi lasciati su delle manine colorate; le facce concentrate dei ballerini di salsa e gli sguardi ammaliati di chi li guardava fare piroette.
E poi lo sguardo di soddisfazione dei bambini di un quartiere povero di Quito che cantavano sul palco la loro prima canzone inedita: questo era il segno che ce l’avevamo fatta!
É stato emozionante, é stato divertente, é stato impegnativo.
E a fine evento, nel momento di abbraccio collettivo eravamo tutti soddisfatti della riuscita, ma tutti un po’ tristi. Dopo 3 mesi di lavoro insieme, di email e telefonate, ora era finito tutto. Ed é stato in quel momento che qualcuno ha proposto una cena di gruppo: l’italiano di turno ha rilanciato con la pizza e ci é tornato il sorriso a tutti. Tutto questo é Solidarietá!