Piegare la politica commerciale europea alla riammissione dei migranti
Fonte immagine https://blog.nextias.com/generalised-system-of-preferences
Ufficio Policy Focsiv – Nella settimana della tragedia di Crotone si prevede un nuovo Consiglio europeo per riprendere in mano la politica dell’Unione europea riguardo gli sbarchi dei migranti, dopo quello che si è tenuto già all’inizio di Febbraio (approfondimento QUI).
La lettera inviata dalla premier Meloni alle istituzioni europee chiede di accelerare le misure già decise e in particolare “È fondamentale e urgente adottare da subito iniziative concrete, forti e innovative per contrastare e disincentivare le partenze illegali, ricorrendo anche a urgenti stanziamenti finanziari straordinari (quindi soldi della cooperazione, ndr) per i Paesi di origine e transito affinché collaborino attivamente” (Per approfondimento QUI ).
Nonostante l’accenno a corridoi umanitari e all’offerta di canali migratori regolari, nulla suppone un cambio di rotta rispetto a quanto l’Unione e l’Italia stanno portando avanti da anni, ovvero il rafforzamento delle frontiere e il contenimento delle migrazioni nei paesi di partenza. Anzi si sta procedendo con l’uso strumentale di altre politiche ai fini della restrizione dei flussi migratori. Oltre all’utilizzo della politica di cooperazione allo sviluppo, c’è una proposta della Commissione, su mandato del Consiglio europeo, di piegare anche la politica commerciale a fini migratori.
Un gruppo di ONG, tra cui Caritas Europe (a cui fanno riferimento CIDSE e Focsiv), ha firmato una lettera per chiedere al Consiglio europeo di riconsiderare questo orientamento e di non condizionare la politica commerciale, in particolare il denominato sistema delle preferenze generalizzate, alla stipula di accordi di riammissione dei migranti nei paesi di origine. QUI il testo originale
Il sistema delle preferenze generalizzate è un regolamento dell’Unione europea che prevede la concessione di una trattamento preferenziale nell’accesso al mercato unico europeo, dazi zero all’entrata dei prodotti esportati da paesi a medio e basso reddito. E’ una politica commerciale di apertura per aiutare i paesi a commerciare di più con l’Europa e quindi ad aumentare le prospettive di reddito da esportazioni. Per una descrizione del sistema si legga QUI
Lettera congiunta delle ONG: Eliminare il riferimento alla riammissione come condizione nella bozza di riforma dell’SPG
Ai Membri del Consiglio dell’Unione europea
27 febbraio 2023
RE: Eliminare il riferimento alla riammissione come condizionalità nel progetto di riforma dell’SPG
Gentile membro del Consiglio,
Le scriviamo nel contesto del trilogo in corso sulla riforma del Sistema di preferenze generalizzate (SPG) dell’UE per sollecitare i membri del Consiglio a riconsiderare e abbandonare la proposta di condizionare le preferenze commerciali per i Paesi beneficiari dell’SPG alla loro cooperazione in materia di migrazione e riammissione con l’Unione europea (UE).
Il quadro dell’SPG mira a promuovere lo sviluppo sostenibile nei Paesi non appartenenti all’UE attraverso un sistema di incentivi e disincentivi, legati al rispetto da parte di tali Paesi dei diritti umani, compresi i diritti del lavoro, e degli standard di protezione ambientale.
Sia nell’ambito dell’attuale sistema SPG che nella proposta della Commissione per un nuovo sistema, i benefici “Tutto tranne le armi” (EBA) e l’SPG standard sono concessi automaticamente, rispettivamente, ai Paesi meno sviluppati e ai Paesi a basso e medio reddito, senza alcun obbligo da parte loro. Possono essere revocati se i beneficiari risultano in grave violazione di elementi chiave delle convenzioni fondamentali sui diritti umani e del lavoro (condizionalità negativa). Solo l’SPG+ viene concesso ai Paesi in via di sviluppo vulnerabili a condizione che ratifichino e attuino effettivamente una serie di convenzioni internazionali in materia di diritti umani, lavoro, ambiente e governance (condizionalità positiva).
La proposta della Commissione europea, sostenuta dal Consiglio all’articolo 19 (1) c, rappresenta un netto allontanamento dagli obiettivi dell’SPG dell’UE e dai valori fondamentali dell’UE. Essa renderebbe di fatto la conclusione e l’applicazione degli accordi di riammissione l’unico obbligo “positivo” per l’EBA e i benefici standard dell’SPG, mentre non vi è ancora alcun obbligo positivo, ad esempio, di ratificare le convenzioni sui diritti umani e del lavoro. Inoltre, la cooperazione per la riammissione sarebbe l’unica condizionalità non legata alle pratiche commerciali eque o allo sviluppo sostenibile basato sui diritti umani.
Le organizzazioni sottoscritte nutrono gravi preoccupazioni al riguardo, in quanto:
– È controproducente: impedirebbe ai Paesi di beneficiare di accordi SPG che possono promuovere efficacemente la protezione dei diritti umani e alleviare la povertà, la repressione e il malgoverno, condizioni che possono indurre le persone a pensare di non avere altra scelta se non quella di lasciare le proprie case e che sono le cause principali della migrazione forzata. Sebbene affrontare queste cause sia una priorità per l’UE, le modifiche proposte metterebbero a rischio uno strumento politico efficace per affrontarle: le preferenze commerciali che sostengono lo sviluppo sostenibile nei Paesi terzi;
– È discutibile che possa essere conciliata con le regole dell’OMC: l’introduzione di una condizionalità legata alla riammissione non è motivata né dai diritti umani né dagli obiettivi di sviluppo sostenibile, e potrebbe non essere in linea con le disposizioni dell’OMC che consentono trattamenti differenziati e più favorevoli;
– è incoerente con il quadro generale degli accordi SPG: non vi è alcun collegamento tra le politiche di riammissione e lo sviluppo sostenibile, da cui derivano tutte le condizionalità positive e negative dell’SPG. La revisione dell’SPG dovrebbe concentrarsi sull’importanza di promuovere la ratifica e migliorare l’effettiva attuazione delle convenzioni elencate, piuttosto che su un approccio punitivo basato sul ritiro delle preferenze tariffarie;
– renderà il sistema SPG meno efficace: l’obiettivo del regolamento SPG è promuovere il rispetto degli standard dei diritti umani e sostenere lo sviluppo in cooperazione con i Paesi terzi; introducendo la questione controversa della riammissione in questo contesto, lo spazio per ottenere progressi sugli standard dei diritti umani, sugli obiettivi del cambiamento climatico e sugli obiettivi di sviluppo sostenibile si ridurrà e la credibilità dell’UE nel difendere questi standard a livello globale sarà ridotta;
– mette a rischio il partenariato con i Paesi terzi: l’uso improprio del quadro SPG per costringere i governi, compresi quelli dei Paesi meno sviluppati, a fare concessioni su una questione politicamente sensibile, a causa, tra l’altro, del contributo significativo che le rimesse danno alla loro economia, metterà a rischio i partenariati che sono stati sviluppati e incoraggerà i governi dei Paesi terzi a cercare altrove la cooperazione economica e allo sviluppo.
La revisione del regolamento SPG è un’importante opportunità per l’UE di rafforzare il contributo del commercio allo sviluppo sostenibile, che è strettamente legato alla riduzione della povertà, ai diritti umani, ai diritti del lavoro e alla protezione dell’ambiente. Mantenere una chiara attenzione su questo obiettivo è fondamentale in un momento di crisi multiple e interconnesse, come quella alimentare e quella climatica, che stanno avendo effetti devastanti sui Paesi in via di sviluppo.
Esortiamo pertanto il Consiglio a tutelare la coerenza del sistema SPG e a sostenere l’eliminazione del riferimento all’obbligo di ottemperare alla riammissione dall’articolo 19 (1)c o da qualsiasi altro paragrafo operativo della proposta di regolamento, come giustamente proposto dal Parlamento europeo.
ACT Alliance EU, Amnesty International*, Anti-Slavery International, Brot für die Welt, CARE International, Caritas Europa. Caritas International Belgium, Churches Commission for Migrants in Europe, Clean Clothes Campaign – International Office, 11.11.11 – Coalition For International Solidarity, Belgium*, CSW, Danish Refugee Council, European Network Against Racism (ENAR)*, European Council on Refugees and Exiles (ECRE), European Evangelical Alliance, European Trade Union Confederation (ETUC)*, GSP Platform, Human Rights Watch. International Federation for Human Rights (FIDH), International Federation of ACAT (FIACAT), Migration Policy Group, Terre des hommes Deutschland e.V., Quaker Council for European Affairs (QCEA), Oxfam