Promuovere i diritti a Dar Es Salaam
Il progetto dei Corpi Civili di Pace nel quale faccio servizio, “Coscientizzazione ai Diritti Negati delle Persone con Disabilità in Tanzania“, ha come obiettivo generale quello di accrescere la consapevolezza delle persone con disabilità, dei loro familiari e della società tutta sui diritti, attraverso azioni di ricerca e sensibilizzazione nella città di Dar Es Salaam, in particolare nel distretto di Kinondoni. La Repubblica Unita di Tanzania ha ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (UNCRPD) nel 2008, ed è stato emanato nel 2010 il Disability Act, all’interno del quale sono contenuti i diritti che spettano alle persone con disabilità e le linee guida per l’applicazione delle leggi contenute in questo documento stesso. Leggi sulla disabilità sono inoltre presenti già nella Costituzione del 1977.
La presenza di leggi specifiche, tuttavia, non implica che queste stesse leggi vengano applicate. Inoltre, come abbiamo avuto modo di renderci conto in questi mesi, non sempre queste leggi sono conosciute dalle persone con disabilità e dai loro familiari, motivo che espone questi soggetti ad un maggior rischio di vulnerabilità, emarginazione, e dinamiche conflittuali all’interno della società. Ed è proprio su questo aspetto che con il nostro progetto ci proponiamo di andare a lavorare.
Per quanto riguarda le attività di ricerca e monitoraggio previste, dopo i primi mesi di studio e predisposizione di un questionario sui servizi e la consapevolezza relativa ai propri diritti da somministrare alla popolazione locale, dopo innumerevoli passaggi presso gli uffici governativi della città di Dar Es Salaam, siamo finalmente riuscite ad avere l’autorizzazione da parte del governo stesso a procedere con la ricerca, autorizzazione sudata e tutt’altro che scontata.
A marzo abbiamo iniziato a somministrare il questionario presso famiglie di persone con disabilità nell’area di Mzimuni all’interno del quartiere di Kawe (Dar Es Salaam), presso cui si trova il Centro di Riabilitazione su Base Comunitaria Kila Siku – Antonia Verna.
A turno ognuna di noi si reca, insieme all’amministratrice del quartiere (che è una figura istituzionale, in quanto dipendente del Serekali, parola swahili per indicare il governo) e ad un operatrice locale volontaria del centro, a somministrare il questionario (su servizi territoriali per persone con disabilità e consapevolezza riguardo ai diritti) nelle case delle persone.
Ma è molto di più che un semplice questionario… è un incontro, è un sollevare insieme riflessioni, poiché già da alcune domande le caregivers, che sono soprattutto mamme e spesso sono sole, riflettono sui diritti che spettano ai loro bambini e di cui invece non usufruiscono, nella maggior parte dei casi proprio per mancanza di conoscenza. Talvolta, non è solo la mancanza di conoscenza di leggi sulla disabilità che impedisce a queste famiglie di chiedere servizi e cure adeguate per i propri figli, ma a priori una scarsa consapevolezza di essere titolari di diritti, come tutti lo siamo in quanto esseri umani, motivo per cui ci siamo rese conto che occorre non dare niente per scontato, nella nostra attività di monitoraggio, studio e in seguito sensibilizzazione, per quanto riguarda il delicato tema dei Diritti Umani.
E’ anche un momento in cui si promuove il centro Antonia Verna e i servizi erogati, che sono indirizzati a persone adulte e bambini con disabilità: fisioterapia e logopedia; ma anche al nucleo familiare ed in particolare ai e alle caregivers: consulenze psicologiche, consulenze relative alla nutrizione, ma anche formazione lavorativa e costruzione di gruppi (per esempio è iniziato un corso di cucito, a cui hanno aderito alcune mamme).
In linea con la mission e la vision del nostro Ente, Comunità Solidali nel Mondo, basata su un’idea di cooperazione come lavoro fatto con e insieme a, nel rispetto del contesto e della lingua locale, delle radici culturali e religiose, entriamo in queste case davvero in punta di piedi e con massima discrezione e delicatezza, parlando lo swahili (lingua che abbiamo studiato nelle prime settimane di permanenza in Tanzania) e ponendoci in primis in ascolto delle persone con cui interagiamo e delle loro storie.
Infatti, così come è importante per noi contribuire ad accrescere la consapevolezza delle persone con disabilità e delle famiglie riguardo ai propri diritti nei quartieri di Dar Es Salaam all’interno del distretto di Kinondoni che abbiamo individuato come target (Kawe, Mikocheni, Bunju, Mbezi Juu), è altrettanto importante per noi volontarie il metodo che utilizzato nelle varie attività per raggiungere questo obiettivo: un metodo in netta contrapposizione con il passato coloniale di questo paese, basato sulla sostenibilità e sull’empowerment della comunità locale, protagonista dei processi di sviluppo in un’ottica di acquisizione di indipendenza.
I dati che emergeranno da questa ricerca saranno fondamentali per comprendere e analizzare le condizioni di vita delle famiglie di persone con disabilità e grado di consapevolezza sui diritti. Anche sulla base dei dati, indirizzeremo le attività di sensibilizzazione e coscientizzazione.
L’autorizzazione governativa di svolgere una ricerca che ci permette di entrare dentro le case ha numerose implicazioni: in primis che le istituzioni, con le quali il rapporto non è sempre semplice, approvano e comprendono l’importanza del lavoro che è portato avanti da COMSOL, e, per quanto riguarda questo progetto nello specifico, emerge l’interesse da parte del governo stesso sul tema della disabilità, e l’importanza della raccolta dati sui servizi specifici nel territorio di Dar Es Salaam, dati che poi noi condivideremo con le istituzioni.
Dunque, questa approvazione è un atto di fiducia nei nostri confronti da parte del governo tanzaniano e un primo piccolo, ma importante, passo nel percorso di acquisizione dei diritti delle persone con disabilità in questo paese.
Prisca Santarelli, Volontaria dei Corpi Civili di Pace in Tanzania con COMSOL