Regole internazionali obbligatorie su multinazionali e diritti umani: al via la discussione in Italia
Nel 2011 l’ONU, a conclusione di un dibattito intergovernativo sul ruolo del settore imprenditoriale negli scenari globali e delle regole di responsabilità legale alle quali le grandi corporations dovrebbero essere vincolate, ha elaborato i Principi Guida su Imprese e Diritti Umani (Guiding Principles Business HR_EN)
Tale dispositivo, esclusivamente volontario, è considerato da diversi stati membri delle Nazioni Unite assolutamente insufficiente sul terreno del rapporto tra business e diritti umani. Per questo nel 2014 è stato istituito in seno al Consiglio dei Diritti Umani il Gruppo di Lavoro Intergovernativo delle Nazioni Unite (IGWG) sul tema, con mandato di elaborare una regolamentazione vincolante delle imprese trans-nazionali (TNCs) , e delle altre imprese private, in relazione ai diritti umani e alle norme che li sanciscono. Un grande passo in avanti per colmare un vuoto politico e giuridico internazionale, per regolare in modo obbligatorio il comportamento delle multinazionali che minacciano i diritti umani e l’ambiente.
Dopo due sessioni a Ginevra per la preparazione di un nuovo strumento vincolante , l’IGWG è giunto ad una fase cruciale. Il prossimo 23 ottobre 2017 si apre a Ginevra la terza sessione del Gruppo di Lavoro che mira all’obiettivo di trovare un accordo sulla bozza di testo messa a punto dalla presidenza dell’Ecuador, sulla base della riflessione propedeutica e dei molteplici contributi dei diversi attori coinvolti durante le due sessioni negoziali preparatorie del 2015 e 2016.
Nonostante sia stato istituito nel 2014, Il Gruppo di Lavoro rimane un’esperienza quasi del tutto sconosciuta in Italia. Non solo all’opinione pubblica, ma anche agli ambienti della politica e della società civile del nostro paese. Del resto, appare assai debole l’interesse dei mezzi di informazione a questo tema.
Va specificato che nel 2014 il governo italiano, al pari di tutti gli Stati membri dell’Unione Europea, votò contro la costituzione dell’IGWG su business e diritti umani. Appare plausibile, e necessaria, l’esigenza di aprire un dialogo pubblico sulla posizione dell’Europa – Italia compresa – in questo delicato ambito. La Costituzione italiana circoscrive sapientemente i limiti dell’azione imprenditoriale, che è chiamata a preservare il valore di pubblica utilità. Esiste dunque una stretta correlazione fra il processo diplomatico avviato a Ginevra e aspetti essenziali della vita degli Stati e delle persone. Nonostante sia stato istituito nel 2014, l’IGWG rimane un’esperienza
Se ne è parlato in un incontro promosso da Mani Tese, SID e Fondazione di Banca Etica, e sostenuto da FOCSIV e altre associazioni, il 4 Ottobre a Roma.
In questa occasione l’ambasciatore dell’Ecuador Guillaume Longue, Presidente del gruppo di lavoro intergovernativo (IGWG), ha dichiarato che “si tratta di ristabilire il controllo delle democrazie sugli attori privati più potenti, su un capitale senza regole”, su monopoli e oligopoli internazionali che non rispondono a nessuno delle loro azioni,e che invece devono dare conto delle loro operazioni perché impattano sulle persone e sull’ambiente.
Si tratta di ristabilire una gerarchia nei valori del sistema internazionale, mettendo l’etica al primo posto. I diritti umani vengono prima degli interessi privati e, anzi, anche gli interessi privati devono essere orientati al bene comune. Su questo Papa Francesco è stato molto chiaro nella Evangelii Gaudium e poi nella Laudato Sì, dove viene denunciata una economia che uccide e si sostiene l’importanza di regolare l’attività delle imprese in modo che siano responsabili verso il bene comune. Per cambiare il paradigma dominante fondato sul profitto nel brevissimo termine a prescindere dagli impatti sociali e ambientali, sostituendolo con la cura della casa comune.
Gli Stati hanno la responsabilità di proteggere i propri cittadini e in particolare le comunità più povere e vulnerabili. La comunità internazionale deve proteggere il nostro pianeta e le popolazioni con regolamenti ambiziosi sulle imprese.
Il Trattato dovrà stabilire responsabilità e vincoli sulle imprese multinazionali in modo che agiscano nell’interesse pubblico, contro abusi e devastazioni, perché l’auto-regolazione volontaria delle imprese non funziona. Questo non solo a livello nazionale ma anche internazionale: le imprese devono rispondere delle loro azioni extra territoriali. In questo modo il Trattato in via di negoziazione va oltre i principi guida stabiliti dalle Nazioni Unite che individuano indirizzi a cui le imprese si possono sottoporre in modo volontario.
Il Trattato deve essere pubblico, perché le regolazioni e gli arbitrati privati internazionali sono incompatibili con lo stato di diritto. I regimi internazionali del commercio e degli investimenti devono funzionare per i diritti umani e non contro.
Per tutti questi motivi ci serve un Trattato ONU obbligatorio sulle imprese multinazionali. Le vittime degli abusi devono poter accedere a corti internazionali e nazionali per poter difendere i propri diritti, ed avere adeguate compensazioni.
FOCSIV, insieme alle altre organizzazioni nazionali ed internazionali impegnate su questo tema, chiede che l’Italia, in sede di negoziati, si posizioni a favore di un Trattato vincolante per le imprese multinazionali, per garantire che il rispetto dei diritti umani prevalga sulla logica del profitto.
Vedi Legally Binding Instrument TNCs_OBEs , gli elementi del Trattato che verranno discussi nella terza sessione negoziale che si apre a Ginevra il prossimo 23 ottobre.
Per approfondimenti: