RIO 2016 , SPERANZE MIGRANTI: SPORT E RESISTENZA OLTRE LE BARRIERE
Poche altre attività sociali sono in grado, come lo sport, di creare quel miracoloso connubio di partecipazione ed inclusione sociale che è il cuore pulsante della socialità umana. L’impegno, la gioia, le vittorie e i risultati, ma anche il sudore, la fatica, le sconfitte e le delusioni: ciò che lo sport ci insegna è, prima di ogni altra cosa, imparare a misurarci con noi stessi, con i nostri limiti e le nostre insicurezze; e provare a sfidarli, quei limiti, provare con tutte le forze ad abbatterli con la tenacia della volontà e la fatica dello sforzo fisico.
Quest’anno, per la prima volta nella storia, alle Olimpiadi di Rio 2016 partecipa la Squadra Olimpica dei Rifugiati, composta da dieci atleti delle più diverse nazionalità – due provenienti dalla Siria, due dal Congo, cinque dal Sudan, uno dall’Etiopia – , tutti accomunati dalla stessa, tragica sorte: essere stati costretti a fuggire, a lasciare il proprio Paese a causa della guerra o di persecuzioni politiche. La medesima condizione di rifugiati, la stessa, drammatica situazione di chi ha dovuto lasciare tutto in fuga da guerre che non ha mai voluto, li ha portati in Brasile a gareggiare insieme, in rappresentanza non di una nazione ma di milioni di persone di diversa provenienza. La loro presenza è il simbolo, in carne e ossa, del valore inestimabile della resistenza: un monito di speranza lanciato al mondo intero, per dimostrare che la forza di volontà e il coraggio non conoscono confini, che la potenza della collettività è in grado di abbattere qualsiasi barriera; a dispetto di chi quelle barriere vuole tornare ad alzarle.
Conoscere le storie di People, Yolande, Yusra, Rami, Yiech Pur, James Nyang, Anjelina Nadai, Rose Nathike, Paulo e Yonas, e seguire la loro avventura olimpica, quindi, significa non solo svincolare il tema dei rifugiati dalle strumentalizzazioni politiche che troppo spesso ne trascurano – o volutamente ne omettono – la portata umanitaria internazionale, ma anche ribadire con forza che abbattere i muri dell’indifferenza è non solo possibile ma doveroso.
Questi straordinari atleti i loro limiti li hanno sfidati, sopravvivendo a situazioni drammatiche, superando ostacoli apparentemente insormontabili: accendiamo per loro una luce di solidarietà e di supporto, alle Olimpiadi di Rio 2016 tifiamo tutti per #TeamRefugees.