VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE IN PARTENZA PER IL MAROCCO
Fino a qualche settimana fa il Marocco era quasi esclusivamente percepito in occidente come un Paese di bei paesaggi e molta tranquillità. Complice la capacità della monarchia di fare trapelare solo notizie utili all’immagine turistica del Paese, quasi non ci si aspettava il fermento che invece sta attraversando anche questa nazione, seppure in modo meno grave rispetto a Tunisia, Egitto e soprattutto Libia.
Antonino Ferrara, Arianna Barindelli e Filippo Bolognesi, tutti e tre in partenza per il Marocco con il servizio civile internazionale con l’organismo socio Focsiv Progetto Mondo Mlal sono convinti che quello che vivranno sarà un anno fondamentale per la loro formazione personale e civile.
“Sono in fervida attesa di partire – dice Arianna Barindelli, 26 anni – sia per l’esperienza che il servizio civile racchiude in sé, sia per la voglia di vedere con i miei occhi e di vivere da vicino un Paese come il Marocco in un momento politico e sociale così importante. La mia preparazione al viaggio è quindi fatta di bagagli, saluti ma anche piena di letture sull’attualità marocchina”.
In Marocco i giovani Focsiv avranno la possibilità di essere testimoni privilegiati di questa “rivoluzione” dato che vivranno nel Paese per dieci mesi e “potremo quindi contribuire a raccontare ciò che sta succedendo, offrendo un altro punto di vista” continua Arianna.
“Credo che una delle cose più belle e importanti che noi volontari internazionali possiamo fare, non solo nel Maghreb ora, ma in generale, sia ascoltare le storie, i desideri, le richieste delle persone che incontreremo – dice Antonino Ferrara, 25 anni -. In Marocco, come in Egitto o in altri Paesi percorsi da movimenti di riforma e trasformazione, sarà interessante condividere con i giovani le loro aspettative e sogni, senza la saccenza o l’arroganza di chi viene da un luogo sviluppato. Noi volontari non andiamo a insegnare nulla, ma andiamo a scoprire, riflettere, lavorare con i ragazzi del posto: forse il nostro lavoro potrà essere un ulteriore stimolo ad impegnarsi e lottare per il cambiamento della loro comunità”.
Per Filippo Bolognesi “l’insegnamento da trarre da quanto sta accadendo in Maghreb é che i cambiamenti sono ancora possibili al giorno d’oggi, anche in occidente. É difficile, e ci sono dei prezzi da pagare, ma se si vuole si può fare”.
Come ricorda Antonino “di fronte a giovani che danno la vita per la dignità e il rispetto del loro popolo, credo che ci si debba solo inchinare, riflettere e ammettere che avevamo sbagliato nel considerare i ragazzi arabi come possibili-terroristi-barbuti-tagliagole: sono giovani che chiedono libertà, rappresentanza, lavoro, insomma niente di più di quanto chiedevano i nostri nonni e niente di meno di quanto potremmo sperare per noi stessi”.