VOLONTARIA TRA I VOLONTARI
«Nel lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale, l’essere umano esprime e accresce la dignità della propria vita». Papa Francesco; Evangelii Gaudium, 2013
Tra le varie cose mi è rimasta particolarmente impressa la forza, fisica e d’animo, della Senhora Conceição, madre di 3 figli a cui è destinata una delle 16 nuove case. Una donna minuta, alta circa 1 metro e 60 centimetri: instancabile. Non c’era mansione che si rifiutasse di fare, ha lavorato senza tregua per costruire la sua casa e quella della vicina.
Questo progetto, per la sua breve durata, non mi ha permesso di vedere una casa conclusa (avverrà solo tra qualche settimana). Tuttavia ho capito che gli edifici sono soltanto il prodotto finale che tutti possiamo vedere e toccare. Dietro a quelle case e, soprattutto, dentro quelle case c’è molto di più. C’è lavoro di squadra, c’è intercambio culturale (quest’anno tra tre culture diverse, irlandese, brasiliana e italiana), ci sono lacrime, sorrisi, risate, balli e musiche; ci sono vite, famiglie numerose, speranza, impegno e valori comuni.
Nella cerimonia di consegna delle chiavi, avvenuta l’ultimo giorno, nell’emozione generale è emerso tutto questo. Si sono percepite gioia e gratitudine.
L’esperienza non si è conclusa con il semplice lavoro fisico. Siamo entrati in contatto con diversi aspetti della realtà dell’Ilha e di Parnaíba.
Abbiamo approfondito l’aspetto del turismo sostenibile; delle problematiche ambientali, quali la desertificazione; e socio-economiche, legate ad esempio ai catadores de lixo (raccoglitori di rifiuti). In alcuni casi si tratta di realtà scioccanti. Durante la visita alla discarica, il lixão, Adilson, la nostra “guida” (un catador de lixo di 22 anni precedentemente beneficiario del progetto) ci ha raccontato la vita in quella realtà. È emerso che vi lavorano tra le 250 e le 300 persone. In una buona giornata di lavoro Adilson arriva a guadagnare 10-12 reais (quasi 4 euro). Un chilo di plastica viene pagato 40 centesimi di real (circa 12 centesimi di euro). Mentre venivano illustrati la lealtà e il rispetto che caratterizza i catadores, da parte mia cercavo di trovare un senso a quella realtà, alle condizioni di vita di quei lavoratori che lavorano 7 ore al girono sotto il sole equatoriale, con scarse (quando esistenti) condizioni igieniche, senza una valida alternativa di guadagno.
Passando al tema della desertificazione invece, durante la visita alle dune di sabbia (nel contempo risorsa turistica e problematica per la comunità locale) è stato toccante raggiungere il punto preciso in cui 10 anni fa si trovava l’abitazione della nostra guida. Un’intera comunità ha dovuto abbandonare la propria casa a causa dell’avanzamento delle dune. Oggi quell’area è un vero e proprio deserto.
Questi momenti di conoscenza del territorio e delle realtà locali sono stati lo spunto per interessanti momenti di riflessione e condivisione.
In questi mesi di servizio, e con questa parentesi, ho avuto modo di comprendere a fondo un’espressione che mi era stata suggerita qualche tempo fa: “Fai con quello che hai”. Nel nordest del Brasile, spesso i mezzi a disposizione sono molto limitati e di primo acchito può sembrare impossibile raggiungere un risultato. Certi beni e servizi che in Italia riterrei essenziali e scontati, non lo sono in questa realtà. Diventa, quindi, necessario fare un passo indietro e capire come risolvere le situazioni con i mezzi che si hanno a disposizione, ridefinendo ciò che è prioritario e ciò che è la “normalità”.
Concludendo con un’espressione brasiliana, vorrei dire «Viva i volontari!» e tutti insieme rispondiamo: «Viva»!