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Home News news Sviluppo Sostenibile Pellegrini di speranza per un mondo giusto e pacifico

Pellegrini di speranza per un mondo giusto e pacifico

Segreteria
10 Settembre 2025
News, news Sviluppo Sostenibile

Ufficio Policy Focsiv – CIDSE, di cui Focsiv è membra, assieme a Caritas Internationalis  e Pax Christi International, hanno lanciato l’8 Settembre in un webinar una potente dichiarazione congiunta dal titolo “Pellegrini di speranza per un mondo giusto e pacifico”. L’iniziativa è stata promossa da SCIAF, l’organizzazione scozzese membro della CIDSE e membro di Caritas Internationalis.

Pilgrims of Hope for a Just and Peaceful World: a joint Catholic statement – CIDSE

Al centro della dichiarazione c’è una profonda convinzione: “Non ci può essere vera pace senza giustizia climatica, e nessuna giustizia climatica senza pace“. Sottolinea che il collasso ecologico, i conflitti violenti e la povertà persistente non sono crisi isolate, ma “fili aggrovigliati di una minaccia globale condivisa. La dichiarazione congiunta sfida anche la logica dei sistemi orientati al profitto, come quelli dei combustibili fossili, delle armi e delle industrie finanziarie, che prosperano su “instabilità, disuguaglianza, estrazione incessante e clientelismo oligarchico”.

Il testo integrale della versione in italiano è disponibile qui sotto:

Roma, Bruxelles,
8 settembre 2025

Come rappresentanti delle reti cattoliche globali impegnate per la pace, la giustizia e la cura del creato, uniamo le nostre voci in vista della COP30 di Belém, in Brasile, per affermare una verità semplice ma urgente: non ci può essere vera pace senza giustizia climatica e non c’è giustizia climatica senza pace.

Le crisi intrecciate del collasso ecologico, la frammentazione dell’ordine globale e l’inesorabile povertà estrema non sono problemi paralleli, ma sono fili aggrovigliati di una minaccia globale condivisa. Non ci troviamo semplicemente di fronte a una crisi delle emissioni di gas serra, a una confluenza di conflitti di confine o di cicli di povertà regionali. Siamo di fronte a un’ondata di sofferenza di massa ora e di rischi di danni futuri, perpetuati da un sistema politico ed economico che rischia di crollare completamente. Lo stato in cui ci troviamo è “una conseguenza del rifiuto collettivo di pensare alle generazioni future” (Laudato Si’ 159), dell’avidità (LS9), della miopia (LS32) e che per essere superato ha bisogno di “una solidarietà nuova e universale” (LS14). Senza un’azione ora, le crisi intrecciate che il pianeta deve affrontare continueranno a perpetuarle, e potrebbero portare il pianeta verso la sua ora più buia, a meno che non ci sia un cambiamento di rotta.

Il cambiamento climatico sta già esacerbando i conflitti in tutto il mondo e questa è una tendenza pericolosa che si prevede si intensificherà con il continuo aumento delle temperature globali. L’aumento della frequenza e della gravità degli eventi estremi, insieme allo spostamento della disponibilità di risorse e alla resa inabitabile della terra, porteranno allo sfollamento forzato di massa delle persone. Ciò, a sua volta, rischia di destabilizzare ulteriormente le regioni vulnerabili e di esacerbare le tensioni esistenti. In questo contesto, l’azione per il clima non è solo un imperativo ambientale, ma anche una componente vitale della costruzione della pace globale.

Le crisi convergenti del cambiamento climatico e della sicurezza globale non solo sono collegate, ma nascono anche dalla stessa miopia, immoralità e logica difettosa. Per decenni, la ricerca del profitto sulle persone ha plasmato i sistemi globali, mettendo il potere nelle mani di coloro che beneficiano della distruzione e della divisione. I combustibili fossili, le armi e le industrie finanziarie, spinte da enormi motivi di profitto, hanno esercitato un’influenza sproporzionata sulla politica, distorcendo i processi democratici e ostacolando gli sforzi per la giustizia climatica e la risoluzione pacifica. Queste industrie prosperano sull’instabilità, la disuguaglianza, l’estrazione incessante e il clientelismo oligarchico, lasciandosi alle spalle terre bruciate, comunità distrutte e un mondo ferito.

Oggi ci troviamo di fronte a sfide comuni che derivano da una radice condivisa. Un sistema globale sempre più plasmato da interessi politici a breve termine e da una concentrazione di potere. Il processo decisionale è dominato da poche nazioni e attori privati, distanti dalle comunità più colpite dai conflitti e dai cambiamenti climatici. La visione fondante del multilateralismo del dopoguerra, in cui ogni paese – grande o piccolo che sia – ha avuto voce in capitolo nel plasmare la pace e il progresso, è stata dimenticata. Eppure il vero multilateralismo, come la natura stessa, dipende dall’equilibrio: proprio come ogni specie ha il suo ruolo nell’ecosistema, così anche ogni nazione ha lo stesso valore e voce nell’ordine globale. Il passaggio a un mondo “multipolare” in cui “il più forte fa il diritto” minaccia non solo la speranza di un futuro di pace, ma anche la nostra capacità collettiva di affrontare la crisi climatica. Il multilateralismo esige molto dalle nazioni potenti, soprattutto il coraggio di cedere il potere per il bene comune.

Ma così come queste crisi sono radicate nella stessa logica, possono essere superate attraverso valori condivisi. Il cammino da percorrere deve essere fondato sulla solidarietà dei popoli, sul bene comune della nostra casa comune e sul principio di sussidiarietà, assicurando che le decisioni siano prese il più vicino possibile a coloro che sono più colpiti. Soprattutto, dobbiamo sostenere l’opzione preferenziale per i poveri, assicurando che coloro che sono più vulnerabili siano i primi a ricevere sostegno, e abbiano il potere di guidare le politiche. Tradurre questi valori in azione significa reinventare i nostri sistemi globali, riformare le istituzioni finanziarie internazionali, porre fine ai sussidi ai combustibili fossili e dare priorità alle soluzioni guidate dalla comunità nelle strategie per il clima e la costruzione della pace. Significa mettere al centro la conoscenza indigena e il loro diritto a vivere in armonia con la loro terra, promuovere la giustizia del debito, ridurre gli esorbitanti bilanci militari e garantire una rappresentanza inclusiva ai tavoli decisionali, dall’ONU ai consigli locali. L’imperativo morale è chiaro, e gli strumenti sono a portata di mano. I principi senza tempo della Dottrina Sociale della Chiesa offrono non solo chiarezza morale, ma anche una guida pratica per costruire un mondo che sia pacifico e sostenibile.

Papa Leone XIV ci ricorda che la nonviolenza, sia come metodo che come stile, fornisce le basi per il modo con cui affrontiamo le sfide del nostro tempo. In questa luce, la nonviolenza attiva diventa una potente risposta alle crisi che abbiamo di fronte. Le comunità che resistono pacificamente alla deforestazione, si oppongono alle industrie estrattive e sostengono lo sviluppo sostenibile lo fanno con mezzi nonviolenti: organizzazione, azione legale e solidarietà internazionale. Questi sforzi, radicati nella giustizia e nel rispetto della dignità umana, sono essenziali per la trasformazione che perseguiamo. Preghiamo che i nostri leader ricordino questo spirito di nonviolenza nelle loro deliberazioni, ricordino gli orrori della guerra e cerchino di nuovo di mettere la ricerca nonviolenta della pace al centro dei loro impegni diplomatici, sapendo
che il futuro del pianeta dipende da questo.

Oggi alziamo le nostre voci per unirci a Papa Leone, ad altri leader religiosi e alle persone di buona volontà in coro per chiedere di fermare la marcia verso la guerra, invertire la rotta, rinnovare la nostra passione per la pace e credere di nuovo che un mondo pacifico è possibile; un mondo green è possibile; un mondo migliore è possibile.

Alistair Dutton, Caritas Internationalis
Josianne Gauthier, CIDSE
Martha Ines Romero, Pax Christi International

Tags: #cop30 #giustiziaclimatica #pace
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