BEATIFICAZIONE DI DON PINO PUGLISI: LA CEI RICORDA IL LABORATORIO GIOVANI FOCSIV 2008 A BRANCACCIO
In occasione della beatificazione di Padre Pino Puglisi, avvenuta il 25 maggio scorso, voluta da Papa Francesco per ricordare al mondo un uomo semplice che in nome di Dio si è scontrato con la Mafia, l’Ufficio problemi sociali ed il lavoro della CEI – Conferenza Episcopale Italiana, ha riportato l’iniziativa Focsiv del 2008, “Siamo tutti sulla stessa barca! Fai una scelta di stila, scegli la giustizia”. La partecipazione di oltre 100 giovani, coinvolti dalla stessa FOCSIV in collaborazione con il Socio COPE, fu accolta dal vescovo ausiliare di Palermo, Carmelo Cuttitta,dopo la breve commemorazione nel piazzale dove don Pino fu assassinato,con le seguenti parole: “La presenza di tanti giovani provenienti da varie parti d’Italia, qui in Sicilia, a Palermo e in particolare a Brancaccio, è una testimonianza di pace e di speranza.”
Per i giovani del Laboratorio Mons. Cutitta ha soprattutto un messaggio: “Costruire la società nell’ordinarietà, attraverso un lavoro paziente e costante, anche grazie al volontariato che in tutta Italia ancora oggi supplisce a tante mancanze delle istituzioni; e vivere concretamente da veri testimoni di speranza che si impegnano senza mai stancarsi per la costruzione di un mondo dove l’amore, la giustizia e la pace possano avere stabile dimora“.
Un’esempio di partecipazione attiva che parte dalle “periferie”, concetto più volte espresso in questi giorni dallo stesso Papa Francesco.L’importanza di partire proprio dalle periferie è stata ripresa anche pochi giorni fa da papa Francesco, che in visita nella comunità parrocchiale di via Sulbiate, zona Prima Porta, uno dei tanti quartieri della Capitale, ha sottolineato la loro utilità nel comprendere meglio la realtà, “partendo non più dal centro”.
La metodologia delle visite d’immersione nelle periferie, e la lettura della realtà dal locale al globale, è parte costitutiva della Metodologia del Viaggio della FOCSIV, e gli itinerari sono riportati nella Guide FOCSIV: Periferie del Mondo. Proposte di Viaggio.
L’iniziativa, seguì quella della Conferenza Europea Giustizia e Pace organzzata dalla Conferenza Episcopale Italiana che aveva posto nel parcheggio, dove era stato assassinato nel ’93 don Pino Puglisi, una lampada quale monumento alla memoria.
Un laboratorio itinerante, durato tre giorni, riuscito grazie alla collaborazione con COPE, socio FOCSIV che ha accompagnato i ragazzi da Catania fino a Mazara del Vallo. Un’esperienza che rientrava nell’ambito della campagna FOCSIV sugli obiettivi di sviluppo del Millennio, organizzato in collaborazione con gli Uffici della Conferenza Episcopale Italiana per i problemi sociali e il lavoro e per la cooperazione missionaria tra le Chiese, con l’Agesci (Associazione Guide e Scout cattolici italiani) e con il contributo del Ministero Affari Esteri – Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo.
Allora come oggi nelle diverse interviste in televisione, nei vari appuntamenti in memoria di Padre Puglisi, ci fu la testimonianza Pino Martinez dell’Associazione Intercondominiale di Brancaccio, Suor Carolina, che condivise con Padre Puglisi l’apertura del centro Padre Nostro, e dell’Arcivescovo di Palermo, Mons Paolo Romeo.
I ragazzi, in quei tre giorni, ebbero l’opportunità di conoscere dal vivo e di toccare “con mano” il duro lavoro di Padre Puglisi”, e di chi come lui aveva detto “NO” a quel sistema corrotto.
Tra i giovani che allora parteciparono al laboratorio, c’è Nancy D’Arrigo, una dei numerosi volontari di Cope. Dalla sua testimonianza emerge l’importanza di quanto ancora ci sia da fare, non solo nel “sud del mondo”. Riprendendo lo slogan di quelle tre giornate di cinque anni fa, la sua scelta di vita consiste nel mettersi nei “panni degli altri e modifica per il bene comune i propri comportamenti, una cosa che possono fare tutti, anche rimanendo a casa propria”.
Risuonano ancora attuali le parole dal vescovo ausiliare di Palermo, Carmelo Cuttitta. Ricordò di come Puglisi si concentrò sul problema della periferia, luogo da cui partire per contrastare la continua richiesta di “manovalanza” da parte della criminalità organizzata. “Costruire la società nell’ordinarietà, attraverso un lavoro paziente e costante,…; vivere concretamente da veri testimoni di speranza che si impegnano senza mai stancarsi per la costruzione di un mondo dove l’amore, la giustizia e la pace possano avere stabile dimora”.