Claudio Monici- Premio del Volontariato 2004
Il volontario vincitore si chiama Claudio Monici, candidato Avvenire
È nel gennaio del 1988 che Claudio abbandona per la prima volta la cronaca cittadina, viene inviato sulle montagne che uniscono l’Afghanistan al Pakistan, per seguire gli sviluppi del ritiro sovietico dal Paese e vi rimane per oltre due mesi. L’esperienza è stata decisiva, da quel momento ha compreso che il suo lavoro non sarebbe stato dietro una scrivania di una redazione in Italia, ma in quelle parti del mondo dove non ci sono occhi a raccontare gli eccidi, le stragi e le guerre. Si ritrova così a raccontare, non solo i semplici fatti e gli accadimenti, ma la vita delle persone, di tutti quegli esseri umani dimenticati. “Si possono dimenticare i nomi, quello sì,” – racconta Claudio Monici – “non sarebbe possibile ricordarli tutti, ma quello che non si dimentica mai sono gli occhi, che osservano, sorridenti, tristi, che ti chiedono, che ti stringono”.
Claudio Monici rappresenta quell’informazione che apre il suo sguardo sul mondo e sente il dovere di mostrare le immagini non raccontate, non viste e non ha paura di farlo. È un uomo che racconta la violenza e il dolore, ma anche capace di stupirsi, durante una visita in un campo in Sierra Leone, davanti al sorriso sul volto di un ragazzo di vent’anni con le braccia amputate. “Diventa difficile a volte pensare che il giornalista possa interferire nella storia, è una domanda che mi sono posto tante volte, cosa fare quando ci si trova davanti a persone che soffrono – si chiede Claudio – a cui puoi dare un minimo di benessere perché magari in tasca hai un biscotto, ma poi ti accorgi che la persona intorno a te non è una, ma sono mille, duemila, cinquantamila, è una domanda che rende difficile il lavoro che faccio”.