Igula è un villaggio fuori Iringa.

Se dovessi descrivere Igula con un colore, sceglierei il rosso: la terra che sfuma avvicinandosi al villaggio, il colore delle case fatte di fango, le guance del babbo di Martha la prima volta che gli ho rivolto la parola. Il colore del tramonto quando la pioggia finisce di cadere e il cielo si schiarisce. Se dovessi descrivere Igula con un suono, sceglierei quello della risata dei fratelli di Martha: si sentono già in lontananza quando ti vedono nel bajaji da lontano. Se dovessi descrivere Igula con uno stato d’animo, sceglierei la sorpresa: ogni cosa che vedi, ogni profumo che senti, ti riempie. Il vento che fa volare quella terra rossa in lontananza, gli occhi dei bambini al tuo arrivo, i girasoli che sembrano arrivare sino al cielo.

Martha è una bimba molto piccola, ha i capelli corti e il viso un po’ imbronciato. Non le piacciono tanto le persone che non conosce, non piange spesso, ma non ride neppure. La sua mamma è molto alta, ha il viso stanco e nella fronte alcune rughe leggere.

Non si intreccia mai i capelli come è solito fare qua, tiene i capelli corti. Mama Martha si impegna per essere una brava mamma, credo, ma spesso non le riesce molto bene. La sorella, la zia di Martha, dice che ha dei problemi. Quando Mama Martha si gira, lei ci fa i gesti con le mani per dire che è matta. Io non credo lo sia, credo solo che a volte viva in un mondo tutto suo, e spesso l’alcool facilita questo estraniarsi dalla realtà. Wende, la nostra nutrizionista, è molto severa con lei. Sa come comportarsi con ogni mamma e di cosa queste hanno bisogno per migliorare. Mama Martha non sembra avere grandi miglioramenti e di conseguenza anche la sua piccola continua a perdere peso. Ma Wende non ha mai mollato con lei, a costo di andare lì e ripetere la stessa identica cosa all’infinito, pur di cucinare lo stesso piatto per mesi. Nonostante la strada infinta, la stanchezza, la delusione. Wende sa che un giorno arriveremo li, e mama Martha sarà riuscita a cucinare il pasto nutriente che Wende le ha insegnato con cura e passione.

L’Africa Chiama non si limita a cucinare quel piatto ed andare via, cerca di sedersi, dedicare tempo, parlare, domandare, andare a fondo. Come per gli alberi non importa l’altezza della fronda ma la profondità delle radici, anche noi de L’Africa Chiama crediamo che non sia importante il risultato immediato ma il percorso attraverso cui creare basi solide su cui costruire il futuro. Perché si può sempre ricominciare, si può sempre recuperare. Non è mai troppo tardi.

Se dovessi descrivere Igula con una parola, sceglierei speranza. Perché io ci credo, perché L’Africa Chiama crede in un futuro migliore e cammina mano nella mano di ogni beneficiario per raggiungere quel futuro che all’inizio sembra così lontano. Anche nelle notti più scure, oltre quel nero c’è un’alba che ci aspetta, nulla impedirà al sole di sorgere ancora.

Se dovessi descrivere Igula con una associazione, sceglierei L’Africa Chiama.

Aurora Bertulli, Casco Bianco con L’Africa Chiama ad Iringa, Tanzania.