Dagli African Climate Dialogues alla COP27: più giustizia climatica
Ieri, lunedì 17 ottobre, è stato presentato il comunicato finale degli African Climate Dialogues in vista della COP27 sul cambiamento climatico (qui scaricabile African Climate Dialogues’ Communiqué – CIDSE). FOCSIV vi ha partecipato con CIDSE condividendo con i movimenti africani e le Chiesa locali alcuni principali messaggi da portare alla COP27 e che possono essere riassunti nella richiesta di una maggiore giustizia climatica. In particolare i principali messaggi presentati da Sua eminenza il cardinale Fridolin Besungu Ambongo della Diocesi di Kinshasa in Repubblica Democratica del Congo sono:
- la COP27 deve aprire il negoziato su perdite e danni (Loss&Damages) perché i paesi africani sono e saranno tra i più colpiti dai disastri climatici, dalle inondazioni alle siccità.
- La COP27 deve trattare le migrazioni e gli sfollamenti indotte dal cambiamento climatico nel quadro del negoziato sui perdite e danni, promuovendo politiche migratorie per la protezione dei migranti e per la loro inclusione sociale ed economica presso le popolazioni locali ospitanti.
- I paesi più ricchi devono adempiere al più presto ai loro impegni in termini di riduzione delle emissioni di gas serra e finanziamento per l’adattamento climatico e per le perdite e i danni. L’aiuto pubblico allo sviluppo deve aumentare per sostenere le popolazioni più vulnerabili. Gli aiuti devono essere addizionali e prevedibili, senza aumentare il debito dei paesi impoveriti.
- Il sistema economico mostra peccati strutturali che devono essere rimossi. Non è più possibile proseguire con la solita politica, il business as usual. Occorre trasformare il sistema ai fini della giustizia climatica, evitando false soluzioni fondate su un approccio tecnocratico.
Gli African Climate Dialogues sono stati una serie di 5 incontri online che ha riunito gruppi religiosi e della società civile, tra cui FOCSIV e CIDSE, dell’Africa e dell’Europa. Si è trattato di un’iniziativa programmata per affrontare le problematiche legate al clima nel contesto africano in vista della prossima conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si terrà a Sharm el-Sheikh, in Egitto, dal 6 al 18 novembre 2022. Ispirati dall’appello di Papa Francesco alla sinodalità (camminare insieme nel dialogo), questi dialoghi, tenutisi durante il periodo da luglio a settembre 2022, hanno riflettuto sulle realtà climatiche delle comunità africane più colpite e hanno discusso sulle priorità e soluzioni per ottenere risultati politici concreti alla COP27. I risultati di questi dialoghi saranno condivisi prima e durante la COP27 attraverso il comunicato congiunto presentato ieri, che sosterrà l’advocacy con una voce comune diretta ai governi a livello nazionale, livello regionale e internazionale. Di seguito si presenta una sintesi dei dialoghi avvenuti.
False soluzioni e il bacino del Congo – 19 luglio
La crisi climatica è il risultato dell’indifferenza e dell’incapacità di fornire soluzioni adeguate. Oggi vi è una crescente preoccupazione per il fatto che molte delle soluzioni climatiche proposte in Africa non proteggano e preservano l’integrità ambientale, né promuovano la resilienza climatica, ma continuino invece a minacciare le restanti risorse naturali del paese, in particolare quelle del bacino del Congo. Questa sessione si è incentrata sull’identificazione di varie forme di false soluzioni che causano distruzioni di foreste e biodiversità, insicurezza alimentare per le popolazioni impoverite, sfruttamento insostenibile di energia e minerali. I testimoni, provenienti da Congo, Mozambico, Nigeria e Sud Africa, hanno avuto l’opportunità di fornire un’analisi critica della situazione, e di condividere le loro storie su come queste false soluzioni al cambiamento climatico abbiano inciso sulla loro vita. A volte una soluzione sbagliata a un problema può condurre a un aggravamento dello stesso problema.
Sistemi alimentari, agricoltura e adattamento – 10 agosto
Il settore agricolo è diventato uno delle maggiori forze trainanti delle emissioni di gas serra e di uso intensivo della terra. L’agricoltura contribuisce infatti per il 19-29% alle emissioni totali di gas serra, ma questa non è l’unica preoccupazione, in quanto l’agricoltura è vulnerabile agli impatti dei cambiamenti climatici. Attualmente, milioni di persone nel Sahel e nell’Africa orientale sono colpite da una grave insicurezza alimentare. Inoltre, l’attuale sistema alimentare africano è ulteriormente minacciato dagli impatti della guerra in Ucraina che hanno messo in luce la profonda vulnerabilità dei paesi a basso reddito con interruzioni della catena di approvvigionamento e picchi dei prezzi alimentari. Le esperienze e le testimonianze di alcuni testimoni africani che hanno partecipato alla conferenza, hanno dimostrato che la sovranità alimentare attraverso la promozione dell’agroecologia offre soluzioni alla crisi climatica e può aiutare a trasformare i sistemi alimentari per far fronte ai cambiamenti climatici. In vista della COP27, è fondamentale dimostrare perché l’agroecologia dovrebbe essere inclusa come approccio fondamentale per sistemi alimentari non clima alteranti.
La finanza per il clima – 31 agosto
L’incontro si è concentrato sul tema “Climate Finance”, con particolare attenzione al ruolo del debito ecologico che i paesi più sviluppati hanno nei confronti dei paesi africani ed al differenziato accesso ai finanziamenti. I paesi africani che più soffrono per l’impatto del cambiamento climatico, pur avendovi contribuito molto poco, non hanno quasi altra scelta che chiedere prestiti per finanziare la mitigazione e l’adattamento climatico e sovvenzionare la ricostruzione e la ripresa dopo un evento climatico estremo. Questo perché i paesi e le élite del nord del mondo non hanno mai estinto il loro debito storico sociale ed ecologico verso i paesi africani, e hanno invece stabilito i meccanismi che hanno portato all’accumulazione del debito finanziario africano. Gli attuali impegni di finanziamento dei paesi ricchi per il clima non si avvicinano al soddisfacimento del fabbisogno stimato nei paesi del Sud, la mobilitazione dei fondi è molto precaria rispetto agli impegni assunti, i fondi mobilitati spesso si presentano in forme inadeguate e meno della metà dei finanziamenti stanziati viene effettivamente erogata. Vi è dunque una forte necessità di riconoscere il debito climatico che i paesi più benestanti hanno nei confronti di quelli meno abbienti per raggiungere gli obiettivi di finanziamento per il clima.
Perdite e danni – 8 settembre
Le perdite e i danni conseguenti agli effetti del cambiamento climatico si stanno riscontrando in ogni singolo paese del mondo, ma coloro che ne risentono maggiormente sono le persone più povere dei paesi meno abbienti dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina. Questo evento ha esplorato il concetto di perdita e danno, riflettendo su cosa significa dal punto di vista delle comunità colpite dagli impatti climatici, e offrendo una piattaforma per l’espressione di una visione chiara di ciò che deve accadere alla COP27: è indispensabile che la Conferenza delle Nazioni Unite stabilisca nuovi finanziamenti per sostenere le comunità colpite dai fenomeni climatici distruttivi, e il riconoscimento della responsabilità da parte dei paesi più ricchi del Nord del mondo.
Cambiamento climatico, migrazioni e sfollamenti – 15 settembre
Nell’ultima sessione dei dialoghi africani sul clima si è discusso su come affrontare le cause profonde degli sfollamenti ambientali e indotti dai cambiamenti climatici, dell’adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici e della protezione dei diritti umani delle persone sfollate. In vista della prossima Conferenza delle Nazioni Unite, l’incontro ha evidenziato l’importanza di elaborare i messaggi chiave di advocacy sottolineando le decisioni e le azioni coraggiose che le Parti dell’UNFCCC dovrebbero adottare per affrontare le cause profonde e gli impatti dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale sia sulle persone che sul pianeta, in particolare sui più poveri e vulnerabili, come donne e ragazze, bambini e giovani, persone con disabilità, comunità locali e indigeni. La testimonianza di diversi esperti all’incontro, come il caso degli sfollamenti in Uganda, ha sottolineato l’urgenza di trovare soluzioni tangibili sia per i migranti che per le popolazioni locali ospitanti, in modo da evitare tensioni e giuste condivisioni dei beni comuni. Si chiede che la voce dei popoli africani venga ascoltata e che durante la prossima Conferenza delle Nazioni Unite ci sia chiarezza e maggiori indicazioni per adottare misure che mitighino il fenomeno delle migrazioni e degli sfollamenti indotti dagli effetti del cambiamento climatico per garantire a tutti un futuro migliore.
Qui sono scaricabili le newsletter sui diversi incontri: African Climate Dialogues – Towards COP27 – CIDSE