FINANZA PER L’AGROECOLOGIA – “MAKING MONEY MOVE AGROECOLOGY!”

Ormai, è largamente riconosciuta l’urgenza e la necessità di una trasformazione radicale dei sistemi alimentari al fine di affrontare efficacemente le crisi sociali, economiche, sanitarie ed ecologiche convergenti. In questo senso, il potenziale dell’agroecologia nel trasformare i sistemi alimentari e renderli più resilienti, sostenibili e inclusivi è riconosciuto da un numero crescente di prove scientifiche.
Tuttavia, solo una parte marginale dei finanziamenti pubblici è dedicata all’agroecologia. Per promuovere e migliorare i finanziamenti all’agroecologia, CIDSE e il Centre for Agroecology, Water and Resilience (CAWR) della Coventry University hanno condotto una ricerca su come i canali di finanziamento offerti ai progetti agroecologici possano sostenere lo sviluppo di un sistema alimentare giusto.
FOCISV ha partecipato al webinar promosso dalla rete CIDSE (di cui è membra), che si è tenuto il giorno 19 aprile per discutere la questione della finanza per l’agroecologia. Durante il webinar è stato lanciato il nuovo policy briefing redatto da CIDSE e dal Centre for Agroecology, Water and Resilience (CAWR) “Making money move for agroecology – transforming development aid to support agroecology“.
Attingendo all’intelligenza collettiva dei principali agroecologisti e finanziatori, il policy briefing identifica dodici diverse aree di impegno della finanza per l’agroecologia per sostenere sistemi alimentari più giusti e sostenibili. Queste sono organizzate in cinque set di raccomandazioni.
- Impegnarsi in una riflessione iterativa e nell’analisi delle pratiche dei donatori/finanziatori
Il Policy Briefing infatti raccomanda che i donatori si impegnino in una valutazione continua per:
- esaminare e aumentare la quantità di fondi destinati all’agroecologia (si veda il Policy briefing precedente: “Finance for agroecology: more than just a dream?”)
- Esaminare il loro approccio al finanziamento, usando strumenti (come la tabella 1 contenuta nel Policy Briefing) per pensare criticamente alla natura degli approcci e dei programmi di finanziamento, e come questo si relaziona alla loro teoria di cambiamento. Questa analisi critica deve essere fatta con i piccoli agricoltori e le comunità contadine per radicarla nelle loro realtà e priorità; e deve essere socializzata attraverso comunità di pratica con donatori, esperti critici e altri attori che lavorano per ripensare e rimodellare il finanziamento dell’agricoltura.
- Trasformare le relazioni tra finanziatori e beneficiari
- Co-governance: rendere conto ai produttori di cibo, alle loro organizzazioni e ai loro movimenti stabilendo una governance partecipativa e multi-stakeholder delle agenzie di finanziamento, delle organizzazioni di donatori e dei progetti. Assicurarsi che ci sia una responsabilità reciproca tra donatori e beneficiari. Alcuni si riferiscono a questo come a un processo di co-governance.
- Processo decisionale partecipativo: stabilire e adottare modalità dirette e innovative per la effettiva partecipazione dei produttori di cibo – e più specificamente delle donne che producono cibo – e delle loro organizzazioni nella progettazione, realizzazione e valutazione di programmi e progetti. Questo può avvenire attraverso comitati consultivi, avendo donatori e comunità negli organi direttivi. Può anche essere fatto stabilendo agenzie finanziarie e sovvenzioni gestite dalle comunità stesse.
- Essere connessi ai luoghi e ai processi: le transizioni agroecologiche sono specifiche del luogo in cui avvengono e sono parte di processi politici e storici molto più ampi. I donatori devono essere consapevoli del contesto storico in atto. I donatori più efficaci risultano essere quelli maggiormente connessi ai luoghi a cui concedono i fondi, e che hanno sviluppato relazioni di fiducia a lungo termine con i beneficiari.
- Cambiare le modalità di finanziamento, le metodologie e gli obiettivi di erogazione dei fondi
- Decentrare l’accesso ai finanziamenti: concentrarsi su programmi di finanziamento su piccola-media scala attraverso le organizzazioni della società civile più vicine al territorio; le sovvenzioni su larga scala che sono spesso fatte attraverso grandi programmi di finanziamento sono per lo più inadatte alla scala delle iniziative e dei progetti di agroecologia. Più fondi devono essere assegnati a organizzazioni e reti di piccole-medie dimensioni della società civile – specialmente organizzazioni di piccoli produttori alimentari che lavorano a livello comunitario e territoriale. Occorre assicurarsi che il controllo sul processo decisionale e l’accesso ai fondi spetti a coloro che sono più direttamente coinvolti e meglio in grado di identificare le strategie per far fronte alle crisi attuali e future.
- Fornire finanziamenti a lungo termine: i processi di trasformazione si svolgono su lunghi periodi di tempo e richiedono impegni a lungo termine da parte dei donatori. Per esempio, un donatore rinomato fornisce fondi fino a 10-12 anni, utilizzando fasi di un processo a lungo termine che si sposta da interventi/progetti più contenuti a un approccio progettuale più olistico. Parte della sfida è far si che i donatori prevedano risultati a lungo termine (visibili in 10-15 anni), abbandonando l’approccio del finanziamento a progetti con attese di risultati concreti a breve termine (3-4 anni).
- Permettere una maggiore flessibilità: le transizioni agroecologiche sono complesse e sono meglio supportate da finanziatori che permettono flessibilità e adattamento durante il processo di concessione, in modo che i beneficiari possano rispondere ai problemi e alle opportunità emergenti.
- Valutare tutti i programmi di finanziamento attraverso una lente di equità: i programmi dovrebbero concentrarsi sull’affrontare esplicitamente l’ineguaglianza legata al genere, alla classe, alla casta, alla disabilità, all’etnia e ad altre dimensioni di discriminazione. Non riuscire a valutare il finanziamento attraverso una lente di equità esplicita, è molto probabile che acuisca l’ineguaglianza.
- Per quanto riguarda gli interventi a livello di azienda agricola, concentrarsi sul sostegno alla sua riprogettazione: gli interventi a livello di azienda agricola dovrebbero concentrarsi sulla riprogettazione dei processi, e non su piccole modifiche o sulla sostituzione dei fattori produttivi.
- Concentrarsi sui processi territoriali collettivi: passare dal supporto tecnico individuale al sostegno della trasformazione delle pratiche a livello di azienda agricola [e oltre] come parte di processi più ampi della società civile. Qualsiasi finanziamento volto a migliorare le pratiche dovrebbe essere incorporato in processi collettivi e sociali, fra i quali la ricerca partecipativa condotta dagli agricoltori, l’apprendimento peer-to-peer e i sistemi di sementi di comunità, le leggi consuetudinarie e le pratiche bioculturali, ecc. I programmi di finanziamento dovrebbero essere rivolti a più livelli di transizione, comprendendo più “domini di trasformazione”, con un approccio sistemico e integrato. Le transizioni a livello di azienda agricola dovrebbero essere integrate in un più ampio processo di trasformazione socio-culturale, economico e politico, e nell’organizzazione della società civile a livello territoriale.
- Concentrarsi su interventi “immateriali”, lavoro politico e costruzione di movimenti: questi processi sono vitali per una trasformazione nel lungo termine, ma sono spesso sottovalutati. Esempi: dialoghi politici; sensibilizzazione delle comunità e dei politici; scambi per la condivisione delle conoscenze; rafforzamento delle organizzazioni di contadini, di donne e di agricoltori, delle strutture cooperative; costruzione di sinergie nei finanziamenti tra ricerca, movimenti e pratiche; educazione agroecologica attraverso i centri di agroecologia; sostegno alle comunità di pratica e alle scuole di agroecologia; e investimenti nell’apprendimento intergenerazionale e interculturale.
- Assicurarsi che i produttori alimentari siano i protagonisti: i finanziamenti sono spesso guidati da “esperti”, attori istituzionali e politici. Le transizioni agroecologiche sono meglio abilitate attraverso finanziamenti che permettono il protagonismo dei produttori alimentari e delle loro organizzazioni, dove gli altri attori sono piuttosto “di supporto”. Occorre prestare particolare attenzione alle dinamiche di potere tra gli attori e all’interno delle comunità per assicurare che vengano applicate metodologie di cambiamento uguali per tutti e culturalmente appropriate.
- Rafforzare le organizzazioni di agricoltori e introdurre linee di bilancio che garantiscano direttamente loro e le loro iniziative – specialmente le organizzazioni guidate da donne, giovani e indigeni che forniscono cibo.
- Creare e adottare strumenti di misurazione e valutazione più appropriati
- Valutare e adattare i processi di monitoraggio e valutazione: sviluppare e/o lavorare con strumenti di misurazione e valutazione per l’agro-ecologia e incorporarli nei programmi per permettere di documentare le performances dell’agro-ecologia. Molti degli attuali approcci al monitoraggio e alla valutazione dei programmi di finanziamento sono altamente problematici perché danno priorità ai risultati e alle milestones a breve termine, rinchiudono i progetti in piani rigidi (attraverso strumenti come i log frame), non riescono a tenere conto delle dimensioni sociali, politiche e culturali dell’agro-ecologia e sono incapaci di avere una visione dei processi di trasformazione a lungo termine.
- Adottare valutazioni partecipative: riprogettare metodologie innovative di “monitoraggio e valutazione” che permettano alle comunità di sviluppare le proprie metriche di cambiamento e di resilienza, per valutare i propri processi di cambiamento sulla base dei propri metodi di conoscenza.
- Affrontare le questioni generali che minano un sistema alimentare più giusto e sostenibile
Mentre le serie di raccomandazioni #1-4 si concentrano sulle pratiche dei donatori, una serie di questioni più profonde e di più ampia portata sono vitali da considerare.
- Spostare l’agro-ecologia al centro, piuttosto che alla periferia del portafoglio dei finanziamenti: l’agro-ecologia è stata sostenuta marginalmente e i donatori stanno considerando come orientarsi verso l’agro-ecologia. Occorre imparare dai donatori e dai pari che stanno finanziando o ricevendo fondi, per applicare metodologie che permettano l’integrazione dell’agro-ecologia nelle dotazioni di assistenza internazionale. Questo include anche l’integrazione delle componenti dell’agro-ecologia in altre risorse di finanziamento potenzialmente più ampie e relative al cambiamento climatico, al genere, ai mezzi di sussistenza sostenibili e allo sviluppo economico delle comunità.
- Assicurarsi che il cambiamento politico e culturale sistemico sia un obiettivo centrale del cambiamento: cambiare la quantità e la qualità dei flussi di denaro è una condizione necessaria ma non sufficiente per la trasformazione del sistema alimentare. Tale obiettivo deve essere accompagnato da “cambiamenti politici, socioculturali, economici, ambientali e tecnologici in regole, pratiche, istituzioni e valori, che portino a modi più sostenibili di produzione e consumo”[1]. Questo richiede “grandi cambiamenti nelle politiche a livello internazionale, nazionale e locale”[2]. È fondamentale promuovere la governance del sistema alimentare e le politiche dal livello locale a quello globale che si basano sulla partecipazione inclusiva e trasparente del pubblico (o dei pubblici) alla politica – tenendo conto degli squilibri di potere, concentrandosi esplicitamente sul portare in primo piano le voci dei gruppi spesso esclusi e le loro priorità.
- Evitare di finanziare forme dannose di agricoltura e sviluppo che non sostengono l’agroecologia trasformativa è altrettanto importante quanto aumentare i finanziamenti e le politiche a favore dell’agroecologia. Molti dei partecipanti alla nostra ricerca hanno sottolineato la necessità vitale di interrompere il finanziamento e il sostegno all’agricoltura industriale, che può annullare qualsiasi risultato ottenuto dal (altrettanto vitale) finanziamento incentrato sull’agroecologia. I donatori dovrebbero anche spostare le risorse dalle false soluzioni, come l’agricoltura “di carbonio” e la “climate smart agriculture”.
- Incorporare sempre una prospettiva trasformativa, anche in tempi di crisi: poiché le crisi fanno parte della nostra vita quotidiana, come possiamo collegare quella che di solito è una “risposta umanitaria” con risposte e progetti trasformativi? A volte le crisi rappresentano “momenti di cambiamento” che aprono percorsi per accelerare la transizione verso un sistema più equo[3].
- Trasformare la cultura professionale: i modi di lavorare e la visione del mondo dei professionisti delle istituzioni, della scienza e della politica sono stati ampiamente identificati come altamente problematici in termini di creazione di una dinamica dall’alto verso il basso che è antitetica all’agro-ecologia. La cultura professionale ha bisogno di essere trasformata per rifocalizzarsi sul dare un posto centrale all'”agency”, alla voce e alla saggezza delle persone, dei produttori di cibo e delle loro organizzazioni. Questo comporta una maggiore attenzione agli approcci transdisciplinari, interventi guidati dai contadini, partecipazione genuina e “dialoghi della conoscenza”.
- Attenzione che l’agroecologia stessa non escluda ed emargini: in assenza di un approccio radicato nel femminismo, nell’equità e nella partecipazione radicale, l’agroecologia parte della macchina dello sviluppo rischia di riprodurre relazioni esclusive, coloniali e oppressive con i popoli nei diversi contesti. Molti approcci vitali in diversi territori sono portati avanti con linguaggi e visioni del mondo che non utilizzano il linguaggio dell’agroecologia.
L’agroecologia, nella sua forma trasformativa, è profondamente in sintonia ed emerge da particolari persone in particolari luoghi (territori) con le loro lingue, cosmovisioni e mondi di vita. L’agroecologia riguarda fondamentalmente il rispetto delle comunità e l’opportunità di rendere possibile il cambiamento, facendo in modo che i programmi di sviluppo non costringano i popoli in approcci “a scatola chiusa” guidati dal Nord globale.
La trasformazione dei sistemi alimentari per la giustizia sociale e la sostenibilità richiede sforzi collettivi e congiunti da parte di produttori alimentari, organizzazioni, movimenti, governi, ricercatori, istituzioni internazionali e altri attori. Le raccomandazioni contenute nel policy briefing forniscono ingredienti chiave che aiutano i diversi tipi di attori coinvolti nel finanziamento dell’agricoltura a riflettere sulle loro pratiche e a costruire la loro ricetta per sostenere la trasformazione dei sistemi alimentari attraverso l’agro-ecologia.
Il policy briefing è scaricabile in inglese a questo link e sarà presto disponibile in francese e spagnolo.
[1] Wezel, A., Gemmil Herren, B., Bezner Kerr, R., Barrios, E., Goncalves, A.L.R., Sinclair, F. (2020), Agroecological principles and elements and their implications for transitioning to sustainable food systems. A review. Agroecology for Sustainable Development.
[2] HLPE (2019), Agroecological and other innovative approaches for sustainable agriculture and food systems that enhance food security and nutrition. http://www.fao.org/3/ ca5602en/ca5602en.pdf.
[3] Mier, M., Cacho, T.G., Giraldo, O.F., Aldasoro, M., Morales, H., Ferguson, B.G., Rosset, P., Khadse, A., Campos, C. (2018), Bringing agroecology to scale: key drivers and emblematic cases. https://foodfirst.org/wp-content/uploads/2019/06/Mier-Terán-et-al-ENG-1.pdf.