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Home News news Sviluppo Sostenibile Finanza per lo sviluppo, avanti, piano

Finanza per lo sviluppo, avanti, piano

Segreteria
14 Luglio 2025
News, news Sviluppo Sostenibile

Fonte immagine UN News/Matthew Wells in The Sevilla Commitment: A vital step to rebuild trust in global cooperation | UN News

Ufficio Policy Focsiv –Come abbiamo già scritto, la Conferenza ONU a Siviglia sulla finanza per lo sviluppo ha approvato all’unanimità il documento finale di impegni, senza gli Stati Uniti (L’accordo finale su finanza per lo sviluppo senza USA – Focsiv). Questa, da un lato, è una buona notizia: il multilateralismo non è morto, ben 192 Stati si sono accordati. Si va avanti senza gli USA? La politica del divide et impera di Trump ha frammentato le relazioni internazionali, ma dall’Africa all’Europa, dall’Asia (e dalla Cina) all’America Latina, si sente il bisogno di una casa comune.

D’altra parteil documento di Siviglia (Compromiso de Sevilla for action 16 June.pdf) evidenzia ancora una volta la multilateralizzazione debole: nel documento non vi è alcun numero, alcuna cifra,sulla finanza da dedicare agli obiettivi di sviluppo sostenibile, alla lotta alla povertà, alla fame, per la giustizia climatica.  L’obiettivo è mobilitare 4mila miliardi di dollari. Nel preambolo lo si cita, ma non vi è risposta. Si scrive sempre di “riaffermare”, “impegnarsi”, “riconoscere”, “incoraggiare”, “promuove”, “rafforzare”, e vi sono promesse di investimento senza indicazioni reali. Cose più concrete si trovano nel Piano di Siviglia (Sevilla Platform for Action | FFD4) che accompagna il documento, dove coalizioni variabili di Stati e di altri portatori di interessi (ad esempio Bill Gates), in ordine sparso, propongono azioni per la gestione del debito, la cooperazione internazionale, gli investimenti e la finanza, come vedremo più avanti.

Si tratta di un multilateralismo debole perché continua a riconoscere la preminenza di altri “tavoli di gioco” dove si dettano regole e si decidono comportamenti. Nonostante il meccanismo della società civile internazionale (si veda qui la sua dichiarazione 1751273611-forum-declaration.pdf) chiedesse una reale multilateralizzazione, creando un Convenzione ONU sulla cooperazione e una sul debito, il documento di Siviglia non riforma le istituzioni già esistenti che rappresentano o solo i donatori (vedi il Comitato dell’aiuto allo sviluppo dell’OCSE) o solo i creditori (vedi il G20 con il suo Common Framework sul debito), escludendo i “beneficiari” dell’aiuto e i debitori, e cioè gran parte dei paesi del Sud del mondo. La finanza rimane saldamente in mano al Fondo Monetario Internazionale e alla Banca Mondiale, le cosiddette istituzioni di Bretton Woods create dopo la seconda guerra mondiale, più di 75 anni fa, le cui quote di capitale, e quindi poteri di voto, sono degli Stati più ricchi, così come del Financial Stability Board e della Banca dei regolamenti internazionali site in Basilea, Svizzera. I luoghi mostrano dove siede il potere di regolazione.

Sono tavoli che chiaramente perpetuano le asimmetrie di potere, ma che non rispecchiano il crescente multipolarismo. I BRICS stanno emergendo e stanno cercando di creare i propri spazi di potere e autonomia (si veda il recente vertice BRICS 2025 Summit Declaration unveiled – BRICS+ Analytics). Allo stesso modo i governi africani stanno cercando una faticosa unità, così come in America Latina ed Asia si esplorano diverse opportunità di relazioni tra i migliori offerenti, cercando di rafforzare le cooperazioni regionali e le proprie capacità industriali e tecnologiche. Se non ora, nei prossimi decenni ci sarà un inevitabile slittamento verso nuove forme di organizzazione internazionale, nella speranza che siano cooperative e non di guerra. Una speranza fievole dati i venti di riarmo.

Comunque, nel documento di Siviglia si conferma l’impegno verso la creazione di un trattato Onu sul fisco (mentre negli stessi giorni il G7 cedeva alla richiesta di Trump di esentare le multinazionali USA dal pagamento della tassa minima globale, e pochi giorni dopo i BRICS sostenevano la riforma della tassa), il rilancio dell’Organizzazione mondiale del commercio contro l’unilateralismo USA,  il trattato su imprese e diritti umani, che però procede molto a rilento per le riserve di Unione europea ma anche della Cina.

Il documento ripropone la narrazione dell’uso delle risorse pubbliche per mobilitare quelle private. La finanza e gli investitori privati dovrebbero essere i salvatori degli obiettivi di sviluppo sostenibile. In effetti le ricchezze private sono sempre più concentrate in poche mani, di persone e organizzazioni, multinazionali e grandi fondi di investimento; mentre le risorse pubbliche sono scarse e impastoiate nel debito (il più grande debitore mondiale sono gli USA). Ma forse proprio questo è il problema: la crescente diseguaglianza. Del resto lo slogan “from billions to trillions”, e cioè passare dai miliardi di risorse pubbliche alle migliaia di miliardi grazie a quelle private, si è dimostrato fallace come riconosce la stessa Banca Mondiale (La terra desolata della finanza per lo sviluppo – Focsiv)[1].

Il documento di Siviglia non riconosce questo grande problema e ripropone la stessa narrazione, mentre si limita al solito generico impegno di aumentare l’aiuto pubblico allo sviluppo fino allo 0,7% del reddito nazionale lordo, in modo non obbligatorio e non programmato, al contrario di quanto gli Stati si sono accordati nell’ambito NATO per destinare il 5% del prodotto interno lordo alla spesa in armi.

Nel documento vi sono segnali interessanti di percorsi da rafforzare, quello per il trattato Onu fiscale con un Comitato di esperti, la creazione di un registro delle proprietà a livello globale per indagare la possibilità di una tassa sulle grandi ricchezze.

Altre decisioni importanti riguardo il grande tema del debito è la creazione di: un Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite con le Istituzioni finanziare internazionali per stabilire i Principi volontari su prestiti e debiti responsabili; un registro centrale unico sul debito presso la Banca Mondiale per rendere chiari e trasparenti i rapporti tra tutti i creditori e debitori; clausole contingenti per la sospensione debito a causa si shock internazionali e disastri ambientali. Il documento invita inoltre le istituzioni finanziatrici a utilizzare le valute locali per eliminare i rischi di cambio. Altra decisione rilevante è quella di creare una piattaforma dei paesi debitori che possa in qualche modo definire posizioni comuni rispetto ai creditori.

Viceversa, come già scritto, si riafferma il Common framework del G20 quale principale sede di gestione del debito, con una serie di indicazioni per migliorarlo, mentre, comunque, si avvia un processo Onu per il dialogo sul debito. Altra questione è il ruolo delle Agenzie di rating che praticamente indirizzano il costo del debito sui mercati dei capitali. Oltre a chiedere il miglioramento del loro funzionamento con criteri più trasparenti e che guardano anche agli aspetti sociali ed ambientali, si saluta la creazione dell’African credit ranking agency che segnala l’intenzione dei Paesi del continente di slegarsi dalla dipendenza dalle Agenzie funzionali agli interessi della finanza “neocoloniale”.

Come scritto, a fianco del documento sulla finanza per lo sviluppo, la presidenza spagnola ha promosso le iniziative di diverse coalizioni di Stati e organizzazioni nel Piano di Siviglia. Sono 130 iniziative. Di queste ne evidenziamo due, con riferimento alla Campagna Cambiare la Rotta sul debito.

La prima iniziativa è quella della Commissione per il Giubileo (2025_jubilee_report.pdf), sostenuta dalla Spagna. La proposta è quella di creare un fondo multilaterale che consenta ai Paesi di riacquistare il proprio debito a un valore scontato sui mercati secondari prima che finisca nelle mani di fondi avvoltoio. Come ha detto il premier spagnolo Sanchez: “In tempi di crisi, il debito sovrano dei Paesi vulnerabili viene venduto con sconti significativi. Invece di permettere che questo patrimonio finisca nelle mani di investitori speculativi, dovremmo aiutare e permettere ai Paesi stessi di riacquistare il loro debito a prezzi ridotti, alleggerendo il loro onere finanziario e liberando risorse per lo sviluppo. La Spagna è favorevole a esplorare la creazione di questo fondo, che potrebbe essere sostenuto dai Diritti Speciali di Prelievo per fornire prestiti e condizioni favorevoli ai Paesi idonei. Credo che questa sia una proposta realistica, in linea con la giustizia sociale e coerente con l’obiettivo di costruire un’architettura finanziaria globale più resiliente e più equa”.

La seconda iniziativa è del Governo italiano, il Viceministro Cirielli ha presentato a Siviglia la Call to action italiana (Il VM Cirielli alla Conferenza Internazionale sul finanziamento allo sviluppo – AICS) attraverso l’Integrated Approach to Capacity-Building for Financing Sustainable Development promosso dall’Italia con il Kenya e l’Organizzazione per la cooperazione economica e lo sviluppo (OECD) e la Ten years initiative Debt-for-development swap program Italy. Questa iniziativa riprendere quanto già annunciato dalla premier Meloni all’evento sul Piano Mattei e il Global Gateway (Vertice “The Mattei Plan for Africa and the Global Gateway”, le dichiarazioni alla stampa del Presidente Meloni | www.governo.it) riguardo la conversione del debito. L’iniziativa italiana prevede attività di assistenza tecnica ai governi africani per migliorare la gestione fiscale, del debito e della cooperazione. In particolare Cassa Depositi e Prestiti promuoverà con i governi africani strumenti di finanza innovativa. Mentre l’iniziativa sul debito prevede la sua conversione per circa 250 milioni di euro in investimenti per lo sviluppo nei prossimi 10 anni. Peraltro il Viceministro ha sottolineato come sia “imprescindibile aumentare l’aiuto allo sviluppo”.

La Conferenza di Siviglia ha dato un segnale di sopravvivenza del multilateralismo che però deve evolversi con nuove regole per rispondere con maggiore dinamismo alle sfide della nostra casa comune. L’Europa e l’Italia hanno tutto l’interesse a sostenerlo, andando oltre le eredità del sistema post seconda guerra mondiale.


[1] The “Billions to Trillions” Charade by Jayati Ghosh – Project Syndicate

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