Il rapporto ONU sull’evoluzione del global compact sulle migrazioni

Di Andrea Stocchiero
Il progetto Volti delle Migrazioni sta seguendo il percorso del Global Compact sulle Migrazioni (GCM) delle Nazioni Unite. Dolo la sua approvazione a fine 2018 (senza la firma dell’Italia) il Global Compact o Patto globale sulle migrazioni, è entrato nella sua fase di attuazione: diversi paesi hanno cominciato a lavorare a livello bilaterale e regionale nel migliorare le loro politiche migratorie al fine di creare canali regolari ordinati e sicuri, di sostenere una accoglienza e un’integrazione dignitosa, di gestire i confini senza causare morti e respingimenti, di affrontare le cause alla radice delle migrazioni forzate.
Dopo 4 anni è prevista la realizzazione di un Forum per fare il punto sull’applicazione del Global Compact. Il Forum è previsto per maggio 2022. Per prepararsi al Forum ogni nazione deve consegnare alle Nazioni Unite un documento su come ha applicato il Global Compact, così anche i diversi portatori di interessi, organizzazioni della società civile e dei migranti, hanno la possibilità di produrre le loro osservazioni.
Il rapporto del segretario generale delle Nazioni Unite, attingendo alla Rete delle Nazioni Unite sulla migrazione, ha lo scopo di riferire all’Assemblea ogni due anni sull’attuazione del Patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare, sulle attività del sistema delle Nazioni Unite a questo proposito, così come sul funzionamento degli accordi istituzionali.
Il rapporto fornisce inoltre una guida per le deliberazioni del prossimo Forum internazionale sulle migrazioni. Il rapporto si basa sugli input e sui risultati dei Global Compact regionali, così come sulle consultazioni con gli Stati membri e le parti interessate.
Il rapporto indica 4 priorità per avanzare nell’applicazione del Patto globale:
- Promuovere società inclusive, e includere i migranti nei piani di ripresa e resilienza a seguito del Covid 19
- Promuovere migrazioni regolari e sicure
- Prevenire la perdita di vite umane e altre tragedie durante le migrazioni
- Costruire capacità di agire per applicare il Patto globale
Tra queste priorità ci soffermiamo su quella relativa alle tragedie lungo i confini, di particolare rilevanza per il caso dell’Unione Europea, in considerazione delle sofferenze e delle morti che si registrano nel mare Mediterraneo e lungo le frontiere terrestri con i Balcani e recentemente con la Bielorussia. Il rapporto chiede che:
“Gli Stati sono esortati a sviluppare meccanismi di sbarco chiari, sicuri e prevedibili per le persone soccorse, in cui gli Stati costieri si assumano la stessa responsabilità nell’assicurare un luogo di sicurezza, in conformità con il diritto internazionale, uniti nella solidarietà da altri Stati, al posto di approcci ad hoc che minano i diritti umani, incluso il diritto alla vita.
Gli Stati sono esortati a rispettare i loro obblighi internazionali alle frontiere e lungo le rotte migratorie e a salvaguardare i diritti umani, contrastando l’erosione dei sistemi di gestione delle frontiere umani e basati sui diritti, a causa dell’adozione di approcci di deterrenza.
Gli Stati sono esortati a smettere di ostacolare gli sforzi umanitari volti a fornire assistenza per salvare vite umane, e di criminalizzare coloro che forniscono tale assistenza umanitaria, assicurando che la responsabilità penale per il traffico di migranti sia conforme con il diritto internazionale.
Gli Stati sono esortati a valutare le conseguenze di leggi, politiche e pratiche sulle migrazioni di carattere restrittivo e basate sulla deterrenza, e a rivederle, se necessario, per mitigare le potenziali conseguenze negative”
Queste raccomandazioni del segretario generale delle Nazioni Unite sono un chiaro messaggio per l’Unione Europea, ma anche per paesi come gli Stati Uniti e l’Australia. L’Unione sta tradendo i suoi valori fondamentali cedendo alla paura dell’invasione e a visioni nazionalistiche razziste fomentate e strumentalizzate per fini di consenso elettorale dai partiti di destra e dai media a loro vicini. Il potere governativo raggiunto da alcuni di loro ha creato una divisione tra gli stati membri dell’Unione che impedisce l’adozione di una politica migratoria più lungimirante e fondata sui principi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. La società civile è chiamata a promuovere la memoria e il rispetto dei valori che hanno fondato l’Unione e una visione che vede nelle migrazioni un potenziale creativo favorevole allo sviluppo del continente così come dei paesi di origine.
Il rapporto in inglese può essere scaricato qui