Invece, a Lago Agrio…
Queste sono le parole con cui abbiamo lasciato l’Italia per immergerci in questa nuova avventura; avevano l’obiettivo di racchiudere molto più di quello che poteva sembrare a noi.
Da quel che dice la Lonely Planet “Lago è una città grigia, polverosa e di frontiera che non ospita turisti – se non quelli che passano per andare al Cuyabeno – ricordata per il suo tasso criminalità.”
In realtà, nei tre mesi passati qui, mi sono resa conto che racchiude molto altro. Queste vie nascondono l’intera vita dei locali, caratterizzata da mercati, comida rapida (fast food), caos, vivacità, animali e molto altro. Lo stile e i ritmi di vita qui sono totalmente diversi; inizialmente può sembrare ci sia solo una grande disorganizzazione, ma non è così. Vi é proprio un modo di trascorrere la giornata lavorativa in maniera totalmente diversa, ciò risulta costruttivo e interessante per chi – come noi volontari – è abituato a vivere ai ritmi delle nazioni europee.
Tutto questo emerge anche tra le scrivanie e i computer della Federación de Mujeres de Sucumbios, presso cui sto svolgendo il mio Servizio Civile Universale, dove ogni componente si occupa di molteplici attività con l’obiettivo di dare il massimo apporto per supportare l’organizzazione. Sin dal primo momento ci hanno fatto sentire a casa, come fossimo una famiglia, temporanea certo, ma carica di condivisione e supporto, famiglia che sarà faticosissimo lasciare. Più il tempo passa e più sono convinta che sarà così.
Giusto la scorsa settimana abbiamo avuto il piacere di accogliere nella nostra sede la feria (fiera, mercato) provinciale: un momento di incontro, vendita e scambio di prodotti al quale hanno partecipato molte delle donne beneficiarie della federazione. Dietro ai loro volti si nascondono storie caratterizzate da violenza di genere, desiderio di autonomia, fede e molto altro e tutte hanno contribuito in modi differenti. Vederle lì tutte insieme, con i prodotti del loro lavoro ad un evento organizzato dalla nostra equipe, è stato tanto emozionante quanto impegnativo, per la quantità di energie ed emozioni investite nell’iniziativa. Nonostante la fatica, lo rifarei domani; per fortuna ci saranno altre occasioni.
Trascorsi questi primi tre mesi, una parola emerge nella mia mente sopra le altre: equilibrio, che sia con la selva, con la città o con la federazione. Qui tutto può essere raggiunto, contrattato, vissuto attraverso un equilibrio fatto di innumerevoli compromessi, esperienze e nuove sensazioni.
Sicuramente evolverà, ma sono entusiasta di scoprire cosa riservi questo Servizio Civile per me e cosa io per lui.
Rebecca Moschini, Casco Bianco a Lago Agrio, Ecuador con ENGIM
foto e articolo da engimecuador.org