Come si affrontano le disuguaglianze attraverso la cooperazione internazionale?
Gli Stati membri dell’UE si sono impegnati ad affrontare le disuguaglianze quando hanno adottato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, il Consenso europeo sullo sviluppo (2017), le conclusioni del Consiglio su come affrontare le disuguaglianze nei paesi partner (2019), e la risposta comune dell’UE al COVID-19. Ogni Stato membro ha adottato a sua volta politiche nazionali per ridurre le disuguaglianze.
La ricerca scientifica ha dimostrato che le disuguaglianze sono economicamente inefficienti e ostacolano lo sviluppo sociale; affrontare le disuguaglianze è necessario se si vogliono raggiungere tutti gli Obiettivi dello sviluppo sostenibile. CONCORD si impegna a sostenere la riduzione delle disuguaglianze sia attraverso il lavoro dei suoi membri sia dando seguito agli impegni assunti dall’UE e dai suoi Stati membri attraverso la cooperazione allo sviluppo.
Questo rapporto redatto da CONCORD fornisce un’analisi a livello europeo dell’impegno verso la riduzione delle disuguaglianze. La ricerca è basata sulla valutazione di come le organizzazioni degli Stati membri e le loro strategie di cooperazione allo sviluppo rispondono alla sfida sulle disuguaglianze.
Qui di seguito i quattro principali risultati dell’analisi:
- C’è un certo impegno politico, ma l’azione è insufficiente. L’impegno politico degli Stati membri dell’UE per affrontare le disuguaglianze come concetto multidimensionale, attraverso la cooperazione internazionale, non è stato sufficientemente tradotto in pratica. Ci sono orientamenti molto limitati e ancora meno formazione, raccolta di dati, analisi, monitoraggio, valutazione e risorse umane per sostenere i paesi partner a ridurre le disuguaglianze.
- La coerenza tra le politiche è l’anello mancante. Anche quando c’è un chiaro impegno politico da parte dei ministri per la cooperazioni allo sviluppo o degli affari esteri, osserviamo una mancanza di coerenza politica per lo sviluppo sostenibile e inclusivo, il che dimostra che questo impegno spesso non è condiviso da altri ministeri, come quelli responsabili delle politiche commerciali, fiscali, della giustizia o del clima.
- L’Europa a metà? Gli Stati membri dell’UE non riescono a ridistribuire la ricchezza. La maggior parte degli Stati membri non riesce a raggiungere né l’obiettivo generale di aiuto pubblico allo sviluppo (APS), ovvero lo 0,7% del Reddito Nazionale Lordo (RNL), né quello dell’APS ai paesi meno avanzati, pari allo 0,2%. Non hanno sostenuto sistematicamente i Paesi meno avanzati nei loro sforzi per aumentare il loro spazio fiscale, e non prestano sufficiente attenzione alla tassazione equa. Inoltre, le pratiche degli Stati membri in materia di servizi finanziari e di imposte societarie aumentano le opportunità di evasione fiscale nei paesi partner.
- Esistono buone pratiche ispiratrici che mostrano come gli Stati membri possano fare progressi. Diversi Stati Membri stanno facendo bene in alcune aree specifiche, quindi potrebbero tutti beneficiare dell’apprendimento tra pari.
Le proposte di CONCORD si concentrano su cinque aspetti chiave:
- L’impegno politico degli Stati membri a ridurre le disuguaglianze; traducendo tale impegno in obiettivi realistici e misurabili definiti chiaramente nelle loro strategie di cooperazione con i paesi partner.
- Gli strumenti e le pratiche per porre la cooperazione contro le disuguaglianze al centro dell’impegno. Dovrebbe essere inclusa anche la promozione attiva dell’apprendimento tra pari tra gli Stati membri su come pianificare, attuare, monitorare e valutare le politiche e i programmi per la riduzione delle disuguaglianze.
- La ridistribuzione della ricchezza ai paesi partner. Bisognerebbe aumentare l’APS allo 0,7% del RNL, così da dare lo 0,2% del RNL ai paesi meno sviluppati, concentrando le risorse nel sostenere gli sforzi delle regioni e dei paesi partner per raggiungere gli SDGs. Gli sforzi dovrebbero includere la promozione di una tassazione equa e di pratiche fiscali globali eque per le imprese.
- Azioni mirate all’interno dei paesi partner. Bisogna cercare di raggiungere coloro che sono più a rischio di essere lasciati indietro, prestando attenzione all’intersezionalità delle disuguaglianze, e stabilendo obiettivi chiari e misurabili per affrontare le disuguaglianze nei programmi e nei progetti.
- La coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile, attraverso l’applicazione di regolamenti che richiedono alle aziende di condurre una due diligence in materia di diritti umani, e il fermo dell’esportazione di armi verso i paesi meno sviluppati che sono in conflitto.
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