L’AMAZZONIA TRA SPERANZE E DENUNCE DEI POPOLI CHE VI ABITANO, PER UN’ECOLOGIA INTEGRALE DI TUTTI
COMUNICATO STAMPA Roma, 30 ottobre 2019
In prossimità della chiusura del Sinodo dei Vescovi della Regione Panamazzonica FOCSIV ha organizzato con ENGIM Internazionale un incontro con alcuni leader dei popoli dell’Amazzonia brasiliana, presenti a Roma, ed esponenti delle ONG su “Diritti umani e ambiente: il caso dell’Amazzonia”, sostenuto dal progetto “Make Europe Sustainable for All” dell’Unione Europea, iniziativa alla quale ha partecipato il Cardinale Pedro Ricardo Barreto Jimeno, arcivescovo di Huancayo in Perù e vicepresidente della rete ecclesiastica di Panamazonica.
Il Cardinale nel portare i saluti del Sinodo ha sottolineato, nel suo intervento, “la Chiesa cattolica sta navigando con i popoli indigeni. Sta avviando un processo di inculturazione, ascoltando e aprendosi alle differenze, alla scoperta di Gesù nell’Amazzonia. E sta attuando quella ecologia integrale auspicata nella Laudato siì di Papa Francesco, vera bussola per il percorso di questo Sinodo.”
L’invasione del Continente Amazzonia, un’estensione di terre, foreste e biodiversità uniche al mondo, perpetrata dalle multinazionali per estrarre minerali e legno pregiato, per coltivare grandi aree a soia o altri prodotti agricoli destinati all’esportazione, per saccheggiare la flora e la fauna, per propri interessi economici è senza sosta. Un’invasione che è segnata da omicidi, malattie, degrado culturale per le popolazioni che vivono in questa vasta area del mondo. Da decenni perdura un lento ed inesauribile genocidio delle popolazioni indios, cancellando una cultura millenaria, attenta all’ambiente e rispettosa dell’uomo, in nome di una supremazia culturale occidentale.
Dimenticando che l’Amazzonia è il “cuore biologico” del mondo, un territorio esteso su nove Paesi ed abitato da oltre 33milioni di persone, dei quali circa 2,5 milioni di popoli nativi. Un vero e proprio Continente all’interno dell’America Latina oggi reso l’area più vulnerabile al mondo a causa dei cambiamenti climatici provocati dall’uomo e da una politica estrattiva scellerata, che lo condanna “in una corsa sfrenata verso la morte” e condanna, di conseguenza, alla scomparsa di tutti gli esseri viventi del Pianeta.
Una tragica realtà illustrata dai leader delle comunità dell’Amazzonia brasiliana presenti all’incontro, durante il quale hanno esternato le loro preoccupazioni e le loro speranze, oltre a raccontare la loro condizione di vita oggi. Una donna leader, rappresentante di questi popoli, ha parlato dell’omicidio di suo marito che portava avanti la lotta del suo villaggio per la loro stessa sopravvivenza, oggi suo figlio continua l’opera del padre pur consapevole di rischiare ogni giorno la sua stessa esistenza. Non solo, ha sottolineato come siano proprio le donne le protagoniste di questa lotta.
I rappresentanti dei popoli dell’Amazzonia hanno spiegato come si stiano organizzando in movimenti e reti, che vanno oltre i confini degli stati, poiché loro tutti camminano e vivono nell’Amazzonia da millenni, prima dello stesso arrivo dei conquistadores.
Hanno chiesto che la comunità internazionale riconosca e tuteli i loro territori, garantendo il diritto di queste popolazioni di vivere là ove hanno sempre abitato e di rispettare quei popoli non sono ancora entrati in contatto con l’invasione della “civiltà”. Un obbligo, in questo ultimo caso, che deve valere anche per gli stessi missionari evangelici che si insinuano ed impongono la loro pretesa superiorità religiosa, distruggendo i delicati equilibri locali e aprendo le porte all’invasione delle grandi imprese e del modello di vita occidentale, predatore ed insostenibile. L’Amazzonia è dei popoli e delle comunità che vi vivono e della natura che qui è presente.
La Costituzione brasiliana tutela i popoli indigeni, ma la politica e l’economia volta al solo sviluppo e al profitto non si arresta ed in modo illegale continua ad erodere i territori di queste popolazioni. “Siamo costretti a mendicare la nostra terra” hanno dichiarato i rappresentanti delle comunità dell’Amazzonia brasiliana presenti all’incontro “Ma quanto più le grandi imprese ci schiacciano, tanto più lottiamo.”
Questi popoli chiedono alle ONG di condividere la loro lotta nel proteggere la vita amazzonica, i loro territori, la loro libertà, fronteggiando la politica del Presidente brasiliano Jair Bolsonaro, che facilita le invasioni e che non porta avanti la demarcazione delle terre. Lo stesso Presidente ha dichiarato che le popolazioni indios sono contro lo sviluppo e l’economia del Paese, quello stesso sviluppo che sta distruggendo l’Amazzonia.
Mario Mancini, Presidente di ProgettoMondo.mlal socio FOCSIV, ha sottolineato come le ONG “siamo al fianco ai popoli dell’Amazzonia per cambiare il modello di sviluppo. Anzi lo stesso termine di sviluppo dovrebbe essere modificato perché ha mostrato tutti i suoi limiti e sta diventando una minaccia per l’umanità.”
Chiara Martinelli Senior Advisor, Team leader Climate, Agriculture & Energy CIDSE, la rete di agenzie cattoliche internazionali che lotta al fianco dei popoli impoveriti, ha messo in evidenza come “la lotta contro l’impunità delle multinazionali estrattive e l’importanza di mettere al centro le donne che porta con sé la cura della Casa Comune.”
A chiusura dell’incontro i leader dei popoli dell’Amazzonia brasiliana hanno rivolto un messaggio all’Europa affinché si “apra la mente e ascolti i nostri popoli, protegga le loro diversità e li rispetti, cambiando radicalmente il suo rapporto con l’Amazzonia. Se l’Europa vuole sostenere lo sviluppo sostenibile, deve trasformare la sua economia, che depreda le risorse e devasta l’ambiente della regione, portando con sé morte e distruzione.”
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