Marocco: le prime impressioni
Sono passati dieci giorni dal nostro arrivo a Rabat. Poco tempo, verrebbe da dire. Eppure, a ripensare alla nostra partenza dall’aeroporto di Milano, sembra davvero già passata una vita. Quel giorno eravamo tutti e tre emozionati, ciascuno a suo modo, e contenti di iniziare una nuova avventura, i cui contorni rimanevano del tutto imprecisati. E la cosa ci divertiva: di tanto in tanto, mentre approfondivamo la nostra conoscenza reciproca, ci chiedevamo che cosa avremmo trovato non appena fossimo atterrati in Marocco. Quel giovedì eravamo poco più che estranei, ma a distanza di dieci giorni è come se ci conoscessimo da una vita, tante sono le esperienze che abbiamo condiviso in queste prime due settimane di Servizio Civile Universale.
All’aeroporto di Casablanca è venuto a prenderci Adil, un collaboratore locale di OVCI, che ci ha accompagnato in macchina fino a Rabat. Un sorriso generoso, il miglior benvenuto che potessimo attenderci. Oltre i finestrini, intravedevamo il paesaggio che avrebbe fatto da sfondo al nostro anno. Fino a che, a un certo punto, Adil ci ha comunicato che eravamo arrivati a destinazione. Potevamo scendere: eravamo nel centro di Rabat, e quelli erano l’ufficio e le nostre abitazioni. Abbiamo così subito fatto la conoscenza di Alessandra, la nostra OLP, e di Alfonso, responsabile del progetto “SCUOLA APERTA“. Alleanze educative per l’inclusione”, co-finanziato dall’Agenzia Italiana per la cooperazione allo Sviluppo, che ci hanno accolto con grande allegria e disponibilità. Eravamo davvero arrivati a destinazione, dopo una giornata di viaggio. Stanchi… non abbastanza per rinunciare alla prima cena marocchina!
Nei giorni seguenti abbiamo avuto modo di familiarizzare con l’ufficio, con i nostri referenti e con i partner locali, che non solo ci hanno accompagnato gradualmente nella comprensione delle attività e dei progetti nei quali saremo coinvolti nel corso dei prossimi mesi, ma che ci hanno anche affiancato mentre facevamo i primi passi per la città.
Una città molto diversa da quelle in cui abbiamo vissuto: che nulla sembrerebbe avere in comune con Erba, Salerno e Alba. Eppure, a Rabat non ci siamo mai sentiti “estranei”. Nessuno aveva particolari aspettative, se non una generica idea di finire in un contesto potenzialmente destabilizzante. Per il momento, non è stato così. L’approccio è stato fin da subito molto positivo, e la novità del contesto, una novità per molti aspetti radicale – a pensare ai profumi che si respirano per le strette vie della medina, ai colori e alle forme delle vesti, così come alle tradizioni religiose che tanta parte hanno nella quotidianità della città – ci ha affascinato senza mai farci sentire “diversi”. In ogni caso, questa è soltanto la nostra prima impressione.
Siamo consapevoli di essere solo all’inizio, e non solo della conoscenza della città, ma anche della nostra conoscenza reciproca. Se non altro, abbiamo l’impressione di essere partiti con il piede giusto. Con il proprio carattere e le proprie specificità, ciascuno apporta un contributo importante al gruppo. Nessuno sembra essere un portento in cucina, ma questo non rappresenta un problema. In fondo, non volevamo immergerci nella cultura marocchina? I deliziosi piatti che abbiamo assaggiato in questi primi giorni – dal cous cous ai briwatts all’arfissa – costituiscono una buona ragione per non imparare mai a cucinare davvero. O chissà, forse un domani impareremo noi a realizzare alcune ricette tradizionali…
Per il momento è tutto dall’ufficio di Rabat. Tra una settimana partiremo alla volta di Meknes, dove collaboreremo con il personale dell’orfanotrofio Le Nid.
Non abbiamo ancora idea di quello che ci aspetterà, ma di nuovo: siamo venuti qui per confrontarci con realtà diverse da quelle a cui siamo abituati, con spirito di apertura e servizio. Qualsiasi cosa ci capiterà di affrontare, speriamo di poterla affrontare al meglio.