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Home News Il paradosso dell'efficienza (tecnologica) e l’importanza della sufficienza

Il paradosso dell’efficienza (tecnologica) e l’importanza della sufficienza

Segreteria
13 Dicembre 2022
News

Ufficio Policy FOSIV – Quella che segue è la traduzione dell’articolo “The (technology) efficiency paradox” del Dr. Lewis Akenji pubblicato nel sito della Hot or Cool Institute, un think tank di interesse pubblico che esplora l’intersezione tra società e sostenibilità (https://hotorcool.org/hc-posts/the-technology-efficiency-paradox/). Questo articolo riflette sulla consapevolezza dei limiti ad una crescita che sembra infinita e che dovrebbe invece portare a interrogarci sulla necessità di adottare stili di vita e modelli di produzione e consumo fondati sui concetti di sufficienza, sobrietà, decrescita, come sollecitato dall’enciclica Laudato Sì.

“Troppo di una cosa buona cosa può ucciderti! Il caso della tecnologia verde mostra chiaramente i limiti dell’efficienza nello sfruttamento di risorse ed energia. Ecco perché:

  1. L’efficienza è cieca rispetto ai limiti massimi di consumo ed emissioni, possiamo continuare a migliorare la nostra efficienza anche mentre violiamo i limiti del pianeta. Non esiste uno scenario scientifico a sostegno della tesi politica o popolare secondo cui possiamo sostituire il nostro intero stock di auto o, peggio, per cui tutti sul pianeta potrebbero avere un veicolo elettrico efficiente senza il collasso climatico.
  2. L’effetto rimbalzo mostra come, sebbene negli ultimi decenni siano stati molto apprezzati i miglioramenti nell’efficienza dei materiali e dell’energia, il semplice aumento dei volumi di consumo abbia annullato i guadagni di efficienza. Le nostre auto, televisori, frigoriferi, ecc. sono diventati molto più efficienti rispetto agli anni ’70, ma ora abbiamo auto, televisori, frigoriferi sempre più grandi.
  3. L’efficienza si concentra sui sintomi, non sulle cause del problema della sostenibilità. Le crisi relative al cambiamento climatico, alla scarsità di risorse e alla perdita di biodiversità sono provocate dall’uomo, attraverso un’economia globale che misura lo sviluppo con l’indice del PIL e che confonde il benessere umano con il materialismo. Fondamentalmente, dobbiamo affrontare la sovrapproduzione, il consumo eccessivo e la sovrappopolazione, che già viviamo.
  4. L’efficienza è principalmente un approccio basato sulla tecnologia. Non solo le promesse di tecnologia sostenibile sono risultate fallimentari negli ultimi decenni (vedi macchine per la cattura del carbonio, la geoingegneria e i veicoli elettrici, ad esempio), ma hanno ulteriormente radicato le tensioni sociali. L’ossessiva attenzione agli investimenti nell’efficienza tecnologica non solo allarga il divario tra poveri e ricchi – che possiedono i brevetti o stanno investendo in queste tecnologie –, ma perpetua ulteriormente il paradigma della crescita economica e continua a gonfiare l’economia globale.
  5. Approcci come il “disaccoppiamento” tra produzione e uso delle risorse, si basano sul mito dell’efficienza. Ricordiamo che non esiste un solo Paese al mondo che sia riuscito a disaccoppiare la crescita economica dagli impatti ambientali a livelli sostenibili. Nemmeno i paesi scandinavi che appaiono in cima a ogni indice di progresso – ma con impronte pro capite che avrebbero bisogno di più pianeti. Il disaccoppiamento, in particolare il disaccoppiamento relativo, non è una strategia; finora negli ultimi decenni è solo un termine di moda.

La tecnologia è importante, soprattutto in un’emergenza climatica. Ma la religiosità della nostra società al riguardo, la fede in essa, la sta rendendo un problema.

Mentre continuiamo a nutrire la nostra fiducia nei padri hi-tech della tecnologia, stiamo ancora spendendo più del nostro budget limitato di carbonio per catturare meno carbonio dall’atmosfera rispetto a quello che stiamo pompando, progettando grandi schemi di geoingegneria per cambiare il clima, mutando le nostre definizioni di cosa è sostenibile (vedi la nuova tassonomia europea, ndr, Chiediamo una tassonomia per la giustizia climatica – FOCSIV) e includendo il gas fossile nella tassonomia delle energie rinnovabili, spingendo le persone già povere in pozzi minerari pericolosi nella Repubblica Democratica del Congo per andare a raccogliere i metalli dalle terre rare (The Dark Side of Congo’s Cobalt Rush | The New Yorker), per farci diventare più grandi e creare auto più efficienti … allo stesso tempo dissacrando interi ecosistemi, scavando buche minerarie come se la terra fosse un formaggio svizzero, e continuando a massimizzare le nostre carte di credito per l’acquisto di gas serra.

Il mito, o forse la maledizione, della tecnologia (efficienza)!

Quindi, rimane la domanda – mentre l’emergenza climatica e la crisi della biodiversità ci guardano in faccia – di quando ci convinceremo (i nostri politici eletti, le imprese e le nostre comunità) ad agire su riduzioni assolute del flusso energetico e dell’uso dei materiali. La sufficienza riformula la domanda in una molto semplice e fondamentale: quanto è abbastanza? (e non quanto possiamo farla franca).

Tags: #laudatosì #sostenibilità #tecnologia
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