Land grabbing :lo “stato della terra” in Europa
Segnali di allarme dal Transnational Institute per l’agricoltura in Europa. I futuri agricoltori europei e l’agricoltura su piccola scala rischia di scomparire per l’ingente accaparramento delle terre delle multinazionali.
Quando si parla di accaparramento di terre a livello globale, di accordi commerciali in cui enormi quantità di terreno vengono vendute e degli interessi che animano i grandi investitori, l’Europa appare come un modello da seguire, con mercati fondiari ben regolati, una solida gestione del territorio e investimenti sicuri; per quanto riguarda il suo ruolo nell’accaparramento di terre a livello globale, ciò avviene con investitori europei che sfruttano i terreni nel Sud del mondo. Ma è veramente tutto oro quello che luccica? Il nuovo rapporto del Transnational Institute “Land grabbing and land concentration in Europe” trova che anche all’interno del nostro continente molte sono le pratiche legate all’accaparramento e alla concentrazione di terre, pratiche che potrebbero danneggiare l’entrata nel mercato di piccoli agricoltori ed espellere dalla scena quelli già presenti.
La distribuzione geografica dell’accaparramento di terre non è uniforme: la maggior parte dei casi di questa pratica sembrano essere concentrati nell’est europeo, in particolare in Polonia, Ungheria, Bulgaria e Romania, dati anche i costi esigui. Questo fenomeno si manifesta attraverso determinate caratteristiche: l’istituzione di grandi proprietà agricole con capitali provenienti da tutto il mondo, l’emergenza di una nuova classe di attivi composta da banche, fondi pensioni e altri attori finanziari come i cosiddetti “broker della terra” intermediari tra privati e grandi aziende, così come la mancanza di trasparenza in molti accordi sulla cessione delle terre. Grandi multinazionali italiane da sole detengono in Europa 12,098,890 ettari di area agricola utilizzata (fonte Eurostat 2013).
Le conseguenze sono preoccupanti: con la scomparsa / marginalizzazione dell’agricoltura su piccola scala in Europa e con le elevate barriere all’ingresso per gli aspiranti giovani agricoltori, i molteplici vantaggi di questo tipo di sistema di coltivazione e di stile di vita andranno persi; ci saranno effetti concreti sulla sicurezza alimentare, sulla conservazione della biodiversità, sul mercato del lavoro e sul benessere dei cittadini. Inoltre la Politica Comune sull’agricoltura dell’UE e il suo sistema di sussidi/pagamenti diretti non arresta questo flusso di conseguenze negative ma anzi continua a favorire la concentrazione della terra nelle mani delle poche e più grandi multinazionali.
Il rapporto suggerisce una serie di raccomandazioni da seguire, ispirate alle linee guida della FAO sui regimi fondiari, quali:
- Sviluppare un Osservatorio Europeo per la Terra che monitori le offerte e gli investimenti di larga scala sulla terra.
- Consentire agli Stati membri di disciplinare meglio il loro mercato sui terreni secondo obiettivi di politica pubblica di restrizioni giustificabili del principio di libera circolazione dei capitali
- Utilizzare i sistemi più avanzati disponibili nell’ambito della Politica Agricola Comune dell’Unione europea (PAC) per ‘decentrare’ le terre
- Spingere le istituzioni dell’Unione europea ad agire per risolvere le problematiche legate alla terra in Europa.
FOCSIV è sempre promotrice di azioni a salvaguardia dei diritti umani e dell’ambiente, e approva le raccomandazioni del Transnational Institute, per cui è necessario un cambiamento dall’attuale modello basato sulle dinamiche di mercato ad uno che si fondi invece sui diritti umani per quanto riguarda la gestione della terra e delle risorse naturali correlate. Questo è infatti l’unico modo per mettere in atto in Europa un sistema di politica fondiaria democratico, sostenibile e intelligente.
Per approfondire il Rapporto, consultare il seguente link .