L’ARTE DI COMUNICARE

Nicol Gastaldello, volontaria in Servizio civile FOCSIV a Parnaiba, Piauì, Brasile.
I giovani della comunità di Ilha Grande (Piauí – Nordest del Brasile) non hanno numerose possibilità per esprimersi. L’offerta di servizi a loro rivolta è scarsa e spesso si lasciano trascinare dall’uso di alcol e droghe. Il sentimento che a volte emerge è quello di rivalsa, di voler migliorare il proprio status sociale, di cercare qualcosa fuori, perché lontano da qui la vita sembra migliore.
Ed è quando questi sentimenti prevalgono che si diventa facili vittime di chi pretende regalare favole. Offrire successo facile, riconoscimento sociale, denaro, sono queste le esche usate dai trafficanti di esseri umani. È il traffico umano infatti il tema della “Campagna della fraternità” dell’anno 2014. Secondo i dati divulgati dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIT) nel giugno 2012 si stima che nel mondo sono almeno 20,9 milioni le persone vittima di lavoro forzato. Di questi circa il 78% è indirizzato ad attività analoghe alla schiavitù e 22% al traffico che coinvolge lo sfruttamento sessuale. Il 55% delle vittime sono donne e il 45% uomini; il 74% sono adulti e il 26% bambini. È da tenere presente che questi dati non includono il traffico di bambini per la vendita di organi o l’adozione forzata.
Secondo i dati pubblicati nel Cauntry Narratives – 2012 Traffiking in persons report, i principali stati del Brasile in cui i soggetti vengono agganciati con promesse di lavori ben retribuiti sono il Maranhão, il Piauí e Tocantins. Le vittime vengono trasferite all’interno del Paese o all’estero. I principali stati ricettori di vittime brasiliane sono, nel Brasile, il Mato Grosso, São Paulo, Goias, Pará; all’estero la Spagna, Italia, Portogallo, Regno Unito, Olanda, Francia, Germania gli Stati Uniti e il Giappone. Nel nordest del Brasile inoltre resta forte e in crescita lo sfruttamento sessuale di minori per il cosiddetto turismo sessuale.
Nella foto la fase teorica e di brain storming che ha preceduto la pratica (sulla destra il docente). Su queste basi si è deciso partecipare alla campagna di sensibilizzazione che è stata effettuata nel 2014 nelle scuole dell’isola, permettendo ai giovani di esprimere un messaggio sul tema del traffico umano. Una decina di ragazzi di età compresa tra i 15 e i 18 anni è stata coinvolta nella realizzazione di un murales.
Contrariamente a quanto si possa pensare non è necessario essere esperti disegnatori o appassionati pittori per poter esprimersi attraverso l’arte del murales. Tra gli obiettivi del progetto infatti c’era proprio quello di trasmettere il messaggio che l’arte è un mezzo di comunicazione potente, alla portata di tutti, non di pochi eletti. Questo non significa che non sia necessaria una formazione, anzi. La formazione aiuta per ampliare lo spettro di possibilità di espressione. Da qui il ruolo del docente di arte, che, a seguito di lezioni teoriche sul traffico umano, ha aiutato i ragazzi nel decifrare in immagini concrete i concetti. Il murales è stato quindi un mezzo utilizzato dai ragazzi e dalle ragazze per comunicare uno stato d’animo, una sensazione, un concetto. Bozza cartacea delle rappresentazioni che verranno poi trasferite sul muro.
“Libertà” e “sogno” sono le rappresentazioni mentali che sono emerse dall’analisi del tema del traffico umano e che i nostri artisti hanno tradotto in colori. Il concetto di libertà rimanda alla dimensione del traffico di esseri umani (in particolare di donne) per lo sfruttamento sessuale. In particolare i giovani hanno voluto enfatizzare come una donna venga privata dei propri diritti, incatenata a una realtà che non le appartiene, inaspettata, che annulla la sua possibilità di esprimersi, di realizzarsi, di vivere. Il sogno invece richiama alla dimensione del traffico di bambini e bambine. Essi vengono strappati dal loro sogno/diritto di giocare e vivere la loro infanzia, per essere venduti per adozioni illegali, per essere sfruttati sessualmente o ancora per il traffico di organi. Il sogno viene totalmente infranto.
“Atitude Joven”, questo il nome del gruppo, si è dichiarato soddisfatto del percorso fatto. Il progetto, infatti, ha avuto molto successo e la maggior parte dei partecipanti ha espresso il desiderio di poter lavorare ancora con queste modalità, magari su altre tematiche. Significativo è il commento di uno dei ragazzi: «È bom poder falar sobre isso, porque a gente não tem muita oportunidade para um confronto». È stato molto stimolante per i giovani di Ilha Grande avere l’opportunità di esprimersi e poter lasciare un segno tangibile dei loro pensieri nella loro città.