Un respiro corto, un’emozione lunga

Sono arrivata a Puno il 25 luglio, insieme alle mie due compagne, Olga e Gaia, dopo più di 20 ore di volo e due scali. Arrivare a Puno è stato, letteralmente, un respiro corto, ma un’emozione lunga. A oltre 3.800 metri d’altitudine, anche una semplice passeggiata può sembrare una piccola scalata, e il fiato si fa più sottile. Ma tra il cielo vicinissimo e le montagne che abbracciano il lago Titicaca, ho imparato presto che qui si respira in un altro modo: più lentamente, ma anche più profondamente.
I primi giorni sono stati di assestamento. Qui in Perù era festa nazionale per l’indipendenza e l’ufficio era chiuso. Così, per iniziare a conoscere meglio il territorio e le sue radici, abbiamo visitato alcune delle isole più emblematiche del lago Titicaca: Uros, Amantaní e Taquile. Ogni isola ha un’identità forte e distinta. Alle Uros, galleggianti e interamente costruite con la totora (una pianta acquatica), ho visto come tradizione e ingegno si intrecciano nella vita quotidiana. Amantaní ci ha accolte con i suoi silenzi, le camminate in salita e l’ospitalità delle famiglie che ci hanno aperto le porte delle loro case. A Taquile, invece, mi ha colpito la bellezza sobria dei paesaggi e l’equilibrio con cui la comunità gestisce il turismo, mantenendo vivi i propri valori e la propria autonomia. Sono stati giorni preziosi per iniziare a comprendere la profondità culturale di questo luogo e il legame fortissimo tra le persone e il loro ambiente.
Il nostro primo giorno ufficiale a IDECA è stato il 1° agosto, una data tutt’altro che casuale: in Perù è il Día de la Pachamama, la Giornata della Madre Ter ra. Abbiamo conosciuto i nostri colleghi proprio durante questa ricorrenza così sentita, e, invece di iniziare la giornata in ufficio, come ci si potrebbe aspettare, abbiamo preso parte a un rituale tradizionale dedicato alla Pachamama. È stato un momento profondamente simbolico, in cui si offre alla terra ciò che si ha – cibo, foglie di coca, pensieri, gratitudine – con il desiderio di ricevere protezione e abbondanza. Per me è stato un modo speciale e molto umano di entrare in questo nuovo mondo. Il team di IDECA si è mostrato fin da subito accogliente, aperto e caloroso. Ci hanno fatto sentire parte del gruppo, mettendoci a nostro agio anche nei piccoli gesti, con pazienza e curiosità. Non potevamo immaginare un inizio più significativo.
IDECA, partner locale del progetto, è un’organizzazione composta da professionisti e attivisti impegnati nella promozione della riflessione critica, dell’interculturalità e della decolonizzazione del pensiero, valorizzando le culture andine e mettendo in discussione i modelli imposti dalla visione occidentale dominante. IDECA lavora con e per le comunità originarie, portando avanti progetti legati alla decolonizzazione, all’agroecologia, all’equità di genere e al Buen Vivir, sempre attraverso un dialogo interculturale autentico. Quello che mi colpisce ogni giorno è la cura con cui si ascoltano i territori, si rispettano i tempi delle persone e si costruiscono relazioni basate sulla fiducia e sul rispetto reciproco. È un approccio che invita non solo a osservare, ma a mettersi davvero in discussione.
IDECA è suddivisa in tre équipe, ognuna delle quali lavora su tematiche specifiche ma profondamente interconnesse. Olga, l’altra volontaria e compagna di avventure, fa parte dell’équipe POMA (Pueblos Originarios y Medio Ambiente), che si occupa di rafforzare le capacità delle comunità andine, con un approccio interculturale e decoloniale, attraverso la ricerca, la formazione e l’organizzazione di attività sui temi dell’identità, del consenso, della partecipazione e del rapporto con l’ambiente.
Io, invece, faccio parte del Programma di Culturas Andinas y Género, che promuove spazi di dialogo interculturale e interreligioso, lavorando in particolare sul ruolo delle donne andine, sul loro protagonismo politico e spirituale e sulla decolonizzazione delle mentalità. Questo programma organizza corsi di formazione, incontri pubblici, seminari e attività rivolte alla promozione della leadership femminile e giovanile.
Infine, Gaia, l’altra mia compagna di avventure, fa servizio nell’équipe dedicata alla comunicazione e diffusione: un ambito fondamentale per far conoscere le attività di IDECA e sensibilizzare sulle tematiche identitarie, ambientali e culturali dei popoli originari. Qui si producono contenuti multimediali, si scrivono articoli, si gestiscono i social e si costruiscono ponti tra le comunità e il pubblico più ampio. Ogni équipe ha un suo ritmo e un suo focus, ma tutte contribuiscono a un obiettivo comune: promuovere il Buen Vivir e valorizzare le culture andine attraverso il rispetto, il dialogo e l’azione concreta.
Questo è solo il primo mese della nostra esperienza, un periodo che è stato soprattutto di assestamento, scoperta e primi passi in un contesto nuovo e complesso. Abbiamo iniziato a orientarci tra progetti, persone, paesaggi e parole che ancora stiamo imparando a conoscere davvero. È stato un mese intenso, ricco di stimoli e incontri significativi. Non vedo l’ora di scoprire cosa ci riserveranno i prossimi dieci mesi, per me e per le mie compagne, in questo cammino che si sta già rivelando trasformativo sotto molti punti di vista.
Francesca Chessa, Casco Bianco a Puno, Perù con AUCI.